A Trieste non è insolito trovarsi a passeggiare per le strade del centro e imbattersi in una gigantesca mostra, quella del Trieste Photo Days.
Come già avevamo anticipato, quando incontrammo gli organizzati e il direttore artistico del Trieste Photo Days, le attività che avrebbero coinvolto Trieste e dintorni sarebbero state tante ed intese, e per un mese intero si sarebbe respirata fotografia, e così è stato.
Domenica, facendo una passeggiata nella tiepida mattina triestina, all’interno della Galleria Tergesteo, abbiamo assistito ad un tavolo di lettura di portfolio.
Appassionati che discutono in maniera tecnica, ma anche emotiva, sul significato dell’immagine; attraverso la consapevolezza del mezzo e “l’intrusione” nella vita del soggetto immortalato.
Tra coloro che hanno sottoposto il proprio portfolio all’attento occhio critico del direttore Giancarlo Torresani, abbiamo incontrato Giancarlo Rupolo, il quale ci ha raccontato della sua esperienza per la realizzazione di un reportage fotografico sul post disastro di Chernobyl.
Difficoltà nella stessa realizzazione degli scatti da dietro una maschera anti contaminazione come anche il divieto di contatto di qualsiasi superficie.
Difficoltà pienamente ricompensate dalla bellezza degli scatti, violenti ed emozionanti come la storia che non finiranno di raccontare.