Arriva nelle sale in contemporanea mondiale The Rolling Stones. Havana Moon in Cuba
Il film sul concerto dei Rolling Stones a Cuba, nei cinema solo il 23 settembre
Un film di Paul Dugdale distribuito da Nexo Digital
Il boato del pubblico, la bandiera cubana che brilla sul palco e…
I Rolling Stones riescono laddove falliscono i governi
afferma all’inizio del concerto con ostentata millanteria il celebre componente della band Keith Richards.
Il film racconta dell’esibizione dei Rolling Stones all’Avana il 25 marzo 2016, presentandosi così, come un mix di grande musica e fragorose dichiarazioni.
È un pezzetto di storia del rock per la dimensione dello show, e poi perché stiamo parlando dei Rolling Stones.
Havana moon, nelle sale italiane solo il 23 settembre, offre la possibilità di godere le dinamiche della band a 360 gradi, osservandola in tutta la sua forza e con le sue debolezze.
Inizia con una panoramica dell’Avana e le riprese della costruzione del palco nella zona della Ciudad Deportiva. Continua con una breve intervista con tanto di sottotitoli a Keith Richards, Mick Jagger, Ron Wood e Charlie Watts. E arriva presto al dunque: lo show che si apre con Jumpin’ Jack flash di fronte a un qualcosa come 1.200.000 persone.
Il pluripremiato Dugdale fa di tutto per ‘buttare’ lo spettatore dentro l’evento mostrando la prospettiva della band e quella del pubblico. Segue poi da vicino, Jagger, carico al massimo d’energia, e Richard, questo segnato dall’età, impegnato nelle sue mosse iconiche. Documenta anche i piccoli gesti che avvengono sul palco; li segue appena dietro la batteria dove si rifugiano ogni tanto per rifocillarsi. E poi, offre una ricca collezione di facce festanti colte fra il pubblico.
Quando gli Stones si ritirano nel backstage prima del bis, partono brevi ‘voci fuori campo’ dei quattro, col batterista che ammette che solo Jagger non aveva perso la speranza che Wood smettesse di bere. La band rientra accompagnata dal coro cubano degli Entrevoces, introducendo You can’t always get what you want. Il finale festoso è per Satisfaction, tra balli scomposti e altri atti pittoreschi dei presenti.
È questo Havana moon, il documento di un’esperienza gioiosa, che mostra come qualcosa come il rock porti a sentirsi liberi, benchè si tratti di Cuba; anzi proprio questo, pone Cuba in un contesto internazionale dal quale è stata per molto tempo esclusa.
Il concerto gratuito
La band ha voluto a tutti i costi che il concerto fosse gratuito cosa che non è stata affatto facile e poi bisognava risolvere i vari problemi logistici, tanto che ci è voluto quasi un anno a preparare tutto.
Sognavamo da anni di poter suonare a Cuba ma era davvero un progetto impossibile. Poi, quando i rapporti internazionali hanno iniziato a cambiare, io e Keith ne abbiamo discusso di nuovo e abbiamo pensato che fosse giunto il momento di provarci davvero… Abbiamo suonato molte altre volte in Sudamerica, abbiamo suonato nei grandi stadi o comunque in spazi con pubblico a perdita d’occhio, ma ovunque abbiamo sempre dovuto affrontare un’organizzazione relativamente semplice. A Cuba invece non c’era nulla di pronto, abbiamo dovuto portare tutto noi da fuori: nessuno aveva mai organizzato un concerto simile. E poi non sapevamo nemmeno come avrebbe reagito il pubblico cubano, non avevamo neppure idea se conoscessero le nostre canzoni, la nostra musica è stata vietata a lungo sull’isola. Ma al di là di questo eravamo ambasciatori di una nuova realtà per i cubani, il concerto avrebbe avuto comunque un impatto politico e culturale.
ha affermato Jagger
Va detto che Jagger non trasforma il concerto in un’affermazione politica, non intende sfidare il regime di Castro. Ci scherza, ma ammette che i tempi stanno cambiando e l’arrivo della band inglese ne è un segno. Tuttavia l’attivista cubana Rosa María Paya ha detto al Guardian che “Gli Stones dovrebbero sapere che la loro esibizione viene usata da un regime totalitario come simbolo di un’apertura che in realtà non sta avvenendo”.
Ma il senso del concerto lo si legge sui visi felici delle persone e della loro partecipazione attiva all’evento. E alla fine del film si avverte che da qualche parte nel mondo il rock può ancora essere colonna sonora del cambiamento.
E ciò che emerge dalla pellicola soprattutto, è un gruppo di anziani (anche se sembra brutto definirli così), gli Stones, ancora innamorati della musica, aldilà di qualsivoglia interpretazione politica.
Un docufilm d’impatto.