Il 10 ottobre ha debuttato sul palco del Teatro Lo Spazio “Tre sorelle”, uno dei capolavori del drammaturgo russo Anton Čechov. La regia di Lorenzo De Liberato ripropone un grande classico, il cui protagonista principale è il tempo e il suo lento scorrere in una piccola cittadina di campagna tra noia e speranza dei protagonisti.
La scena si apre tra il salotto e la sala da pranzo, dove i personaggi trascorrono le loro giornate tra chiacchiere e discorsi filosofici, auspicando ad un futuro più entusiasmante.
È l’onomastico della più giovane delle Tre sorelle, Irina ed è passato solo un anno dalla morte del padre delle ragazze, il generale Prozorov, e gli assidui frequentatori della casa sono tutti qui per i festeggiamenti.
L’atmosfera viene subito resa più vivace grazie l’arrivo del tenente Veršinin (Fabrizio Milano), direttamente da Mosca.
I personaggi de Tre sorelle
Immediatamente lo spettatore conosce tutti i protagonisti della vicenda; Ol’ga (Luisa Belviso), la maggiore delle sorelle, è un’insegnante sommersa dal troppo lavoro. Maša (Francesca Bellucci), la seconda, è una giovane donna colta e insoddisfatta, intrappolata in un matrimonio poco riuscito con il petulante e accondiscendente professore Kulygin (Gioele Rotini). Infine Irina (Irene Vannelli), allegra e ancora piena di speranze, desiderosa di cominciare una nuova vita a Mosca, realizzandosi con il proprio lavoro e trovando il vero amore.
Si aggiungono l’adorato fratello Andrej (Marco Usai) studioso e aspirante professore universitario, inizialmente innamorato dell’eccentrica e fatua Nataša (Ludovica Di Donato), non particolarmente amata dalle sorelle, l’onesto e gentile barone Tuzenbach (Alessandro De Feo) e il taciturno militare Solënyj (Lorenzo Garufo), entrambi corteggiatori di Irina e, infine, il dottor Čevutikyn (Alessio Esposito), che sotto un’apparente spensieratezza cela un animo tormentato e triste.
Gli intrecci della condizione umana
Le storie dei personaggi si intrecciano svelando una condizione umana irrimediabilmente statica e sofferente, in cui la speranza resta sempre inappagata e in cui l’amore è un sogno che rimane costantemente insoddisfatto.
Queste amare verità però non hanno i connotati della disperazione e vengono presentate con leggerezza e ironia, facendo leva su difetti e caratteristiche dell’animo umano, che riescono facilmente a rubare un sorriso agli spettatori.
La bravura degli attori riesce a portare sulla scena quella quotidianità che Čechov voleva raccontare, con la semplicità dei dialoghi e la spontaneità delle reazioni dei protagonisti, che rendono lo spettacolo uno specchio del dramma dell’esistenza umana.