Dimenticate per un attimo la carriera cinematografica di Stanley Kubrick, dimenticate i capolavori, la genialità di un regista visionario e talentuoso, le sue fotografie sono un viaggio inaspettato dove lo spettatore scopre un giovane uomo intento a sondare il mondo attraverso il proprio punto di vista.
La carriera fotografica di Kubrick comincia nel 1945 a soli di 17 anni quando la famigerata rivista newyorkese Look compra per 25 dollari una sua foto, da questo momento in poi inizia una collaborazione professionale che durerà fino al 1951 anno in cui Kubrick si licenzia per dar vita alla sua carriera cinematografica.
Il percorso della mostra, ospitata nel Chiostro del Bramante, comincia con la visione di una New York notturna e solitaria; Kubrick realizza una serie di scatti nella metropolitana cittadina dove il suo sguardo si posa sulla solitudine di uomini intenti a leggere un giornale, addormentati sulla panca di un vagone del treno o coppie che si abbandonano in un abbraccio. New York diviene un luogo di emarginazione dove “dieci milioni di persone vivono in totale isolamento.”(Arthur Felling)
I reportage del maestro riguardano anche grandi personaggi del cinema diventati leggende nell’immaginario collettivo degli anni post bellici. È questo il caso del tormentato divo hollywoodiano Montgomery Clift. Clift era un attore teatrale che a 28 anni divenne una celebrità grazie al successo del film western “Fiume Rosso” interpretato insieme a John Wayne. Gli scatti di Kubrick descrivono un’anima inquieta e instabile, immortalano un uomo costretto a vivere nella finzione, obbligato a nascondere la sua omosessualità.
Il ritratto per Kubrick è una pausa nei reportage, una estenuante ricerca atemporale dove il suo sguardo indaga nel profondo chi è dinnanzi al suo obiettivo. I bambini prima di tutto, i loro giochi, l’innocenza dello stupore davanti la visione di un alce impagliata o la sofferenza di chi a soli 12 anni si ritrova come il piccolo Mickey a dover lavorare per sostenere la propria famiglia; salendo sui tetti di New York, Mickey, attraverso lo sguardo del maestro, ritrova la libertà e la spensieratezza dei suoi anni.
Il percorso di Kubrick fotografo si articola tra le più disparate situazioni: il circo e i suoi mestieranti, schizzi provenienti dal Portogallo, serie fotografiche dedicate allo zoo e ai poliziotti newyorkesi.
Il ritratto però è la componente più importante che forma lo sguardo del grande regista; Kubrick viene inviato da Look a testimoniare gli istanti antecedenti un incontro di pugilato che ha per protagonista il leggendario Rocky Graziano. Il giovane fotografo riesce con maturità a catturare momenti inediti del campione che si prepara ad affrontare il suo avversario sul ring. Il pugile, dietro l’obiettivo del maestro, è consapevole che la prima sfida da vincere è contro se stesso, tutta la sua forza è racchiusa nei suoi gesti, nell’attimo in cui viene immortalato sotto la doccia.
Il mondo del pugilato è per Kubrick una fonte di ispirazione, il suo primo cortometraggio ha luogo proprio durante un incontro di boxe, Day of the Fight è l’incipit di un primordiale approccio del maestro al mondo del cinema.
“Quando un regista muore diventa fotografo, il Bacio dell’assassino dimostra che quando nasce un regista non sempre muore il fotografo.” (J. Von Sternberg) Nel 1949 Kubrick imbraccia una cinepresa da 35 mm completamente da autodidatta, il suo contatto con la fotografia fu l’unico strumento che gli permise di realizzare un film da solo, per tutta la sua esistenza il regista non finirà mai di essere un fotografo.
STANLEY KUBRICK FOTOGRAFO
CHIOSTRO DEL BRAMANTE DAL 19 OTTOBRE AL 25 NOVEMBRE
Per informazioni: http://chiostrodelbramante.it/