La domenica del Trieste Film Festival inizia con il “Caffè con…” che quest’anno sostituisce il consueto appuntamento di Q&A con gli autori che si teneva al Caffè San Marco.
Protagonisti, sulla piattaforma Mymovies e sui social del Festival, alcuni rappresentanti dell’Associazione U.N.I.T.A., che hanno dialogato con i direttori Nicoletta Romeo e Fabrizio Grosoli.
Hanno preso parte le attrici: Maria Pia Calzone, Cristiana Capotondi e Vittoria Puccini; a cui si sono uniti gli attori Marco Bonini, Paolo Calabresi, Fabrizio Gifuni e Stefano Scherini.
A U.N.I.T.A. va inoltre il premio “Cinema Warrior 2021” per la lotta che sta portando avanti l’associazione a tutela dei diritti dei professionisti dello spettacolo.
La consegna del premio avverrà il 30 Gennaio sui canali del Festival.
IL CINEMA WARRIOR AWARD, ISTITUITO PER PREMIARE L’OSTINAZIONE, IL SACRIFICIO E LA FOLLIA DI CHI “COMBATTE” PER IL CINEMA, VA INVECE ALL’ASSOCIAZIONE U.N.I.T.A.
Cos’è U.N.I.T.A.?
Riprendendo una delle prime comunicazioni social dell’associazione, l’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo
si propone di essere sia un punto di riferimento professionale sia una casa, aperta e inclusiva, dove possano trovare confronto, attenzione, rispetto tutte le voci, le energie e le idee.
Gli artisti che si occupano di quel mare magnum che è l’audiovisivo non sono solo intrattenitori del tempo libero altrui ma svolgono una professione, anche se in regime di libera professione (come ricordato dalla Capotondi), che può essere assimilata a quella di funzionari di servizio pubblico delle emozioni.
Una funzione per la quale devono vedere tutelati i propri diritti, come qualsiasi altro professionista. Nonostante si venga da decenni di lacune strutturali, come la mancanza di un contratto nazionale per l’audiovisivo, emerse con ancora più prepotenza con le chiusure e i blocchi all’attività dovuti alla pandemia.
Una categoria UNITA
Oltre alla necessità di far capire e ribadire di cosa si tratta l’essere artisti, anche a livello culturale, si tratta di portare quindi alla luce la necessità di tutele a un doppio livello: sia giuridico che professionale.
Per chi svolge questa professione da anni e che quindi gode magari di una maggiore visibilità e di una maggiore possibilità di ascolto da parte delle istituzioni.
Per nuove leve invece? Che tutele ci sono? C’è quindi bisogno di prestare attenzione a chi ha appena iniziato a muovere i suoi passi: tenendo unita, nel senso letterale del termine, la categoria e andando a ristorare anche le piccole compagnie di artisti.
Coloro che magari iniziano a prepararsi per uno spettacolo da molto prima del contratto o che provengono da piccole realtà di provincia e non dalle grandi città con più ampia cassa di risonanza.
[…] PER IL SUO IMPEGNO NELLA PROMOZIONE DEL MESTIERE DELL’ATTORE NEL PANORAMA ARTISTICO, CULTURALE E SOCIALE ITALIANO, CON PARTICOLARE ATTENZIONE ALLE QUESTIONI DI GENERE E CON UN CODICE ETICO CHE NE GARANTISCE SERIETÀ, PROFESSIONALITÀ E UNA CENTRALITÀ DI TEMI QUALI L’ETICA DEL LAVORO, LA SOSTENIBILITÀ, L’ACCOGLIENZA E L’INCLUSIVITÀ.
U.N.I.T.A e la parità di genere
Come si può notare, anche dalla presenza all’incontro di questa mattina, particolare attenzione (che stupisce molto ma che non dovrebbe poi stupire così tanto) è l’impegno volto alla questione della parità di genere.
L’attenzione alla parità di genere, afferma Maria Pia Calzone, è una priorità in quanto espressione culturale.
Un elemento chiave sia nello statuto che nel codice etico di U.N.I.T.A. e che a livello pratico si sta evolvendo in una grandissima attività di interlocuzione a più livelli istituzionali.
Nel pieno rispetto dell’imprenditorialità e della libertà di espressione, con studi e ricerche scientifiche sullo stato dell’arte nel mondo a riguardo, uno dei passi che l’associazione promuove e sostiene è l’incentivazione della distribuzione dei fondi pubblici che tenda alla parità di genere.
Emerge quindi chiaro un imperativo di fondo: fare rete e parlare, poichè solo agendo in questo modo, unendosi, si può essere incisivi