“ Le cose che mi colpiscono di più sono quelle che non hanno vergogna a presentarsi come sono. Questo è quello che faccio con il mio lavoro, le opere che realizzo non si vergognano ad essere sfacciate”.
L’irriverenza è un attributo imprescindibile nella produzione artistica di Fidia Falaschetti, giovane creativo originario delle Marche che recentemente si è stabilito a Los Angeles, in quel sentimento di sfrontatezza, di mancanza di riguardo, genera la volontà di parlare al mondo attraverso un linguaggio di facile lettura, diretto, senza filtri, dove è possibile rintracciare un’analisi semplice ed elementare della realtà, laddove lo spettatore può cogliere il messaggio dell’artista senza alcun tipo di sovrastruttura.
Fidia Falaschetti crea il proprio linguaggio nelle esperienze di vita che hanno preceduto la sua scelta di abbandonare l’Italia, degli anni di insegnamento ha tenuto con sé la facoltà di trasmettere il suo personale vocabolario utilizzando un alfabeto accessibile universalmente e fruibile in modo immediato e istantaneo.
“ Ho cominciato ad occuparmi di arte dalla nascita, mio nonno e mio padre erano pittori ed io già a 18 anni ero un illustratore. Ho lavorato per grandi multinazionali italiane ma ero stanco di progettare con un fine esclusivamente commerciale. Ho lasciato questo percorso ed ho cominciato l’attività di insegnante. Dopo un viaggio in America ho capito che la sola strada che volessi percorrere riguardava unicamente l’arte, ho compreso che solo attraverso l’arte potevo dare forma al mio linguaggio, volevo comunicare ciò che custodivo dentro, era la mia necessità, un’urgenza che in prima istanza credo sia collettiva. Volevo utilizzare espressioni ludiche e accattivanti che parlassero dei problemi della società in tutte le sue sfumature”.
Il percorso di Falaschetti si nutre delle sue scelte personali, la sua ricerca prende avvio nella sperimentazione e nell’uso di materiali eterogenei che divengono veicolo di pensiero concettuale.
“Utilizzo sempre materiali di scarto, mi piace appropriarmi della materia vissuta: tavole da skate rotte, tendoni di camion, pallet su cui dipingo concepiscono un racconto corale che parla di situazioni incresciose, che fanno star male. Amo possedere la sfrontatezza di dar voce anche a chi non ha la possibilità di farsi ascoltare perché nella vita non ha avuto la fortuna di crescere in un ambiente in grado di produrre gli strumenti giusti per leggere la realtà.”
Gli anni dell’insegnamento sono stati fondamentali per lo sviluppo linguistico delle espressioni creative utilizzate da Falaschetti, tra i banchi di scuola l’artista ha compreso le possibilità di un’arte universalmente fruibile che non ha il bisogno di appellarsi a complesse sovrastrutture intellettuali che rendono troppo spesso l’opera contemporanea intellegibile e distante.
“ Ho insegnato per 5 anni ed è stato un periodo meraviglioso. Ho percepito la spontaneità di quei ragazzi, in quelle sensazioni ho trovato l’ispirazione per i miei lavori. Molte delle mie opere parlano dell’infanzia perché in quel lasso esistenziale è nascosto il segreto per poter trasformare le problematiche quotidiane in qualcosa di diverso che abbia un senso costruttivo ed edificante. Il mio scopo è modificare una sensazione brutta, sgradevole, in un pensiero positivo. La mia realtà parla di condivisione, è un lavoro non fine a se stesso ma che trova sulla sua strada tanti compagni di viaggio”.
La scelta di lasciare l’Italia ha rappresentato l’esigenza di investire sul proprio lavoro e sulle personali scelte artistiche, a Los Angeles Fidia ha trovato un ambiente stimolante, un universo dove poter arricchire il proprio linguaggio, una realtà parallelamente opposta al nostro paese dove poter realizzare i propri progetti.
“ In Italia vi è una grande paura di sperimentare, l’azzardo è mal tollerato, tutto rientra in ranghi ben delimitati. È stata una scelta sofferta trasferirmi a Los Angeles ma viaggiando all’estero mi sono reso conto che si respira un clima differente dedito alla ricerca e alla sperimentazione. La nostra realtà si fa forza sull’importante passato generato dalle avanguardie degli anni ’50 e ’60, la storia parla di una grande tradizione artistica ma che oggi non trova più un riscontro concreto,in questo momento l’Italia è un paese chiuso e lo si nota non solo in campo creativo ma anche nei diversi aspetti peculiari della nostra realtà.”
Fino al 21 dicembre i lavori di Fidia Falaschetti saranno visibili nella doppia personale intitolata Fuck Simile, un progetto a cura di Lorenzo Respi per la Medioarea Gallery di Terni.
In un dialogo sorprendente e parallelamente opposto le opere di Falaschetti e di Franko B. generano nuove visioni che ruotano attorno alla realtà dell’infanzia spesso oggetto di sopruso e violenza. Nell’opera a quattro mani realizzata per l’occasione i due artisti aprono un colloquio serrato dove è possibile intravedere le diverse matrici estetiche di una sensibilità poetica ed eterogenea.
Per approfondire la conoscenza dell’artista: http://www.fidiafalaschetti.com/