Scegliere una professione non è compito semplice, tante sono le valutazioni da fare e situazioni da tener presenti. Ma cosa spinge a perseguire un proprio obiettivo? Volevo fare la mignotta è il titolo dell’ultimo spettacolo tratto dalla penna e dalla creatività di Francesca Nunzi e la collaborazione di Berardino Iacovone, portato sul palco dello Skenè RistoTeatro di Roma dal 14 al 17 febbraio scorso.
Uno spettacolo al cospetto di quanto si possa immaginare all’insegna del divertimento e dell’ironia intelligente e non volgare, che non tralascia spunti di riflessione con un sottotesto volto a cogliere sfumature del mondo attuale. “Donne” del passato e del presente che ripercorrono le origini di un mestiere che passa attraverso una trasformazione culturale e linguistica mettendo in contrasto il binomio termine-aspettative, tra una versione antica e poetica con quella “ripulita” di escort.
La versatilità dell’attrice oltre a districarsi tra il cantato e il recitato, è messa in evidenza dalla capacità di reggere la scena per l’intero spettacolo con il solo supporto musicale dal vivo con l’accompagnamento al piano del M° Jacopo Fiastri, il quale ha contribuito a introdurre cambi scene e atmosfere specifiche dei personaggi. Un susseguirsi rapido di situazioni, di donne e di dialetti tutte interpretate dalla stessa Nunzi, in una evoluzione continua di trasformazioni dentro e fuori la scena, tra parrucche e cavallo a dondolo, passando da Eva, a Elena di Troia, ad una Beatrice che tanto gentile e tanto onesta “pare”, solo per citarne alcune.
Se apparentemente può sembrare uno spettacolo dai toni forti e offensivi nei riguardi delle donne, Francesca Nunzi ci spiega quali sono i motivi che l’hanno portata a scrivere un testo simile mantenendo la stessa simpatia e semplicità che la contraddistingue sulla scena.
Francesca questo è uno spettacolo in cui si ride tantissimo con una tematica di fondo particolare, una donna ha tutto, è diventata una Star ma la sua ambizione è di fare la mignotta, perchè?
Molte lo fanno perché vogliono diventare famose, celebri o per raggiungere uno scopo, io invece mi sono immaginata la situazione inversa rispetto a quello che accade nelle nostra società. Mi divertiva l’idea di mettere il concetto al contrario, di una famosa che ha tutto e che invece vuole tornare a fare semplicemente la mignotta.
Nonostante dal titolo possa essere frainteso, è uno spettacolo divertente e non offensivo nei confronti delle donne e questo è messo in evidenza nella parte iniziale in cui fai emergere la fatica di essere donna.
Riporto le difficoltà quotidiane che caratterizzano la giornata delle donne, spezzando una lancia a favore di quelle donne che lavorano e faticano dalla mattina alla sera e che devono districarsi nelle varie situazioni sottolineando appunto con ironia il pensiero di alcune con l’esclamazione «ma non era meglio se facevo la mignotta ?! ». Senza con questo offendere e giudicare chi fa delle scelte.
Tra le varie “donne” che interpreti, quale ti diverte di più ?
Mi diverte tantissimo interpretare Eva come monologo e nel modo in cui mette in ridicolo l’uomo e in questo caso Adamo, anche se ho scoperto che al pubblico piace molto Beatrice.
Nella parte conclusiva reciti e canti un testo in cui è riportato il concetto di fare la mignotta come senso di libertà.
Si è la lettera finale che io chiamo di dimissioni della star che vuole tornare ad essere mignotta. In realtà è una fuga per chi sceglie di farlo come mestiere e che incontra varie difficoltà come quello di non essere accettata e di non essere ben vista dall’umanità. Ho cercato il lato positivo di essere mignotta riferendomi a quelle di una volta che lo facevano con la convinzione e per il gusto di farlo.
Infatti all’interno dello spettacolo metti in risalto la differenza tra la “ mignotta de core” e la “mignotta de testa”.
Si secondo me c’è un abisso perché si mette in evidenza il passato con il presente, tra chi lo sceglie nella convinzione delle sue idee e chi lo utilizza come metodo e in maniera calcolata per raggiungere determinati obiettivi.
Da come emerge e da giusta regola, per fare una professione bisogna avere talento, ti sei diplomata al Laboratorio di esercitazioni sceniche di Gigi Proietti, ma se non avessi intrapreso la carriera di attrice quale sarebbe stata la tua ambizione?
Io ho sempre avuto la passione per il teatro, volevo farlo e lo faccio, sempre con umiltà, le difficoltà ci sono ma se hai talento si va avanti.
Per il momento sono finite le repliche di questo spettacolo, quando ti rivedremo in scena?
La prossima stagione lo riprenderò al teatro dei Satiri, mentre ad aprile sarò in scena sempre al teatro dei Satiri con uno spettacolo mio e di Cinzia Berni intitolato “Signorine in trans”.
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