Siete prossimi alla maturità? Emozionati e terrorizzati a fare quel salto verso l’età adulta? O la scuola superiore è per voi ormai solo un ricordo in filtro seppia zuppo di nostalgia? Ho una lista di film per voi: ambientati nell’ultimo anno di scuola, quel momento di passaggio in cui cambia tutto.
The spectacular now (2013)
Dagli sceneggiatori di (500) giorni insieme, The spectacular now è un’altra hit indie da riguardare all’infinito. Al centro della storia – che copre tutto l’ultimo anno di scuola – c’è il complicato rapporto tra il popolare e impulsivo Sutter (Miles Teller) e la seria Aimee (Shailene Woodley), interpretati al meglio da due giovani attori che se la smettessero di sbagliare a scegliere franchise sarebbero due delle più interessanti giovani star hollywoodiane (sto guardando voi, Divergent e Fantastic 4).
La dicotomia antitetica delle loro attitudini al passaggio all’età adulta fonda tutta la bellezza del film, che prova a esplorare la doppia tensione tipica della giovinezza: una tensione idealistica al futuro, fatta solo di progetti e sogni, e una edonistica al presente, al non lasciarsi sfuggire lo spettacolare adesso del titolo. Un’altra riflessione, importante in questi tempi di adolescenze infinite, riguarda poi l’infelicità che deriva dal diventare adulti senza riuscire a lasciare andare l’irrequietezza dell’adolescenza.
Un film che si lascia guardare con una piacevolezza estrema, riuscendo anche a lasciare qualcosa di vero allo spettatore. Per quelle sere in cui si ha la voglia di una bella pellicola, ma non la pazienza di sopportare gli svarioni di un regista visionario.
Perché vederlo: una sceneggiatura solida, due belle interpretazioni e un nostalgico tuffo nei dilemmi della fine dell’adolescenza.
Lady Bird (2017)
Acclamatissimo in patria anche se meno amato in Italia, il debutto alla regia di Greta Gerwig è stata una delle pellicole più discusse dell’anno scorso. All’apparenza un racconto di formazione come tanti, Lady Bird ci porta nell’ultimo anno di scuola di una ragazza di provincia (sì, Sacramento è periferia per gli americani). C’è l’ansia per il futuro universitario, la voglia di scappare nella grande città, i primi amori e i primi cuori infranti.
Ma sotto la sua esteriore banalità, si nasconde un nucleo tematico più interessante: il rapporto complicato di una figlia adolescente con la madre, la paura e l’emozione di lasciare casa per la prima volta, la comprensione adesso adulta dell’importanza che quella madre e quella casa hanno avuto nella nostra vita.
Temi di una universalità innegabile e che sono stati il vero motore di successo del film, oltre ovviamente a una Saorise Ronan al meglio. Il tutto poi ripreso nell’ottica dei canoni indie più classici, perché dalla combo Gerwig/Ronan non ci si aspettava altro.
Perché vederlo: perché tutti dovrebbero provare a essere una ragazza di diciassette anni almeno una volta nella vita.
Notte prima degli esami (2006)
Finalmente qualcosa di casa nostra. Siamo sinceri: quando si tratta di narrativa su e per gli adolescenti in Italia siamo molto carenti, convinti per qualche ragione che tutto ciò che è teen non è valido di attenzione (ma questa è una polemica per un altro giorno). Il film di Fausto Brizzi è un nobile tentativo di supplire a questa mancanza.
Invece di raccontare l’intero ultimo anno di scuola, il film ci porta nei giorni stressanti e dolceamari che precedono l’esame di maturità. Roma, classe 1989, tra un maratona di studio e i disperati tentativi di barare, si svolgono i classici drammi di un gruppo di diciottenni, con una nuova importante consapevolezza: che un’era sta per concludersi.
Non è da Oscar, ma ai suoi tempi il suo David di Donatello alla regia l’ha ottenuto. Un divertente e nostalgico ritratto di momenti di cui capisci l’importanza solo quando sono passati.
Perché vederlo: nostalgia.
Quel fantastico peggior anno della mia vita (2015)
Lo so, di nuovo cinema indie. Abbiate pazienza: è la mia grande debolezza. Grande successo (soprattutto di pubblico) al Sundance Film Festival e diretto da Alfonso Gomez-Rejon (ex-assistente alla regia di gentucola come Scorsese e Iñarritu), è la storia di Greg, diciotenne che ha sviluppato una tattica perfetta per sopravvivere ai terribili anni delle superiori: restare invisibile.
Greg infatti sfugge il contatto umano nella convinzione che il massimo sperabile per uno sfigato come lui sia di essere ignorato. Nel frattempo trascorre tutte il suo tempo con il suo ‘collega’ Earl – per chiamarlo amico è troppo intimo – a girare pessime parodie di vecchi film internazionali. Tutto questo però cambia drasticamente quando la madre lo costringe a frequentare Rachel, una sua compagna malata di leucemia.
Capito dove si va a parare, vero? E invece vi sbagliate. Perché nonostante il film rientri perfettamente nella categoria ‘ragazza morente mostra a ragazzo triste quanto è bella la vita’, la scrittura è abbastanza brillante da evitare i più orribili cliché e la maturità con cui si affronta il tema del lutto – messo in relazione poi con i moti patetici e ridicoli di ‘la mia vita è finita a diciotto anni’ tipici dell’adolescenza – sorprende piacevolmente. E fa piangere. Un sacco. Una storia di formazione come altre cento, eppure il film nella sua regia e tono riesce a catturare qualcosa di magico, unico.
Perché vederlo: per farsi un bel pianto. E imparare a sfruttare gli stereotipi di un genere per creare qualcosa di nuovo (lezione di scrittura vitale).
Una pazza giornata di vacanza (1986)
Iconico film americano, molto meno iconico da noi dove è quasi sconosciuto, Ferris Bueller’s day off (come è conosciuto ai più) è uno di quei pezzi di cinema anni ’80 che gli americani non si stancano mai di citare – un recente esempio è in Spiderman Homecoming.
Ammetterò: come italiana del ventunesimo secolo, Ferris per me non è invecchiato al meglio. Ma come molto cinema anni ’80 ormai iconico, va preso in contesto. In primo luogo c’è da considerare John Hughes.
Sceneggiatore e regista di questo come di molti altri iconici film degli anni ’80 – quante volte ho già detto iconico e ottanta? Abbastanza? – e che in quegli anni ha da solo dato forma al cinema teen americano (Sixteencandles,TheBreaksfastclub). Il mondo che Hughes crea è fatto di ragazzi completamente in controllo della situazione e da adulti scemi che perdono sempre: un mondo decisamente affascinante per un adolescente.
Quell’immaginario avrebbe poi influenzato infiniti sceneggiatori, quelli che oggi scrivono le vostre serie televisive preferite. In questo mondo di adolescenti che vincono su tutto, si inserisce il leggendario personaggio di Ferris Bueller – anarchico e faccia da schiaffi – che un giorno convince il suo migliore amico a saltare scuola, rubare la Ferrari del padre e andare a vivere un’ultima pazza giornata senza conseguenze prima dell’arrivo dell’età adulta.
Perché vederlo: per capire le citazioni, immagino? (pop culture level over 90000). Ah, e poi c’è anche il numero musicale. Perché ovviamente c’è un numero musicale.
American Pie (1999)
Il primo film di una delle saghe cinematografiche più fastidiose di sempre, America Pie è una ‘teen sex comedy’. E solo questa definizione basta a dimostrare come oggi nessuno potrebbe far produrre questo film. (La scena della webcam credo/spero sia anche illegale oggi?).
Ma mentre blateriamo della contemporanea cultura del politically correct, godiamoci (per quanto riusciamo) questa commedia goliardica che ruota tutta intorno allo sforzo di un gruppo di adolescenti decisi a perdere la verginità prima della fine della scuola. E genitali in torte di mele, ci sono anche quelli.
Non è intelligente, né brilla in nessun modo particolare dal punto di vista cinematografico, ma offre novanta minuti di grasso intrattenimento su un argomento che forse meriterebbe maggiore (e migliore) attenzione: adolescenti e sesso (ma questa è l’educatrice in me che parla).
Perché vederlo: tette? No, scherzo. Per la torta. Guardatelo per la torta.