Teatro Litta stagione 2014/2015:Il fiore dell’illusione produce il frutto della realtà
E’ stata scelta una frase dal Diario (1904-1955) di Paul Claudel come tema della stagione teatrale in modo forse provocatorio, ma anche per sottolineare quanto il teatro possa ancora essere, oggi, in un sistema di segni e linguaggi mediati, la possibilità per un immaginario in grado di far desiderare qualcosa che si distingue da ciò che già conosciamo.
Un altro gigante della drammaturgia europea come Henrik Ibsen scriveva nell’Anitra selvatica (1884) che strappare le illusioni all’uomo equivale a strappargli la felicità.
Ed è proprio nel dualismo illusione/realtà che si inserisce l’innato bisogno di rappresentazione che tutti noi avvertiamo, perché tutti noi – in un modo o nell’altro – mettiamo in atto una rappresentazione della nostra vita, nei comportamenti, nei gesti, nelle parole, nelle storie che ci avvolgono e che ci vedono protagonisti o co-protagonisti di qualcosa che ci appartiene e che fa parte della nostra vita di tutti i giorni.
E se consideriamo – citandoli velocemente – gli autori teatrali che compongono il cartellone ci troviamo inevitabilmente a dover parlare di illusioni, sogni, desideri e visioni di innumerevoli rappresentazioni della vita, perché Svevo, Pirandello, Shakespeare, Goldoni, Čechov, uniti ad altri autori contemporanei italiani e stranieri come Martin Crimp, Jèrôme Tonnerre, Patrick Kermann, Stefano Benni, Claudio Elli – in modi e linguaggi diversi – raccontano una loro rappresentazione della vita.
A questi autori si uniranno giovani gruppi e compagnie della scena italiana che faranno parte di un programma speciale chiamato Apache, curato da Matteo Torterolo per il Teatro Litta, da gennaio a giugno 2015 e che – dopo la fortunata prima edizione del 2014 – riproporrà creazioni artistiche affascinanti e molto originali fra teatro e arte performativa.