Negli scorsi giorni mi sono fatta coraggio e sono andata a visitare dopo più di un decennio la Risiera di San Sabba a Trieste. Il luogo, oltre a lasciarmi angosciata come la prima volta mi ha portato a una considerazione.
Una riflessione che non necessita di una collocazione politica definita e che scaturisce dalla presenza, nella Sala delle Commemorazioni, di una mostra che si concluderà nei prossimi giorni dal titolo “La razza nemica”.
“La razza nemica”
La mostra, tramite una quindicina di pannelli racconta la propaganda antisemita nazista e fascista attraverso diversi canali.
L’esposizione si snoda a partire dalla descrizione sintetica della propaganda nei due stati.
A partire da quella trasmessa sullo schermo (L’ebreo errante), tramite pubblicazioni (il quindicinale ‘La difesa della razza’), le caricature e la stampa antisemita.
Stimola la riflessione perché in tempi in cui la comunicazione è alla base di tutto, e ha un veicolo attraverso cui espandersi come i social, viene alla luce come un certo tipo di comunicazione e di racconto dell’avversario, o del nemico in quel caso, non sia poi molto diverso.
Stereotipi o interpretazioni distorte di persone o di fatti non sono un fenomeno raro e peculiare solo del periodo nazifascista ma un fenomeno a cui prestare attenzione anche ai nostri giorni.
In secondo luogo non è un caso che nell’ultimo periodo qui a Trieste, città di frontiera e da sempre multiculturale, ci siano state due esposizioni che ci hanno riportato a quel periodo con fatti, documenti, fotografie e non solo parole.
Per ricordarci di ciò che è stato e che si spera non si ripeta più
Dovrebbe poi far mettere in discussione il fatto che la prima esposizione “Razzismo in cattedra” svoltasi nell’Ottobre scorso scorso abbia acceso polemiche ancora prima di essere inaugurata, si dice a causa della locandina.
Breve storia di un luogo suggestivo
Giusto per spiegare in breve cosa sia la Risiera.
Costruita nel 1913 per la pilatura del riso, nel 1943 sotto il III Reich diventa campo di prigionia provvisorio per militari italiani.
Poco tempo dopo diventa l’unico campo di smistamento e di deportazione dell’Europa meridionale.
Nel 1965 la Risiera viene nominato Monumento Nazionale, quale unico lager nazista in Italia.