Se il pubblico ha atteso 25 anni questo film, i nostri fedelissimi de La Nouvelle Vague non si preoccuperanno se questa recensione viene scritta il giorno dopo l’uscita del film in sala.

Si perché il film di firmato da Terry Gilliam, già Monty Phyton per intenderci, come si sa ha avuto una lunghissima e travagliata gestazione. Leggendo un po’ le recensioni dei critici “seri”, pare che, da noto detto, “la montagna abbia partorito un topolino”.

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A noi non è parso così. La storia è piacevole, si certo visionaria e sarcastica, ma amara ad un tempo, forse un filo noiosa in alcune sequenze. Ma punta il dito su quanti danni può dare l’illusorietà, quante speranze e desideri possono essere falsamente alimentati da un complimento fine a sé stesso.

L’uomo che uccise Don Chisciotte

L’uomo che uccise don Chisciotte” è il titolo del mini film che uno studente americano gira nella terra del protagonista mito di Cervantes, come tesi di laurea. Per realizzare questo film il ragazzo troverà per caso in un piccolo paesino arroccato sulla Sierra, un personaggio  strano, un calzolaio che lui vede perfetto nei panni di Don Chisciotte. E troverà anche Dulcinea, una ragazzina figlia del barista del paese.

Per Dulcinea prevederà un futuro radioso del cinema, mentre lavorerà anche fin troppo bene per trasformare il calzolaio in Don Chisciotte.

Anni dopo l’ex studente, diventato oramai regista affermato visto da tutti come un genio, si troverà sulle stesse terre a realizzare uno spot pubblicitario ma le sue idee e i suoi colpi di genio scarseggiano.

Durante una cena con la produzione qualcuno gli passa un dvd “L’uomo che uccise don Chisciotte” senza sapere che è stata la sua opera prima, per stimolarlo a farsi venire qualche idea.

Il regista correrà alla ricerca del suo protagonista e della sua Dulcinea, ma si ritroverà a dover fare i conti con i danni che lui stesso a provocato su queste due tranquille persone, ognuna delle quali lo trascinerà in situazioni visionarie.

Protagonisti del film sono Adam Driver (il regista) che, Star Wars a parte, è diventato un po’ l’attore preferito da grandi registi quali Scorsese (Silence),  il nostro Saverio Costanzo che lo diresse nello struggente e drammatico “Hungry Hearts”, per la cui interpretazione fu premiato con la Coppa Volpi a Venezia, Spike Lee che lo chiama per il suo ultimo “Blackkklansman” (nelle sale da ieri anche questo).

Jonathan Pryce, troppo giovane per la parte venticinque anni fa,  ora incarna quella figura di Don Chisciotte che è nell’immaginario collettivo.

Joana Ribero, la ragazzina spagnola che, a causa delle lusinghe illusorie, proverà la carriera attoriale, ritrovandosi a diventare una scalta entreneuse.

E poi due figure a margine del film, Stellan Skarsgard, il cinico produttore, e Olga Kurylenko nelle belle vesti della sua fedigrafa (con il regista) moglie.

 

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