Ora ti dirò una cosa, solo una. Tu “albeggi”. Noi (tutti noi registi italiani) “tramontiamo”.

Con queste parole il regista Mario Soldani, il 26 novembre del 1948, termina una lettera indirizzata a Vittorio De Sica in occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche del capolavoro indiscusso del neorealismo: “Ladri di Biciclette”L’analisi di Mario Soldani è lucida e penetrante: il regista comprende da subito la genialità di De Sica, un nuovo immaginario si sta affermando, una nuova alba risplende per il cinema italiano.

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Tutti De Sica è un progetto espositivo che sin dal titolo dichiara agli spettatori la volontà divulgativa dell’evento. Ognuno di noi è coinvolto perché De Sica ha descritto il nostro paese con uno sguardo consapevole ed inedito, raccontando pregi e difetti degli Italiani.

Come racconta la figlia Emi, la carriera del giovane Vittorio comincia sul palcoscenico a soli 13 anni, nel teatro della parrocchia dove veste i panni di San Tarcisio, sin dall’epoca il talento del padre spicca sugli altri.

La svolta arriverà nel 1923, Vittorio era stato assunto dalla Banca d’Italia ed un suo amico gli annuncia che di lì a poco sarebbe entrato a far parte della compagnia teatrale Pavlova; Vittorio è titubante, sente che non può lasciare il posto in banca, ma l’amore per la recitazione è forte, spinto anche dal padre Umberto, suo grande sostenitore, lascia l’impiego e si arruola nella compagnia.
Il primo successo arriva con Mario Mattioli e la sua impresa di spettacoli Za Bum, De Sica diviene il protagonista della scena, il suo talento è sotto i riflettori.

Negli anni ’30 si susseguono le prime esperienze cinematografiche grazie al sodalizio artistico con il cineasta Mario Camerini: De Sica sarà il protagonista di cinque pellicole dell’autore tra cui si ricordano il Signor Max e Gli Uomini che Mascalzoni.

Il 1940 sancisce il debutto alla regia, De Sica infrange le regole imposte fino ad allora dal regime fascista: in Teresa Venerdì, dove appare una giovane Anna Magnani, il regista ambienta la storia nello scenario drammatico di un orfanotrofio, in Maddalena ….zero in condotta vengono introdotte nei dialoghi le prime inflessioni dialettali, sono questi i “segnali dal buio” che anticipano la grande stagione neorealista. Nel 1943 la pellicola I Bambini ci guardano preannuncia i futuri capolavori, da questo momento inizia la collaborazione Cesare Zavattini, un connubio artistico che lo sceneggiatore descrive così: “ Noi due siamo come il cappuccino (…) Questo significa che c’è stata una specie di vocazione a unirci, ci siamo uniti su una base reale, umana.”

Il percorso della mostra prosegue con la narrazione dei capolavori del grande maestro: da Ladri di Biciclette (imperdibile la visione della bicicletta protagonista del film) fino a Umberto D., passando per la nuova stagione lavorativa segnata dalla presenza di Sophia Loren cominciata ai tempi dell’episodio della Pizzaiola ne l’Oro di Napoli.

Chiuso il capitolo con il neorealismo, l’ultimo tentativo risale al 1955 con la pellicola il Tetto, De Sica comprende la necessità di inventare un nuovo immaginario, di scrivere un capitolo inedito della storia cinematografica italiana.

La Ciociara, Ieri Oggi e Domani, Matrimonio all’Italiana sono i capolavori che sanciranno la fama mondiale del regista di Sora.

L’epilogo di questo grande maestro giunge nel 1974 dopo aver combattuto invano contro la malattia: due anni prima Il Giardino dei Finzi Contini vince il premio Oscar, il quarto e ultimo di una carriera ineguagliabile.

Durante la conferenza stampa di presentazione, sotto la guida dell’assessore alle politiche culturali del Comune di Roma Dino Gasperini e con la collaborazione della Cineteca di Bologna, Emi, Manuel e Christian De Sica hanno lasciato un loro personale ricordo del padre.

La primogenita Emi ha raccontato del profondo legame tra Vittorio e Umberto; Umberto De Sica conservava metodicamente tutti i ritagli di giornale che parlavano di suo figlio, fu proprio Umberto a spronare Vittorio affinchè non rinunciasse alla sua carriera artistica.

Manuel ha narrato piccoli episodi di quotidianità, definendo suo padre un anticonformista, un uomo che non accettava le regole imposte dal cinema.

Sul finale Christian ha sottolineato la volontà di lasciare alle nuove generazioni memoria dei capolavori paterni perché costituiscono il fondamento del nostro patrimonio storico e culturale.

Luchino Visconti sosteneva che Vittorio De Sica era come Tiziano, sapeva fare tutto e tutto bene. Conoscere e ricordare i capolavori di questo grande maestro del cinema mondiale è un dovere per le nuove generazioni, Bernardo di Chartes diceva che siamo nani sulle spalle di giganti, De Sica è uno di quei giganti che ci permette di poter guardare lontano.

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INFORMAZIONI TECNICHE

Museo dell’Ara Pacis

Orario
Dall’8 febbraio al 28 aprile 2013
Dal martedì alla domenica 9.00-19.00 (la biglietteria chiude un’ora prima).

Info
060608 tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00
www.arapacis.it

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