È andato in scena, per una data unica e speciale lunedì sera, al Teatro dei Fabbri, in collaborazione con La Contrada di Trieste, Marocchinate per la regia di Pistoia e testo di Simone Cristicchi.
Protagonista Ariele Vincenti, da poco applaudito alla stessa “La Contrada” ne “La Cena perfetta“.
LA TRAMA
Siamo in un paese della Ciociaria e Angelino, pastore locale, ci racconta la semplice ma faticosa vita contadina della sua zona prima della guerra. Vita che viene sconvolta con l’arrivo delle truppe Marocchine, aggregate agli Alleati, ai quali viene affidato il compito di entrare nella rocciosa difesa tedesca. Ottemperano il loro compito,” le truppe di colore” come ricompensa ottengono il “diritto di preda” contro la popolazione civile.
50 Ore di carta bianca, 50 ore in cui fanno razzia di tutto quello che trovano: oro, case, vino, bestie, ma soprattutto donne. Sono migliaia le donne che verranno stuprate e uccise nella primavera del ’44, dai soldati marocchini.
UN VINCENTI STUPEFACENTE
Se ne “La cena perfetta” lo abbiamo visto nel suo lato comico, in “Marocchinate” troviamo il lato più drammatico, in cui non si può improvvisare.
Ottima interpretazione grazie a un testo e una messinscena già praticamente perfette, che mantiene il senso della vicenda reale grazie all’uso del dialetto ciociaro.
In scena Vincenti è accompagnato da Marcello Corvino e dal suo violino. Corvino è personaggio lui stesso nella finzione scenica dando fisicità a un amico di Angelino, Filiberto, l’unico della sua generazione ad avere finito gli studi
STORIA DI ANGELINO, SILVINA MA ANCHE STORIA D’ITALIA
Storia di Angelino, di Silvina (sua moglie e una delle marocchinate) e di un intero paese ma anche uno spaccato di storia che Angelino riferisce anni dopo a un fantomatico Professore (che poi si scoprirà essere un importante e famoso giornalista).
Il professore sarà sempre in scena anche se non esistente in carne ed ossa poiché evocato nel migliore dei modi da Vincenti che a lui si rivolge più volte nel corso del monologo.
LE MAROCCHINATE
Le marocchinate vivranno poi con questo marchio
un marchio a fuoco come le mucche, una condanna, un ergastolo sia dai propri uomini una volta rientrati dalla guerra sia dalle altre donne che erano riuscite a sfuggire alla razzia
INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
A sette anni dalla fine della guerra una parlamentare portò in aula un interrogazione riguardante la vicenda e un eventuale risarcimento per quello che le donne avevano subito.
Ma, come racconta Angelino, fu un grido che rimase inascoltato.
Questa vicenda si inserisce perfettamente nel filone creato e portato avanti dallo stesso Cristicchi
se non te le raccontano non le conosci, in una zona che se non hai parenti o amici non ci vai