Il muro del canto è un gruppo genere folk rock nato a Roma nel 2010 che si ispira alla musica popolare romana cercando di attualizzarla, come sintetizzato dal logo adottato. Li abbiamo intervistati in occasione dell’uscita del nuovo album.
Benvenuti su La Nouvelle Vague! Come vi sentite all’uscita di questo nuovo album? Quali sono le vostre aspettative e sensazioni?
Grazie a voi per l’invito! Siamo davvero emozionati, ma anche molto concentrati: gli ultimi giorni li abbiamo dedicati alle prove generali dello spettacolo. Siamo carichi e soddisfatti, sia per il lavoro svolto che per le reazioni del pubblico finora. Le prime recensioni e i concerti che abbiamo già fatto ci danno molta fiducia. Insomma, è un buon inizio e speriamo che tutto continui al meglio. Incrociamo le dita e vediamo cosa succederà!
L’album arriva accompagnato da un mini tour di sette date, giusto?
Esatto! Partiremo da Roma, che è già sold out, e poi saremo a Pescara, Salerno, Torino, Milano, Bologna e Trento. Dopo vedremo cosa ci riserverà il futuro, ci piace lasciare spazio all’imprevisto!
Tra i brani spicca una cover speciale: Eppure Soffia di Pierangelo Bertoli. Perché avete scelto questo pezzo e cosa rappresenta per voi?
È stata una proposta mia e, sorprendentemente, il resto della band ha accettato subito. Di solito sono piuttosto selettivi, ma questa volta hanno detto sì al primo ascolto. Per me è una canzone con un legame affettivo molto forte: mio padre ascoltava Pierangelo Bertoli quando ero piccolo, quindi fa parte della mia storia.
L’abbiamo scelta anche per il suo messaggio attuale: parla sia di guerra che di ambiente, due temi purtroppo ancora estremamente rilevanti. È un pezzo che arriva diretto al cuore e rende omaggio a un artista che, secondo noi, merita di essere riscoperto.
Avete rituali o tradizioni particolari quando registrate in studio?
In studio, in realtà, no. Dal vivo, però, sì, abbiamo qualche piccolo rito scaramantico. Non posso svelarli tutti (sai com’è, sono superstizioso!), ma posso dirti che ci sono frasi o gesti che alcuni membri della band devono assolutamente fare. È un modo per sentirci più a nostro agio e affrontare tutto con una carica positiva. Non ci ha resi milionari, ma sicuramente ci aiuta a vivere meglio i momenti prima di salire sul palco!
Cosa sperate che questo nuovo album lasci nel cuore e nella mente di chi lo ascolta?
Forza, prima di tutto. Vogliamo trasmettere energia positiva, speranza e la sensazione di non essere soli nelle difficoltà. Ci piacerebbe che le nostre canzoni aiutassero chi le ascolta a trovare gioia e voglia di vivere.
Inoltre, speriamo che questo disco venga ricordato come un lavoro autentico, un richiamo a una “vecchia guardia” che crea musica vera, vissuta, non costruita a tavolino. Vorremmo ispirare una nuova generazione di artisti a scrivere brani che abbiano un messaggio profondo, capace di far crescere chi li ascolta.
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