All’Off Off Theatre di Roma è andato in scena Tangeri di Silvano Spada, diretto e interpretato da Gianni De Feo. “Tangeri è salda, è se stessa senza mediazioni e in se stessa si racchiude, animata di vita propria, enclave di sensi al crocevia delle rotte” così descrive la città Muriel Barbery, la scrittrice dell’Eleganza del riccio. E in effetti anche in questo spettacolo la città più libera del Marocco si fa metafora di incontro per rotte verso nuove e sconosciute mete. Nel testo, infatti, essa è specchio, simbolo e mezzo di affermazione di due diverse identità: Miguel e David.
Uno cantante e ballerino, l’altro scrittore, due anime artistiche accomunate nell’ansia di ricerca che scovano lì un luogo metafisico in cui comprendere – o tentare di comprendere – se stessi. Non è uno sfondo esotico, né il pretesto per abbandonarsi a una narrazione mollemente estetizzante, Tangeri rappresenta un passaggio metaforico da uno stato a un altro, una porta alchemica verso una consapevolezza magica e, in qualche modo, maledetta. Prendendo le mosse dalla eversiva ed eccentrica biografia del noto Miguel de Molina, l’autore vi sovrappone la crisi di uno scrittore di mezza età, una crisi delineata dalla stessa ansiosa ricerca del vero se stesso che caratterizza le vicissitudini di Miguel.
Un vero che lascia trasparire l’omosessualità dell’uno e dell’altro come stato di dannazione agli occhi del mondo, ma di libertà nelle profondità del proprio essere. Anche se dell’uno si rappresentano più le vicissitudini pubbliche e dell’altro i tormenti personali, si rimane affascinati da questo racconto in bilico fra realtà e finzione, in una dimensione onirica in cui la narrazione si trasforma melodia, poi in danza e infine in tragica fatalità.
De Feo incarna le inquietudini “contemporanee” dello scrittore con essenzialità, senza indulgere alla commozione, ma si concentra maggiormente sulla figura di Miguel de Molina, di cui interpreta splendidamente alcune canzoni indimenticabili, come Soledad e Ojos Verdes. La voce calda e seducente, gli accenti misurati e un’interpretazione profonda rendono ogni brano musicale non solo accattivante, ma essenziale anch’esso, assai più degli episodi di danza. Gli incontri – e gli scontri – di questo coraggioso e incosciente artista sono narrati in maniera episodica e favoriscono gli inserti musicali, come un riconosciuto linguaggio oltre le parole.
Così ai primi dati biografici si susseguono gli episodi di una vita iniziata in Andalusia e finita in Argentina, incastonata di incontri e amicizie d’eccezione come Garcìa Lorca ed Evita Peròn. La musica, d’altro canto, resta una costante della vita di Miguel de Molina e anche di tutto lo spettacolo: accompagna, scandisce, incornicia, suggella i momenti salienti, senza preoccuparsi di epoche e stili, ma solo adeguandosi agli stati d’animo, per la maggior parte malinconici, amari, quando non apertamente tragici. La scenografia di Roberto Rinaldi, poi, nella sua semplicità è funzionale e pregevole, anche se l’effetto più suggestivo resta quello offerto da alcune videoproiezioni. Anche i costumi di Gianni Sapone hanno il loro merito, sebbene, data d’eccentricità di Miguel, ci si potesse aspettare qualcosa di più originale.
Un pubblico attento e numeroso ha tributato lunghi e sinceri applausi non solo alla fine.
OFF OFF THEATRE
TANGERI
di Silvano Spada
diretto e interpretato da Gianni De Feo
scenografia Roberto Rinaldi – costumi Gianni Sapone – coreografie Giulia Avino