Spartaco. Schiavi e padroni a Roma, il fascino e la crudeltà del più grande impero fondato sulla schiavitù conquistano l’Ara Pacis con una mostra che sarà visitabile fino al 17 settembre.
Spartaco. Schiavi e padroni a Roma offre una stupenda visione del forte legame tra schiavitù e gli usi e costumi romani.
Scenografie suggestive, arricchite di contributi audio e video, ospitano al loro interno i 250 reperti attraverso cui si svela la verità del più grande impero schiavistico del mondo antico. Gli autori dell’esposizione il Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali Claudio Parisi Presicce, Orietta Rossini e Lucia Spagnuolo affiancati da un team di archeologi, scenografi, registi ed architetti hanno realizzato un percorso articolato in 11 sezioni che scandisce e illustra tutti gli aspetti del motore propulsore dello Stato romano.
“È stata la manodopera servile che ha scandito la nostra memoria – dichiara Presicce – infatti, l’architettura monumentale è stata, sì, progettata da grandi maestri, come Apollodoro di Damasco per il Foro e i Mercati di Traiano, ma realizzata dalla forza-lavoro di migliaia di schiavi. È la componente anonima della romanità che, all’apogeo dell’età imperiale, costituiva il dieci per cento della popolazione, dai sei ai dieci milioni di individui”.
Spartaco, il gladiatore trace, e la sua storia sono state l’input che ha dato vita a questa mostra.
Reso prigioniero dalle conquiste romane, non si arrese mai alla sua condizione, ma diede vita, con il suo esercito di schiavi alla più grande rivolta schiavistica che Roma abbia mai visto, disseminando paura tra la popolazione ed impegnando l’esercito romano in una logorante guerriglia durata due anni. L’epilogo fu tra i più cruenti, il corpo di Spartaco non fu mai ritrovato e, dei settantamila schiavi-ribelli, solo seimila sopravvissero allo scontro finale contro l’esercito di Licinio Crasso solo per essere catturati e crocifissi lungo la via Appia tra Capua e Roma.
Era la primavera del 71 a.C. Sono passati 2088 anni da quella vicenda e chi rilega la schiavitù e la lotta per la libertà ad un passato remoto e lontano sbaglia, come ci mostrano gli scatti fotografici offerti dall’International Labour Organization, l’agenzia dell’Unesco impegnata nella lotta alle forme più diverse della schiavitù contemporanea. Un’esposizione che offre un parallelismo tra la realtà antica e quella contemporanea dove la linea di demarcazione scompare, offrendo uno spunto riflessivo su una realtà che fa, purtroppo, ancora parte di noi.