Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello debutta con la regia di Luca De Fusco mercoledì 13 dicembre e sarà in replica fino a domenica 17 al Teatro Rossetti di Trieste.
Così come avviene nel celebre dramma il sipario si apre su un palco in corso di allestimento dove stanno per cominciare le prove del secondo atto teatrale de Il giuoco delle parti, un’opera dello stesso Pirandello.
Gli attori e il capocomico con molta naturalezza si ritrovano in teatro per le prove dello spettacolo, camminano per la platea entrando dalle stesse porte attraverso cui è entrato il pubblico e vivono il teatro in tutte le sue parti. Abitano con familiarità spazi che di solito gli sono interdetti, proprio come avviene in un teatro a porte chiuse, lontano dagli occhi degli spettatori.
Lo spazio disintegrato del dramma
Nella messinscena di De Fusco assistiamo, fedele alla poetica dell’autore, alla disintegrazione dello spazio teatrale grazie alla quale il pubblico diviene osservatore privilegiato in una situazione che altrimenti lo vedrebbe escluso.
Mentre gli attori e i membri della compagnia si apprestano lentamente a cominciare le prove l’apparizione di sei personaggi interrompe l’azione rovesciando l’attenzione su quest’ultimi.
I sei personaggi che immagina De Fusco si materializzano sul palco dopo essere stati introdotti da una proiezione delle loro figure nere e meste che avanzano lentamente dal fondo scena.
Una famiglia unita dal dramma e nel dramma irrimediabilmente divisa, vaga in cerca di un autore che possa permettergli di rappresentarlo, di riviverlo ancora e ancora:
Il capocomico
E dov’è il copione?
Il padre
È in noi, signore. Il dramma è in noi; siamo noi; e siamo impazienti di rappresentarlo, così come dentro ci urge la passione!
Pirandello in una sola mossa scompone le strutture drammatiche del teatro convenzionale e tenta di svelare il passaggio dalla persona al personaggio, dall’avere forma all’essere forma, nel complesso meccanismo della creazione artistica.
Il padre
Un personaggio, signore, può sempre domandare a un uomo chi è. Perché un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è sempre «qualcuno». Mentre un uomo – non dico lei, adesso – un uomo così in genere, può non essere «nessuno».
L’idea registica di mostrare attraverso il supporto del video i retroscena drammatici che vengono solo suggeriti dal linguaggio teatrale, aiuta lo spettatore ad avere un respiro più ampio sulla vicenda.
I corti in bianco e nero, nello stile del cinema muto, aiutano lo spettatore a districare la matassa guasta dei rapporti familiari. Inoltre, esaudiscono la richiesta dei sei personaggi, non totalmente soddisfatta nel testo, di mettere in scena il proprio dramma ripetendo così il valzer delle colpe.
A sostenere però lo spettacolo sono gli attori, quelli reali (tra cui Eros Pagni, Angela Pagano e Gaia Aprea) che conferiscono vitalità e ritmo al testo senza venire meno all’interpretazione. Il pubblico entra nella storia senza perdersi e senza rinunciare al piacere di assistervi.