Dal racconto di Giorgio Manacorda, al Teatro Tordinona di Roma fino al 23 febbraio 2014, è in scena Pasolini a Villa Ada.
Abilmente interpretato da Ivan Festa, l’intera esposizione verte su un monologo recitato come un susseguirsi di racconti ad opera dell’unico attore il quale narra la relazione di amicizia con Pier Paolo Pasolini.
Il risultato ottenuto è il profilo inedito del noto scrittore, giornalista, regista. Un ritratto del tutto lontano dalle solite descrizioni che concernono la politica o le opinioni sulla società consumistica che pian piano si è andata affermando nel dopoguerra. Stavolta ad emergere è un Pasolini visto come un uomo che vive e ragiona da poeta, un uomo raccontato dal punto di vista di un amico che lo ha vissuto e conosciuto come pochi.
L’intimità della sala del teatro Tordinona ha intensificato la percezione di questa visione intima e privata del rapporto tra Manacorda e Pasolini. Una panchina e delle foglie secche sparse sul pavimento del palcoscenico rappresentano gli unici oggetti scenografici, l’unico frame di riferimento per gli spettatori. A dare dinamicità e favorire l’attenzione sui racconti è il gioco di luci che illuminano prima uno, poi un altro punto dell’ambientazione teatrale, e che scandiscono il ritmo delle scene, tutto il resto è ascolto e immaginazione.
Ivan Festa considera questa interpretazione come la sua nuova esigenza drammaturgica., un’imprevedibile partitura che una figura senza età percorre mutando il “territorio” linguistico in atto da rappresentare. Una composizione scandita da piccoli passi, rumori, parole e immagini: dal rincorrersi degli eventi tra ostacoli e scarti del tempo. Un’altra occasione per creare e possedere più mondi di quanti io ne possa perdere.
Stavolta si tratta di uno spettacolo teatrale in cui il vero protagonista non appare, di lui si ha il ricordo, di lui si esalta l’animo, di lui si dice solo ciò che egli ha voluto mostrare alle persone di cui si circondava. Oggi, lo conosciamo meglio anche noi.