“Signori e signore, si va in scena!” Le luci si spengono, le chiacchere in sala lasciano spazio ad un silenzio intriso di attesa, il sipario pian piano si apre non solo sullo spettacolo “Sior Todero Brontolon” di Carlo Goldoni ma sulla stagione 2024/2025 di un teatro che sta battendo ogni tipo di record e che è riuscito ad imporsi sulla scena teatrale internazionale, attirando centinaia di migliaia di spettatori da ogni parte del mondo.
Con una proiezione verso un futuro spettacolare e oltre i confini nazionali, il Rossetti non dimentica lo sguardo al passato verso la tradizione teatrale italiana e lo fa con una nuova produzione in collaborazione con il Teatro degli Incamminati e il Centro Teatrale Bresciano, diretta da Paolo Valerio e interpretata da Franco Branciaroli.
“Sior Todero Brontolon” è un personaggio “rustego” ma senza un barlume di bontà o ravvedimento, pronto ad opprimere la sua famiglia e la servitù, in modo ottuso e maschilista, muovendoli come pedine, alla mercé dei suoi desideri.
In questa scelta e omaggio ad un pilastro come Goldoni, il Rossetti guarda con emozione anche alle sue di origini perché proprio 70 anni prima si apriva il sipario sul primo spettacolo dello Stabile regionale: “La donna di garbo” del drammaturgo veneziano.
In questo fil rouge che intreccia passato, presente e futuro del Rossetti, si snodano le vicende di un becero “brontolon” e della sua famiglia: il cast di attori si immerge magistralmente nella caratterizzazione dei personaggi, regalando un’eccellente prova attoriale d’ensemble che esalta il testo originale attraverso ogni gesto, ogni interazione, ogni battuta e, allo stesso tempo, gli infonde nuova vita.
Le due ore di spettacolo scorrono veloci, leggere, con alcuni momenti veramente esilaranti, resi tali dalle scelte registiche e dagli interpreti, ai quali va nuovamente rivolto un plauso per l’estrema accuratezza nei dettagli. Dietro a questa patina di fresca ironia, in realtà si cela una riflessione profonda sulle dinamiche di una società con la quale spesso troviamo ancora delle similitudini.
Le figure femminili della nuora Marcolina e della vedova Fortunata, interpretate rispettivamente da Maria Grazia Plos e da Ester Galazzi, riescono a risolvere pacificamente il conflitto, anche se per mezzo di un sotterfugio, tagliando metaforicamente i fili di una mentalità maschilista rappresentata dal Sior Todero brontolon, un personaggio odioso e avaro, come lo stesso Goldoni lo definiva.
“Eppure non è il mio Todero un carattere immaginario. Purtroppo vi sono al mondo di quelli che lo somigliano; e in tempo che rappresentavasi questa commedia, intesi nominare più e più originali, dai quali credevano ch’io lo avessi copiato»
Ed ecco il tocco registico geniale quanto profondamente poetico dell’utilizzo delle marionette, i famosi “Piccoli di Podrecca”, alter ego dei personaggi ma anche simboli di un mondo mosso dalle avide mani di chi vuole controllare, imporre, sopraffare.
Alle marionette non resta che far credere al loro burattinaio che ogni movimento sia dettato dal suo volere per poi sciogliere i nodi che le bloccano e muoversi come vogliono, mentre l’ottusa meschinità del loro padrone lo convince di essere ancora lui a pilotare quei fili rimasti senza le sue pedine.
Non sarò di certo io a tirare “i vostri fili” fino alle poltroncine del Rossetti ma mi auguro che queste parole alimentino il vostro desiderio di assistere ad un classico magistralmente prodotto, in scena fino a domenica 6 ottobre al Rossetti di Trieste.
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