Serenade. Storia di un eroe romantico

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La mia spada è la chitarra, il mio pugnale è la penna

 

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La declamazione dei versi di Baudelaire apre il sipario sulla storia di un eroe romantico nell’epoca moderna. Lettere e serenate, oramai dimenticate, ostacoli dell’oggi, sono pur sempre l’emblema di chi crede nella conquista della vetta. L’anima e il cuore della persona amata.

Doppio Teatro dal 30 ottobre al 1 novembre. Serenade – Storia di un eroe romantico di e con Raffaele Balzano ha deliziato l’animo del pubblico. Presentato dalla compagnia Un rigo si e un rigo no la regia è curata dallo stesso Balzano e da Marco Zordan.

Spettacolo intriso di poesia, romantico e delicato, arriva nell’era moderna come un antico quadro da ammirare e sul quale soffermarsi.

Il messaggio è semplice e immediato. Ripartendo da noi stessi, seppure delusi da una storia d’amore, siamo in grado di riprenderci chi siamo, la nostra personalità. Sebbene poetica e romantica, avvalendoci del classico metodo per far innamorare la persona da cui siamo attratti, potremmo uscirne vincitori.

Perché, senza perdere la speranza, qualcuno comprenderà ciò che vogliamo esprimere grazie alle lettere, la scrittura e le canzoni. Impresa per raggiungere la vetta, il cuore e l’anima di chi si ama senza chiedersi nulla in quanto non si può cambiare la nostra natura.

Raffaele Balzano interpreta Michele. Lasciato dalla sua Marika si sofferma sul motivo analizzando tutti gli aspetti del rapporto e come le aspettative personali influenzino la relazione. Michele ricorda tutto. Date, incontri, quando ha notato la sua lei per la prima volta, le azioni del momento.

Nonostante tutto la disperazione è tanta. Michele desidera riconquistare Marika. La pensata geniale, per lui necessaria e ancora oggi funzionale, è una serenata. Il citofono è un escamotage per far si che Marika si affacci alla finestra e ascolti la canzone a lei dedicata.

Divertenti sono le voci fuori campo. Chi risponde al citofono sono la madre e il padre di Marika, Valentina Conti e Simone Fraschetti, i quali con l’accento romano arricchiscono l’ironia della performance. Marika, Claudia Fratarcangeli, legge la lettera d’addio.

L’animo femminile, invece, si presenta in un’atmosfera a luci rosse. Voce fuori campo di Marco Zordan, vuole insegnare a Michele come comportarsi con le donne dandogli lezioni sull’animo femminile, appunto.

Dentro una scenografia semplice ove libri sparsi sul pavimento, un cubo, due sgabelli, una chitarra e un ukulele, e fotografie, il protagonista si muove sicuro divertendo gli astanti. L’ottima modulazione della voce porta l’esibizione a scorrere con leggiadria.

La recitazione è intervallata da momenti musicali dal vivo. Lo stesso attore-autore canta i testi scritti da sé, con la presenza in scena di Rodolfo Valentino Puccio alla chitarra. Quest’ultimo legge anche delle liriche scritte appositamente per lo spettacolo.

Il protagonista non crede che cambiando atteggiamento si possa modificare il corso degli eventi. Mettere da parte i propri interessi e la visione romantica della vita è indossare una maschera e negare sé stessi. Per stare insieme a una persona la libertà è essenziale. Significa essere ribelli.

Approdare su altri lidi dove c’è bisogno di me diventa un modo per concentrarsi su un’altra donna, un alto nome, Silvia. E quale teoria funziona meglio? Quella della mela o dell’arancio? C’è da scoprirlo.

Verso la conclusione un verso tradotto della canzone Lover, You should’ve come over di Jeff Buckley

A volte un uomo si lascia trasportare, quando sente che dovrebbe divertirsi.
Ma è troppo cieco per vedere i danni che ha fatto.
Qualche volta un uomo deve svegliarsi per scoprire che veramente, non ha nessuno

 

Conduce ognuno a scoprire una verità sublime.

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