Era il 1978 quando venne pubblicato Outlandos d’amour il primo album di una band che, in un tempo brevissimo, avrebbe rivoluzionato il suono, portando un mix di rock e sperimentazione che fino a quel momento non si era ancora sentito. Pur muovendosi inizialmente in ambito punk The Police, il gruppo inglese composto da Sting, Stewart Copeland e Andy Summers, era troppo bravo per quel genere musicale e ben presto trovò una via personale che lo condusse ad un successo planetario.

Il musicista Giovanni Pollastri nel suo libro The Police. Many miles away (Sagoma) racconta gli esordi, la vita, lo scioglimento e il proseguo artistico dei singoli membri con dovizia di dettagli che per gli “aficionados” sarà una vera gioia leggere. L’autore stesso è un loro fan, anche se, nel tempo, si è trasformato in amico personale e collaboratore.

Un saggio esauriente per le nuove generazioni di ascoltatori e uno splendido tuffo nel passato per chi li ha seguiti fin dal loro esordio.

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The Police

Come è nata l’idea di scrivere questo libro?

A quaranta anni dalla pubblicazione di ‘Outlandos D’Amour’, primo album della band pubblicato nel mese di Ottobre del 1978, ho pensato di celebrare a mio modo questa mia passione per la band. Io ho iniziato a seguirli nel 1979, quando con la pubblicazione di ‘Reggatta De Blanc’ sono diventati famosi anche dalle nostre parti, e da quel momento sono sempre stati un punto di riferimento della mia crescita musicale (io stesso sono un musicista).

Il libro è pensato per i fan della band, con dettagli che risalgono anche a quarant’anni fa. E’ stata difficile la ricostruzione dei fatti?

Avendo seguito un po’ tutte le fasi della band, collezionando, leggendo e ascoltando numerose interviste, ho mantenuto una costante conoscenza della crescita artistica dei tre musicisti, seguendo anche le carriere da solisti. Essendo il mio terzo libro sulla band, ho fatto tesoro anche delle esperienze precedenti, per cui con questo nuovo libro la difficoltà non è stata quella di ricostruire i fatti, ma di cercare di capire cosa la band ha lasciato ai suoi fans dopo 40 anni di carriera.

Tu conosci personalmente Sting, Stewart Copeland e Andy Summer. Come sono? Che caratteristiche hanno?

Ho avuto la grande fortuna di poterli conoscere da vicino, riuscendo a stabilire un rapporto amichevole con tutti e tre; ci sono voluti anni per acquisire la loro fiducia, avvicinandomi come fan, uno dei milioni di fans che hanno avuto.

Avendo gestito una fanzine a loro dedicata, chiamata Illegal Tales, ho potuto avvicinarmi alla Universal Music italiana, che mi ha dato la possibilità di ottenere informazioni più dettagliate in merito alle release in particolar modo di Sting, e di poterlo avvicinare più facilmente e di acquisire la sua fiducia.

È sicuramente una persona molto umile, timida, con una grande personalità e al tempo stesso molto cordiale; lo vedo molto ‘gentleman’ inglese. Ho anche avuto la possibilità di andare nella sua tenuta in Toscana, in particolar modo l’ 11 Settembre 2001, giorno in cui avvennero i tragici eventi delle Torri Gemelle di NYC.

Mesi prima mi era stato chiesto dal suo management di stilare una lista di fans da invitare per un evento unico, un concerto per pochi intimi, che Sting avrebbe fatto proprio nella sua tenuta toscana; purtroppo la data programmata era l’11 Settembre del 2001. Il concerto si è tenuto lo stesso, da cui è stato tratto un dvd e un album, ma la situazione era veramente particolare.
Con Andy Summers ho collaborato in ambito promozionale e come tour manager; è un artista che ha vissuto nel mondo del rock sin dagli anni Sessanta, e i suoi racconti sono incredibili; stare al suo fianco è come avere una leggenda vivente; mi ha raccontato di quando ha suonato con Jimi Hendrix, di quando avrebbe potuto unirsi ai Rolling Stones, ma anche di quando ha incontrato Sting e Stewart per la prima volta. Un personaggio di quelli che ogni amante della musica vorrebbe conoscere.

Stewart è esattamente quello che si vede dietro alla sua batteria: una forza della natura, un musicista a 360 gradi che spazia dal punk alla musica classica con una naturalezza incredibile, e con una enorme conoscenza del proprio lavoro, oltre a un amore sviscerale per la musica. È un ottimo ‘storyteller’, racconta episodi della sua vita con una grande enfasi, con molta auto ironia, e ha sempre voglia di reinventarsi, di imparare, di rischiare, tralasciando il fatto che è ‘il batterista dei Police’.

Per lui è quasi sempre una ‘prima volta’, tanta è la voglia di andare avanti. È contagioso per chi gli lavora a fianco! Io e Eugenio Brambilla, altro grande fan che ha curato tutta l’impaginazione del libro, gestiamo il sito stewartcopeland.net, insieme a Stewart e al suo management.

Secondo te sarà possibile rivedere ancora insieme i Police?

Mai dire mai. Il discorso è sempre aperto. Leggendo il libro è chiara la situazione in cui tutti e tre i musicisti si muovo in ambito musicale come solisti, ma potrebbe bastare un giorno per prendere la decisione e ripartire. Al momento non ci sono progetti in tal senso.

The Police

Immagino che molti dei ricordi degli eventi narrati nel libro siano stati vissuti da vicino da te. Quali sono le storie, gli aneddoti che ti hanno colpito di più?

Quello delll’11 Settembre del 2001 è sicuramente uno dei momenti più particolari che mi legano a Sting non tanto come fan, ma come essere umano; finito il concerto ci siamo abbracciati guardandoci come due persone che pensano a cosa stesse succedendo all’essere umano.

Non ci siamo detti nulla in quel momento, ma sicuramente lui non era ‘STING’ e io non ero un ‘FAN’, bensì due persone che in una serata come quella hanno entrambi utilizzato la musica come una terapia per affrontare la vita di tutti i giorni, che dopo quegli eventi, non sapevamo se sarebbe stata più la stessa.
Il tour della Reunion tra il 2007 e il 2008 ha avuto momenti molto toccanti, a partire dalla telefonata raccontata in apertura del libro, un momento che non dimenticherò mai.

Durante il tour ho avuto più occasioni di andare nel backstage con la band, ma il momento più bello è sicuramente stato il compleanno di Sting a Torino nel backstage del concerto tenutosi dai Police il 2 Ottobre 2007. Trovarmi a festeggiare con tutti e tre e con Sting che mi offre una fetta di torta e un bicchiere di vino rimane forse il punto più alto del mio rapporto con i tre musicisti.
Ma forse questo non l’ho raccontato nel libro… anzi, ora che mi ci fai pensare potrei scrivere un libro pieno di aneddoti di questo tipo, sicuramente farebbe conoscere il lato più intimo della band.

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