Al teatro Rossetti torna a gran richiesta “(Tra parentesi) la vera storia di un’impensabile liberazione” dal 15 al 24 maggio.

In sala tutto è buio e il palco è vuoto, ad eccezione di una panchina rossa e due anime che si incontrano lì. Si tratta dello psichiatra Peppe Dell’Acqua e del suo compagno d’avventura Massimo Cirri, conduttore radiofonico e psicologo.

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Non è la prima volta che il loro spettacolo “(Tra parentesi) la vera storia di un’impensabile liberazione” approda al Rossetti. Infatti provengono da una tournée italiana partita meno di un anno fa proprio da Trieste. La rappresentazione è stata sempre accolta con il “tutto esaurito”, inducendo il teatro a riproporre nuove repliche a maggio. Naturalmente sempre con l’abile regista triestina Erika Rossi e sul palco gli esperti Cirri e Dell’Acqua.

All’inizio i due si siedono tra il pubblico e si fanno riprendere da una telecamera. I loro volti appaiono su di un telo sul palco mentre parlano. Si stanno scusando perchè in realtà non sono uomini di teatro, ma sentivano l’urgenza di raccontare una storia. Una storia di dolore,gioia, ribellione e umanità, che “ha cambiato il modo di vedere l’altro”, come ha dichiarato Dell’Acqua.

Lui e Cirri dimostrano subito un ammirabile approccio giornalistico e documentaristico allo spettacolo. Trattano temi legati a doppio filo con la storia del Friuli Venezia Giulia, ma che hanno sortito significativi effetti in tutta Italia. La narrazione ripercorre le vicende dei manicomi e i cambiamenti che portarono a servizi di salute mentale migliori.

Si parte dal 1961,quando lo psichiatra e neurologo Basaglia arrivò a Gorizia per dirigere l’ospedale psichiatrico della città. Questo giovane medico dall’animo rivoluzionario veniva accompagnato da un vento di cambiamento. Infatti, grazie a dure lotte e molta caparbietà, si ottenne la chiusura dei manicomi e l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale.

Di questo e molto altro si parla sul palco, riallacciandosi ai libri della Collana 180-Archivio critico della salute mentale, diretta da Dell’Acqua con la collaborazione di Pier Aldo Rovatti. I temi trattati non sono sempre facili, ma i due oratori si avvalgono di ironia e di preziose testimonianze fotografiche. Inoltre un’inaspettata soluzione teatrale è stata quella di riprendere ad uno ad uno i volti degli spettatori e trasmetterli sul palco.

Quasi come a sottolineare che i pazienti di cui si stava parlando non erano la loro malattia, ma che, come ognuno di noi, avevano un nome e un’anima. Ciò rimarca ancora di più il messaggio dello spettacolo, ossia che l’amore e la solidarietà possono superare qualunque ostacolo.

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