Arriva a Roma Terapia di Gruppo lo spettacolo con il quale Chiara Becchimanzi, attrice, autrice, regista, conduttrice radiofonica e comediènne è in tour questa estate. Tantissime le tappe e non poteva mancare di certo la sua Roma. Il 27 luglio ai Giardini del Brancaccio. L’abbiamo intervistata.
Di cosa parla Terapia Di Gruppo?
E chi lo sa! Dipende dal pubblico. “Terapia di Gruppo” è un catalizzatore di empatia comica: parto dal mio vissuto, dalle mie reazioni alla realtà contingente, dalle mie resistenze alle incongruenze di ciò che mi circonda e da ciò che di volta in volta mi indigna, mi diverte o mi lascia basita, per esplorare il mondo del pubblico, far emergere le sue idiosincrasie e poi mostrargliele riflesse in uno specchio, fedele o deformante che sia – proprio come accade in una terapia, in effetti!
Ho un bacino di pezzi molto vasto a cui attingere (rimpolpato vertiginosamente dal periodo della pandemia), nei quali rovino letteratura, arte, politica, religione, sesso, relazioni, attivismo e chi più ne ha più ne metta, ma non decido mai troppo rigidamente quale scaletta proporre: mi lascio trasportare dal flusso e dal sentire del pubblico, per creare insieme alla platea uno spettacolo che non è mai stato prima come in quel momento… e mai lo sarà più. Se poi il risultato mi piace, verso pure la SIAE al pubblico!
Stand Up Comedienne, conduttrice radiofonica, attrice, scrittrice. Abbiamo dimenticato qualcosa? In quale ruolo si sente più a suo agio?
In effetti avete dimenticato regista teatrale, insegnante e operatrice culturale, ma non è grave. In quanto all’insegnamento, insegno solo teatro, che notoriamente non è una materia vera, e per quanto riguarda l’operatrice culturale…beh, ma che mestiere è, andiamo. Nel nostro paese, fare cultura da operatrice culturale è come fare politica da sinistra: una vita di frustrazioni. La regia teatrale invece è una delle mie più grandi passioni, e corro da lei ogni volta che posso. Ma per tornare a bomba, la cosa che mi fa sentire più a mio agio è fuggire la necessità di avere un ruolo.
Posso essere tutto, se voglio…è tracotanza pura, lo so, ma per natura non riesco a rinunciare quasi a nulla – sono curiosa di qualsiasi cosa! La mia dimensione d’elezione è comunque il palcoscenico: se poi sto blaterando cose scritte da me, allora entro nello stato di grazia!
A ciascuna il suo è il suo primo libro. Di cosa parla?
E’ un romanzo erotico-comico, un libro illustrato, un affresco generazionale…un folle gioco di ruolo, che, come tutti i giochi, potrebbe celare più di qualche verità! “A ciascuna il suo” è come la punta di un iceberg, oppure una clitoride – sottintende una lettura stratificata, per così dire. Cominciamo dagli strati più limpidi: a ciascuna il suo…uomo, il suo sesso perfetto, il suo pene ideale (a trovarlo), il suo orgasmo quotidiano, magari non autoindotto (ad avercelo!). Andiamo più a fondo: a ciascuna il suo spazio, la sua solitudine, il suo diritto di non avere una relazione o di averne tante e tutte diverse, il suo grido di libertà e di sete sessuale, il suo modo di provare piacere e di chiederlo. A ciascuna il suo riconoscimento identitario nel mondo, a ciascuna il suo percorso, la sua storia, la sua possibilità di fallire e ricominciare.
Ancora più a fondo: ecco una parafrasi del romanzo di Sciascia, declinata però secondo le norme delle pari opportunità – A ciascuna il suo, perché la desinenza non è indifferente, e la parità si definisce anche a partire dal linguaggio. Nel romanzo di Sciascia i tradimenti, gli amori, gli ammazzamenti, sono tutti giustificati dalla ricerca dell’amore. Anche le protagoniste del mio romanzo sono all’eterna ricerca, come tutta la mia generazione. Ma se la ricerca dell’anima gemella fosse essa stessa l’anima gemella?
Il 27 luglio in scena ai Giardini del Brancaccio. Nome di un palco prestigioso. Quanta emozione?
Ma no, perché emozione? Tornare in scena a Roma dopo quasi un anno, su cotanto palco…ho l’ansia da aprile, considerate! Una delle poche comedian donne. Come reagisce il pubblico quando a parlare di argomenti “vietati ai minori” è una donna? Secondo me uno dei problemi principali è proprio che certi argomenti siano “vietati ai minori”.
Un ampio passaggio dello spettacolo è dedicato alla necessità di educare le giovani generazioni non tanto al sesso, quanto al piacere! E per giovani intendo scuole medie. Dove ho insegnato. Ma non vi spiego tutto, sennò poi spoilero. Per tornare alla domanda…io tratto argomenti sensibili (sesso, piacere, autodeterminazione femminile e maschile) da tanti anni (risale al 2014 la mia parodia di “50 sfumature di grigio”, ad esempio: è un cavallo di battaglia che spesso faccio come bis, e che nasce come pezzo del mio primo monologo teatrale, “Principesse e Sfumature”): mai mi è capitato, in teatro, di trovare “resistenze” nel pubblico rispetto al fatto che fossi una donna. Certo, qualche uomo si è lamentato degli “attacchi”, ma sempre con garbo e in maniera costruttiva (rimase storico quell’urologo che mi suggerì strumenti per parlare dell’impotenza maschile dovuta all’intraprendenza femminile).
Dove ci sono maggiori resistenze?
In primis sul web, sfogatoio degli odiatori, che si sentono in diritto di scrivere qualsiasi cosa (una donna non può dire parolacce; basta con tutte queste donne che parlano di sesso, ma sapete parlare solo di sesso, come sei vestita, etc etc); in secundis, nelle serate collettive di stand up comedy, dove spesso ci sono pochissime donne, se non una sola. E quando sale la donna in questione, inevitabilmente l’atmosfera in sala cambia un po’ – è come se percepissi una rigidità, un’attitudine più severa al giudizio fisico, relativo al look, etc. Gli argomenti trattati da una donna vengono spesso sottoposti a una disamina più impietosa: se un uomo parla di masturbazione per mezzo pezzo, la cosa passa inosservata. Se una donna fa una battuta sulla fellatio in un pezzo da 20 minuti, non è raro che si dia attenzione solo a quella battuta. Per fortuna aumentano le comiche, e sono tutte brave, e parlano di tutto: piano piano, come dicevo, le cose stanno cambiando.
Io ho utilizzato l’argomento sessuale come urgenza dei miei primi pezzi, proprio perché rivendicavo il diritto a parlarne; ma in fin dei conti, il sesso fa parte della vita, e non inserirlo tra gli argomenti di uno spettacolo comico o satirico vorrebbe dire ignorare una parte dell’esistenza. Una parte importante!
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