Le pubblicazioni rinnovano gli studi degli “Amici della Scala” nel campo dello spettacolo, con inediti e nuove finestre aperte alla ricerca. Le monografie sugli artisti sono curate da Vittoria Crespi Morbio.
Recentemente sono stati pubblicati otto volumi, inseriti nella collana “Artisti dello spettacolo alla Scala”. Le monografie sono dedicate agli artisti del Novecento che hanno lavorato alla Scala: i futuristi Enrico PrampolinieArdengo Soffici; il pittore e umorista Mino Maccari; il disegnatore Mario Vellani Marchi; gli astrattistiPiero Dorazio, Luigi Veronesi, Achille Perilli; e in aggiunta un omaggio allo scenografo e regista Pier Luigi Pizzi (che nel 2020 ha celebrato i suoi 90 anni).
Tutti i volumi rappresentano non solo la testimonianza del dialogo tra le arti che, nel teatro, trova da sempre spazio e fertilità, ma anche una non trascurabile spinta alla ricerca e all’approfondimento. Esclusive letture per immergersi in universi immaginifici e storia distillata.
Gli “Amici della Scala” hanno da sempre voluto lasciare un segno tangibile del loro impegno. E il segno che rimane è, da sempre, il libro. Le loro collane sono un unicum a livello internazionale e offrono agli studiosi di Scenografia, Musica, Costume e Teatro analizzato da varie prospettive, contributi insostituibili.
Nell’apposita sezione sul sito dell’Associazione si invitano i lettori a scoprire le preziose collane letterarie. Inoltre viene ripercorsa un’altra fondamentale attività dell’Associazione: l’organizzazione di Mostre, in alcuni casi legate alle pubblicazioni, e in tutti i casi rimaste fra gli eventi di questi oltre 40 anni a Milano a favore dell’arte, della cultura, e del massimo tempio teatrale meneghino.
L’Associazione Amici della Scala di Milano, presieduta da Anni Crespi, ha compiuto nel 2018 ben quarant’anni di attività: i personaggi, i libri pubblicati, gli eventi organizzati, le iniziative intraprese a fianco del Teatro alla Scala, della Cultura e della Milano civile sono destinate a rimanere nella memoria dell’Associazione, dei Soci, degli appassionati e di chi ne è stato protagonista.
La Scala, Milano e l’Associazione sono state e lo sono tuttora un centro catalizzatore di Cultura e di Storia musicale, civile ed artistica. Un’Associazione che, celebrando il proprio passato, ha voluto costruire il futuro che oggi prosegue tenendo altissimo il livello qualitativo culturale delle proposte offerte. L’associazione sostiene e affianca con iniziative, produzioni e attività di vario ordine il Teatro alla Scala, promuovendo la cultura teatrale e musicale in genere, ogni altra disciplina e forma di arte e cultura, istituzioni culturali e artistiche e aziende attive in questi campi.
Gli Amici della Scala hanno sostenuto giovani musicisti italiani e stranieri in Italia e all’estero; collaborato alla didattica di istituti universitari milanesi; pubblicato originali ricerche di studiosi italiani esordienti (alcune sono state adottate in seguito come testi universitari); svolto azioni di sostegno per istituzioni milanesi; stabilito rapporti di collaborazione e amicizia con studiosi, istituzioni e mecenati italiani e stranieri.
PIZZI alla Scala
Ripercorrere la lunga, sfaccettata e scintillante carriera di Pier Luigi Pizzi (1930), significa sfogliare l’album di ricordi della storia scaligera dal 1957 a oggi. Il debutto avvenne con Rossini, Gianandrea Gavazzeni sul podio.
Dopo allora, una serie di spettacoli che hanno fatto storia raggruppandosi intorno a nuclei riconoscibili, che hanno contribuito alla fisionomia della cultura teatrale di oltre mezzo secolo: la spregiudicatezza moderna di Oedipus Rex, la visionarietà di un Wagner borghese, concepito insieme con Luca Ronconi in anticipo su Bayreuth; e soprattutto la poetica della meraviglia barocca culminata in spettacoli come Ariodante, Armide, Rinaldo.
Da un capo all’altro del catalogo, la produzione di Pizzi configura una compiuta, personalissima estetica teatrale che non ha mai esaurito il proprio fascino.
PRAMPOLINI alla Scala
Giovane rivoluzionario in seno al Futurismo, portavoce della cultura italiana presso le avanguardie artistiche straniere, pittore sfoggiato dal regime fascista, Enrico Prampolini (1894 -1957) fu anche un vivacissimo intellettuale, sempre pronto a rimettere in gioco le proprie posizioni teoriche.
Il tema della scenografia teatrale ricorre durante l’intera sua carriera come espressione di una modernità radicale: Prampolini rinuncia alla scena dipinta, all’attore, ai canovacci consueti, in favore di un’astrazione senza compromessi. Ma è anche l’occasione di sfidare la prassi teatrale consueta: Il mandarino meraviglioso, pantomima su musica di Béla Bartók con la coreografia di Aurelio Milloss, è lo spettacolo più importante da lui realizzato. Andò in scena alla Scala nel 1942 e fissò una data storica.
Giovane rivoluzionario in seno al Futurismo, portavoce della cultura italiana presso le avanguardie artistiche straniere, pittore sfoggiato dal regime fascista, Enrico Prampolini (1894 -1957) fu anche un vivacissimo intellettuale, sempre pronto a rimettere in gioco le proprie posizioni teoriche.
Il tema della scenografia teatrale ricorre durante l’intera sua carriera come espressione di una modernità radicale: Prampolini rinuncia alla scena dipinta, all’attore, ai canovacci consueti, in favore di un’astrazione senza compromessi.
Ma è anche l’occasione di sfidare la prassi teatrale consueta: Il mandarino meraviglioso, pantomima su musica di Béla Bartók con la coreografia di Aurelio Milloss, è lo spettacolo più importante da lui realizzato. Andò in scena alla Scala nel 1942 e fissò una data storica.
VELLANI MARCHI alla Scala
Dal 1938 al 1961 Mario Vellani Marchi (1895-1979) ha firmato una lunga serie di spettacoli per il Teatro alla Scala, come scenografo e costumista. Modenese trapiantato a Milano, con il cuore a Burano e la penna in mano ai tavoli del ristorante Bagutta (fu tra i fondatori dell’omonimo premio letterario), ha attraversato le tempeste del Novecento con tratto lieve e luminoso, spesso con ironia, sempre con esemplare professionalità.
Le sue scene dipinte si svincolano dalla fedeltà realistica per farsi fantasiosi, esotici mosaici vi- venti nei quali l’equilibrio tra figure, quinte e fondali si basa su un perfetto calcolo di integrazione cromatica.
Una personalità che ha contribuito a fare la storia di Milano, un percorso artistico da riscoprire.
VERONESI alla Scala
Astrattista poco incline al compromesso, Luigi Veronesi (1908-1998) ha svolto per sette decenni una ricerca originale e intransigente sui rapporti tra musica e pittura, individuando i principi formali della propria arte rigorosa.
Ha saputo cogliere le suggestioni delle scuole storiche del Novecento, dal Bauhaus al Costruttivismo, percorrendo una via personale che l’ha reso protagonista dei movimenti d’avanguardia.
Fin da giovane si è rivolto al teatro, collaborando con Paolo Grassi e Giorgio Strehler, ma soprattutto progettando allestimenti quasi utopici, destinati a non venire mai rappresentati.
È solo dagli anni Ottanta che gli si aprono le porte del Teatro alla Scala e che il grande pubblico può scoprire il suo teatro fatto di geometria e di luce, immateriale e colorato, consegnato ai ballerini o alle marionette della Compagnia Colla: un mondo dove la regola scientifica si tramuta in stupore gioioso.
MINO MACCARI alla Scala
La commedia umana di Mino Maccari (1898-1989), la sua graffiante fantasia, i suoi personaggi ora concretamente tronfî, ora poeticamente surreali, il suo estro di pittore sbrigliato e personalissimo trovarono lo zenit teatrale a Firenze nel 1964, con il trionfale ritorno in repertorio de Il naso di Šostakovič, vietato in Unione Sovietica: stralunata, beffarda, divertita, la partitura, tratta dall’omonimo racconto di Gogol’, segnò un capitolo amaro nei rapporti tra il compositore e il regime sovietico.
Insieme a Eduardo De Filippo, che ne curò la regia, Maccari fu lo scenografo e costumista artefice della sua rinascita.
Con la direzione di Bruno Bartoletti, l’allestimento ebbe successo anche alla Scala nel 1972. A Milano Maccari tornerà nel 1974 per Il convitato di pietra di Gazzaniga, sorta di Don Giovanni in miniatura, reso irresistibile dall’ironia del tratto pittorico.
ARDENGO SOFFICI alla Scala
Diviso tra pittura e scrittura, e non privo di pregiudizi verso l’arte musicale, Ardengo Soffici (1879-1964) faticò non poco ad accettare l’invito dell’amico Curzio Malaparte, che lo voleva accanto a sé per una produzione fiorentina della Fanciulla del West (1954).
Vinta la resistenza, lo scenografo Soffici replicò la propria pittura legata alla terra, come se il sangue dei tre “maledetti toscani”, Malaparte, Puccini e lui stesso, scorresse nelle vene di una mitica California.
Alla Scala Soffici approdò nel 1959 per un altro spettacolo pucciniano, Suor Angelica: scartata l’illusione della verosimiglianza, è la sua pennellata morbida e decisa a invadere il palcoscenico.
PIERO DORAZIO alla Scala
Non è ampio il catalogo teatrale di Piero Dorazio (1927-2005), nome simbolo dell’avanguardia pittorica italiana. Eppure è proprio lavorando come scenografo che Dorazio ha inverato il suo “essere nel colore”, l’identità riconosciutagli dall’amico e collega Achille Perilli.
In Notte trasfigurata di Schoenberg, andata in scena alla Scala nel 1972, tutto è astrazione, libertà, colore e luce. Le poche strutture sceniche, le calzamaglie bianche dei ballerini sono le superfici di un mobilissimo gioco di tramature, intrecci, reticoli di linee rette pigmentate e proiettate dai fari.
Tutto prende vita in infinite metamorfosi cromatiche senza altro limite che il proprio ritmo intrinseco, la propria joie de vivre, la propria natura di danza.
ACHILLE PERILLI alla Scala
Achille Perilli (1927-2021) realizza il suo unico spettacolo per la Scala come scenografo e costumista nel 1965: Mutazioni è un balletto su musica di Vittorio Fellegara, con la coreografia di Mario Pistoni. Graffiante ma lieve, il segno di Perilli incide i bozzetti, componendo la propria vocazione antirealistica con un’idea narrativa.
Ne sortisce dunque un unicum nella sua produzione avanguardistica. L’esito è felice, ma soprattutto rappresenta il provvisorio punto d’arrivo di una teoria del teatro che muove da diverse matrici (il futurismo, il Bauhaus, l’esperienza di Schwitters, la pittura di Kandinskij, Klee e Mondrian), per ridefinirsi continuamente non solo quale oggetto intellettuale, ma come esperienza viva e luminosa.
MECENATE DELLE MONOGRAFIE
Fondazione Berti per l’Arte e la Scienza
La Fondazione Berti ha iniziato a operare nel 2001 con lo scopo di attuare e appoggiare iniziative di carattere privato o pubblico, sostenendo la ricerca scientifica e promuovendo attività culturali e artistiche.
Per il raggiungimento dei propri scopi istituisce borse di studio o di ricerca, contribuisce al finanziamento di fondazioni, associazioni, persone fisiche o giuridiche che perseguono obiettivi analoghi, tramite elargizioni in qualsiasi forma.
Può finanziare pubblicazioni, incontri, conferenze e qualunque altra iniziativa ritenuta idonea dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione. È esclusa qualsiasi attività commerciale ed ogni scopo di lucro.
Nel corso della propria attività la Fondazione Berti ha sostenuto il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano – in varie occasioni, offrendo significativi contributi per restauri alla Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno (VA), al Castello di Masino a Caravino (TO) – dove ha permesso di piantumare nel parco secolare uno dei più grandi labirinti dei giardini italiani – al Castello di Avio (TN), a Villa Necchi Campiglio a Milano e alla Villa dei Vescovi a Luvigliano (PD). L’impegno della Fondazione si è concretizzato anche a favore di altri Enti e Associazioni fra le quali si annoverano Vidas, Istituto Mario Negri, Fondazione Umberto Veronesi, Fondazione Benedetta D’Intino, Fondazione ART per la Ricerca sui Trapianti, Fondazione Teatro alla Scala, Fondazione Piccolo Teatro di Milano, Comunità di San Patrignano, Ospedale di Alessandria, Fondazione Uspidalet Onlus Alessandria, Dipartimento di Scienze Pediatriche Medico Chirurgiche e di Neuroscienze dello Sviluppo presso il Policlinico Gemelli di Roma, I.E.O. – Istituto Europeo di Oncologia, Venice Foundation.