Trieste Science+Fiction Festival, la manifestazione dedicata al mondo della fantascienza in programma dal 29 ottobre al 3 novembre nel capoluogo giuliano, annuncia i primi 5 titoli della selezione ufficiale 2019.
Cinque opere, tutte in anteprima italiana, pronte ad esplorare le infinite declinazioni del fantastico, in una eclettica selezione che va dalla commedia nera all’horror, passando per il monster movie, senza dimenticare gli immancabili viaggi fantascientifici attraverso lo spazio profondo.
Iron Sky – The Coming Race” di Timo Vuorensola
Dopo i nazisti venuti dalla Luna del primo “Iron sky”, il regista finlandese Timo Vuorensola torna dietro la macchina da presa per realizzare il secondo capitolo di una delle commedie fantascientifiche più apprezzate degli ultimi anni. Stavolta la Terra dovrà vedersela con i Vril, una razza di rettili umanoidi mutaforma, arrivati al centro del pianeta 65 milioni di anni fa. La storia inizia circa 30 anni dopo gli eventi narrati in “Iron Sky”: il pianeta è stato devastato da una guerra nucleare e i pochi terrestri sopravvissuti si sono rifugiati sul lato oscuro della Luna. Il lento declino della razza umana è interrotto dall’arrivo di un’ultima nave di rifugiati, che porta con sé un inaspettato barlume di speranza: nascosto nelle profondità della Terra Cava giace un potere che potrebbe salvare l’umanità… o distruggerla una volta per tutte!
Timo Vuorensola – che sarà presente al festival triestino per presentare il film e per partecipare giovedì 31 ottobre 2019 al Fantastic Film Forum – è uno dei cineasti più interessanti e innovativi degli ultimi anni, affermatosi come regista di culto subito dopo il suo film d’esordio, “Star Wreck: In the Prikinning”, per poi confermare il suo talento con “Iron Sky”. “Nei suoi sei anni di produzione, “Iron Sky – The Coming Race” è diventato per me più di un semplice film: come un dinosauro affamato, mi ha letteralmente divorato” – ha dichiarato il regista- “Il film ha iniziato a prendere forma quando mi sono messo a elencare le cose che amo: le avventure alla Indiana Jones, i dinosauri e le narrazioni lineari che corrono come treni. […] Volevo mettere al centro della storia un trio bizzarro: una ragazza abituata a cavarsela da sola che si ribella contro la madre, un pilota russo vittima del suo stesso egocentrismo e un combattente col cervello di un Dobermann. Per chiudere in bellezza, ho ingaggiato Udo Kier non per uno, ma per ben due ruoli nel film. Volevo anche fare un passo indietro rispetto all’ambientazione cupa e disperata del primo Iron Sky, introducendo un mondo nuovo di zecca: la verde e rigogliosa Terra Cava, piena di vita e sempre illuminata dal sole. […] Quello che alla fine ne è venuto fuori è un film di fantascienza adrenalinico e divertente, con qualche tocco di critica socio-politica e una buona dose di spiritosa autocritica.”
Dopo i nazisti venuti dalla Luna del primo “Iron sky”, il regista finlandese Timo Vuorensola torna dietro la macchina da presa per realizzare il secondo capitolo di una delle commedie fantascientifiche più apprezzate degli ultimi anni. Stavolta la Terra dovrà vedersela con i Vril, una razza di rettili umanoidi mutaforma, arrivati al centro del pianeta 65 milioni di anni fa. La storia inizia circa 30 anni dopo gli eventi narrati in “Iron Sky”: il pianeta è stato devastato da una guerra nucleare e i pochi terrestri sopravvissuti si sono rifugiati sul lato oscuro della Luna. Il lento declino della razza umana è interrotto dall’arrivo di un’ultima nave di rifugiati, che porta con sé un inaspettato barlume di speranza: nascosto nelle profondità della Terra Cava giace un potere che potrebbe salvare l’umanità… o distruggerla una volta per tutte!
Ghost Town Anthology” di Denis Côté
Presentato in concorso al Festival di Berlino 2019, “Ghost Town Anthology” è un’opera ibrida del canadese Denis Côté, che dal 2005 si è guadagnato una solida reputazione nei maggiori festival internazionali come autore indipendente tanto in Canada quanto all’estero: il suo lungometraggio d’esordio “Les états nordiques” (2005) è stato premiato al Festival di Locarno, seguito da “Nos vies privées” (2007), “Elle veut le chaos” (2008) e “Carcasses” (2009), presentato alla Quinzaine di Cannes.
Al centro della vicenda gli abitanti della piccola cittadina canadese Irénée-les-Neiges, che rifiutano di accettare la morte di uno di loro avvenuta in un incidente d’auto senza testimoni. In questo periodo di lutto, fra le nebbie cominciano ad apparire degli sconosciuti. Chi sono? Cosa sta succedendo?
“È il Quebec di oggi che mi ha ispirato” – spiega il cineasta che sarà presente al Trieste Science+Fiction Festival – “Mi sembra che le persone siano molto preoccupate di perdere il senso di sicurezza offerto dalla loro terra natale: è una paura che si presenta in diverse modalità e noi offriamo una fiera resistenza al cambiamento. La crescita del populismo nei media, la crisi dei migranti, la riluttanza all’apertura verso gli altri e la chiusura identitaria sono tutti temi che mi interessano. Il libro di Laurence Olivier è una raccolta poetica di frammenti di vita e storie disgiunte, di cui ho cercato di mantenere lo spirito. I cambiamenti e il disfacimento del tessuto sociale sono fenomeni affascinanti: ho costruito una storia che avesse delle crepe nelle quali potesse insinuarsi il soprannaturale, portando a molteplici anticlimax. Non è una storia complessa, ma mi sono divertito a giocare col tono: mi piace quando le cose non sono facilmente definibili o caratterizzabili. Volevo essenzialmente una storia che parlasse degli Altri e della paura che ispirano […] Molte volte mi è stato chiesto di fare un film horror. Sono partito da lì, ma poi ho deviato gradualmente verso una storia di paese che si muovesse sul confine tra realismo sociale e soprannaturale. Preferisco distorcere le regole dei cinema di genere piuttosto che seguirle: alla fine, il film è più una metafora dei temi che mi interessano che uno zombi film o un horror pieni di facili spaventi.”
“Extra Ordinary” di Mike Ahern, Enda Loughman
Mike Ahern e Enda Loughman realizzano una imperdibile commedia romantica con elementi soprannaturali, giocando con maestria con gli elementi tradizionali dei film di possessione. Il risultato è una scoppiettante commedia horror che non ha paura di superare la barriera del politicamente corretto. Protagonista la dolce e affabile Rose, una istruttrice di guida dell’Irlanda rurale dotata di abilità soprannaturali che le permettono di comunicare con i defunti. La donna ha un rapporto di amore/odio con i suoi “talenti” e cerca di ignorare le costanti richieste dei vicini. che le chiedono di esorcizzare bidoni della spazzatura stregati o sassolini infestati. Ma quando Christian Winter, una meteora del rock in declino, fa un patto col demonio per tornare alla ribalta e getta un incantesimo su una ragazza del posto, il terrorizzato padre di lei, Martin Martin, chiede aiuto a Rose per salvare la figlia. Recente vincitore del Jury Prize al Brussels International Festival of Fantasy Film, del premio del pubblico e del Narcisse Award al Neuchâtel International Fantastic Film Festival.
“L’idea ci è venuta leggendo di due tizi brevemente menzionati in un articolo che ruotava attorno ad altre buffe idee che avevamo a proposito del mondo spirituale dell’Irlanda rurale” – raccontano i registi – “Abbiamo contattato i ghost hunters Ray e Beryl Herne di Central Parade per inviare loro il pacco col poltergeist. Ray, un sensitivo di 52 anni di professione camionista, sostiene di poter assorbire il nauseabondo essere mentre la moglie lo avviluppa in un “vortice di luce”, inviandolo “dall’altra parte”. “Qualche volta lo spirito ha necessità di stare qua”, dice Beryl. “C’è solitamente una ragione: a volte famigliare, a volte legata allo stress”». Pur nella sua stupidità, l’articolo ha catturato la nostra attenzione come base di partenza per creare dei personaggi molto topici, ma anche universali. […] Abbiamo deliberatamente capovolto l’idea tipica dell’horror che le infestazioni siano causate da questi enormi e potentissimi demoni che fanno a pezzi la gente e si vendicano orrendamente sugli esseri umani. Volevamo proprio l’opposto. Le infestazioni non si vedono perché i fantasmi sono dei piccoli stronzetti: come gli umani, bloccati in una situazione che non amano, con poca energia e senza una via di fuga.”
“After midnight” prodotto da Aaron Moorhead & Justice Benson
Jeremy Gardner – attore e regista insieme a Christian Stella – dirige e interpreta un monster movie insolito e originalissimo, vera rivelazione del Tribeca, prodotto da Aaron Moorhead e Justin Benson, già a Trieste con “Resolution” e “The Endless”.
Sono 10 anni che Hank vive un’idilliaca storia d’amore con Abby. Una mattina si sveglia e la casa è vuota. Peggio ancora, la scomparsa di Abby sembra aver provocato l’arrivo di una feroce creatura che la notte striscia fuori dal boschetto davanti casa.
Jeremy Gardner e Christian Stella sono gli autori dello zombie movie indipendente “The Battery” (2012) e della survival comedy “Tex Montana Will Survive!” (2015). Amici di lunga data, sono entrambi nati e cresciuti in Florida. Jeremy Gardner ha anche recitato in “Spring”, “Like Me”, “Sadistic Intentions”, “The Mind’s Eye”, “Psychopaths” e “Bliss”. Christian Stella è anche colorista, progettista del suono, fotografo food e autore di un libro di cucina di grande successo.
“Aniara” di Pella Kågerman, Hugo Lilja
Diretto da Pella Kågerman e Hugo Lilja, il film è la fedele trasposizione cinematografica dell’omonimo poema, suddiviso in 103 canti, scritto nel 1956 dallo scrittore svedese Harry Martinson, Premio Nobel per la Letteratura nel 1974.
Al centro della storia una nave spaziale in viaggio verso Marte con un carico di coloni sopravvissuti a una Terra devastata dalla distruzione, che a causa di un incidente viene scaraventata al di fuori del sistema solare, senza possibilità di riprendere la sua rotta corretta. Follia, rabbia, disperazione e negazione si impossesseranno di donne e uomini a bordo, e avrà inizio una lotta per la sopravvivenza che assumerà varie forme.
“L’autore del libro Harry Martinson definì “Aniara” la sindrome di Cassandra e noi crediamo fermamente che sia ancora così” -dichiarano i registi- “vogliamo che il pubblico rifletta sull’astronave su cui stiamo viaggiando, la nostra Terra e su quanto potrebbe essere breve la nostra permanenza a bordo.”