In scena per tre giorni, dal 5 al 7 aprile, al Teatro Sala Uno di Roma, “Un chiodo nel mio stivale”, è un monologo d’improvvisazione ispirato alla vita e alle opere del poeta e drammaturgo georgiano V.V. Majakovskij, nato da un’idea di Daniel Terranegra, diretto sul palco da Reza Keradman.

Nella suggestiva cornice della Sala Uno, tra giochi di luci e altalene, Terranegra attraversa la vita del poeta sovietico, le sue avventure, le sue passioni e la sua fede, in quello che a tutti gli effetti si afferma come uno studio sulle possibilità di riproporre concetti poetici e politici universali, che viaggiano sul filo rosso della rivoluzione tanto cara all’artista da mettere la sua arte al servizio di quella bolscevica utilizzando la poesia come propaganda, espressione immediata dei fermenti politici e sociali in atto attraverso quel capovolgimento dei valori sentimentali ed ideologici del passato.

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Conoscere l’opera di Majakovskij prima della visione dello spettacolo è utile ma non fondamentale per godere a pieno della rappresentazione sostenuta dalla palpitante interpretazione di Daniel Terranegra che affida alla sua profonda conoscenza degli scritti dell’artista un’improvvisazione che tiene lo spettatore con il fiato sospeso. Di certo, se non si conosce già l’opera di Majakovskij, si esce dalla sala con la necessità e l’urgenza di saperne di più e di interessarsi ai suoi lavori.

Terranegra recita i versi carichi di pathos del poeta con vibrante adesione. L’emozione in alcuni casi tradita dalla sua voce testimonia il trasporto e il coinvolgimento del giovane attore sedotto dalla forza e dalla chiarezza dei versi del poeta georgiano. Chi scrive crede fortemente nella necessità di esperimenti come “Un chiodo nel mio stivale” per rivitalizzare l’asfittico panorama teatrale italiano, anche off.

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