Abbiamo intervistato gli autori, Salvatore Buccafusa e Patrizio Pacioni, dell’esilarante commedia Sua eccellenza è servita (qui potete leggerne la recensione) che dopo la sua anteprima al Teatro Boni e il debutto al Teatro Cyrano, sarà in tournèe la prossima stagione teatrale.
Come è nata l’idea di questo testo? E quale dei due autori ha pensato di coinvolgere l’altro?
L’idea di scrivere Sua Eccellenza è servita (che all’inizio avevamo battezzato Di un vescovo sposato e di altri malanni) è nata durante un pranzo.
In occasione del pranzo seguito a una manifestazione letteraria, ci siamo ritrovati allo stesso tavolo di alcune persone molto particolari, che ci hanno ispirato la situazione iniziale della commedia.
Il resto, come suol dirsi, è venuto da sé: inizialmente come una specie di gioco, capace di farci ridere a crepapelle quando se ne parlava al telefono, che poi, ben presto, si è trasformato in un vero e proprio progetto creativo.
È il primo lavoro che scrivete assieme?
Sì, è il primo. C’è un’altra idea, stavolta di narrativa, a bollire in pentola, ma per metterci mano seriamente occorre che alcuni impegni si esauriscano.
Qual è il messaggio che volete arrivi al pubblico?
In Sua Eccellenza è servita sono presenti diversi, livelli di lettura e di fruizione. Intanto è una pièce divertente, intarsiata sia di citazioni dotte che di battute (per così dire) più sapide.
Per quanto riguarda i contenuti, invece, i richiami a contenuti sia della psicanalisi che della pre-psicanalisi teatrale di estrazione pirandelliana (non per nulla i personaggi della commedia sono sei) sono evidenti.
La commistione di comicità e tragedia è il secondo livello, che mira a ricordare agli spettatori due concetti speculari ma di pari verità: da una parte che, nella vita vera, spesso il dramma sa ammantarsi di grottesco: dall’altra che lo scudo migliore contro le inevitabili disgrazie di cui è costellato il cammino della vita sia una sana ironia e soprattutto, autoironia.
La regia di Fares ha rispecchiato l’obiettivo del vostro lavoro?
Certamente sì. La regia di Fares, che nella lettura e trasposizione scenica del testo ha deciso l’adozione della tecnica del metateatro, ha contribuito a rafforzare la forza del messaggio e dei messaggi cui ci si è riferiti prima.
Gli attori scelti da Fares hanno rispecchiato ciò che avevate in mente al momento della stesura del testo?
Questa è stata forse la “sorpresa” più inaspettata e gradita che ci ha riservato Fares.
Gli attori chiamati a interpretare i personaggi di Sua Eccellenza è servita ci sono sembrati, fin da subito, estratti e replicati, per una sorta di magia, direttamente dalla nostra immaginazione.
L’immedesimazione e la resa recitativa di Antonio Conte, Francesco Sala, Mimma Lovoi, Guenda Goria e Marco Blanchi, insieme al qui presente Salvo Buccafusca, è risultata semplicemente perfetta.