La Compagnia Torino Spettacoli prosegue il proprio percorso artistico nell’approfondita analisi della produzione letteraria e teatrale di Agatha Christie e – dopo il ventennale successo dell’allestimento di Trappola per topi e alcune novità più recenti, come Assassinio sul Nilo e La tela del ragno, offre al pubblico del Teatro Gioiello una tazza fumante di caffè.

Un caffè nero per Poirot (Black Coffee) è stata scritto dall’autrice britannica nel 1929 ed è il solo testo teatrale firmato dalla regina del giallo nel quale compare il flemmatico investigatore belga.

Nell’allestimento diretto da Girolamo Angione, seguendo il progetto artistico di Piero Nuti, i dialoghi scorrono (quasi sempre) a ritmo serrato, con con punte di arguzia degne di Oscar Wilde: la scenografia, infatti, riproduce – nei minimi e più curati dettagli – un maestoso interno in stile vittoriano; la sala si una villa della campagna inglese, dove, dopo cena, si radunano tutti i protagonisti della vicenda… vittima compresa!

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Sir Claud Amory (Giovanni Avalle) è un famoso scienziato che convoca Hercule Poirot nella sua dimora, perché ritiene che qualcuno dei suoi ospiti abbia rubato la formula segreta per la costruzione di una bomba molto potente. Come se non bastasse, poco prima dell’arrivo dell’investigatore e del fidato capitano Hastings (Giovanni Gibbin), lo scienziato muore dopo aver consumato una tazza di caffè nero…

Da quel momento tutti gli ospiti di villa Amory – soprattutto l’assassino – si considerano come topi in trappola e Poirot si ritroverà coinvolto in un dramma umano che trascende l’intricata soluzione del delitto.

A incarnare sulla scena il formidabile intuito dell’investigatore belga, Simone Moretto in un efficace prova d’attore che non distrae l’attenzione dello spettatore dagli altri interpreti: Elisabetta Gullì coglie sempre nel segno, interpretando ruoli come la petulante Caroline, sorella di Sir Claud; Elena Soffiato, che entra in scena con un conturbante abito rosso, esprime con appassionata convinzione il conflitto che lacera interiormente il misterioso personaggio di Lucia; Giuseppe Serra, nel ruolo di Richard, è un marito geloso e innamorato piuttosto credibile, ma lo sarebbe ancora di più, puntando su un’interpretazione decisamente “British-style”, che saprà sicuramente affinare durante le repliche dello spettacolo; Alberto Greco indossa con stile esemplare i panni dell’ambiguo dottor Carelli; infine, Elia Tedesco, anche in una commedia gialla, non abbandona il ruolo di dues-ex-machina, quale assistente imbranato del defunto, bensì stupisce per la sua abilità nel modificare il proprio mood interpretativo durante il coup de théâtre finale.

Un thriller sorprendente, soprattutto sul piano drammaturgico, con un primo atto dove la tensione sembra gradualmente allentarsi, per poi tornare ad adeguati livelli di suspence nella ripresa. L’operazione compiuta da Torino Spettacoli  è affascinante anche in termini di location: accogliendo una suggestione degli spettatori, lo spettacolo si trasferisce dal 20 al 25 novembre al Teatro Alfieri per poi ritornare al Gioiello, fino al 2 dicembre.

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