Un titolo, quello di questo articolo, che può sembrare alquanto strano per ciò che cercherò di raccontare con sole parole. Le fotografie legano da qualche anno la sottoscritta al Trieste Film Festival di Trieste, dato che collaboro con le fotografe (ufficiali e volontarie), dando testi ai loro racconti per immagini di questi giorni di rassegna.
Proprio guardando e lavorando sulle fotografie in questi giorni è scattata la voglia di condividere le emozioni e le riflessioni che scaturiscono a vivere un festival, di cinema in questo caso, a distanza e non, attraverso esse.
“Dobbiamo lottare”
La gioia: del ritorno in presenza. Anche se il Festival nelle varie sedi (Teatro Rossetti, Cinema Ambasciatori e Teatro Miela) si è concluso ieri, fino a fine mese si potrà godere dei film, anche di alcuni dei vincitori, online, grazie alla piattaforma Mymovies.
E’ incredibile notare già da un’immagine la gioia provata dalle registe e da registi, finalmente nelle condizioni di poter tornare a presentare le proprie creazioni in presenza del pubblico e in diverse occasioni.
“Dobbiamo lottare per tornare a vedere i film così, in sala!” ha detto un critico cinematografico salendo sul palco del Teatro Rossetti martedì per annunciare uno dei premi assegnati.
E la frase, ascoltata attraverso la diretta social della serata di premiazione, mi ha colpita e continua a risuonarmi in testa da qualche giorno con sempre più insistenza.
Lo sguardo delle donne
La gioia di vedere una buona quota di donne protagoniste, in diversi ruoli: registe, produttrici, scenografe, attrici. Capaci di raccontare il mondo con uno sguardo a 360 gradi.
La gioia di tornare a Trieste, o arrivarci per la prima volta, a seconda dei casi.
Facce conosciute che riconosci alla prima occhiata, che tornano e ricevono un Premio, il premio Audentia, per il coraggio.
Portando con sé un entusiasmo e la forza dello stare insieme che ti contagia anche attraverso uno schermo.
E, come sempre, sulle premiazioni la sottoscritta ha finito per commuoversi.
Il suo grido di battaglia in nome della solidarietà tra le donne contro la misoginia, l’omofobia e ogni forma tossica di patriarcato è locale e universale al tempo stesso. Guidando sapientemente la forza prorompente di un cast femminile multigenerazionale, le autrici ci consegnano un manifesto cinematografico pieno di rabbia e tenerezza, empatia e umorismo.
dalla motivazione dell’Audentia Award andato a Women Do Cry di Mina Mileva e Vesela Kazakova
Non solo film
Protagoniste che, nel vasto mondo del Festival che non si limita alle sole proiezioni ma consta di eventi diversi e adatti a tutte e tutti, ti mostrano, a completamento dei racconti cinematografici, territori sconosciuti fino a quel momento.
Attraverso le parole di un’autrice, Eleonora Sacco, e gli occhi e i passi in diretta di una guida del luogo attraverso la capitale georgiana Tblisi.
Proprio la Georgia è stata inoltre al centro del focus Wild Roses: Registe in Europa, rassegna nata nel corso della scorsa edizione.
L’incontro e gli incontri, come le proiezioni dei film, hanno visto una nutrita partecipazione. A ulteriore dimostrazione della necessità di cinema, di condivisione e di frequentare i luoghi della cultura; con tutti gli accorgimenti che la situazione attuale ancora implica