Cio-Cio-San: “Dicon che oltre mare se cade in man dell’uomo, ogni farfalla da uno spillo è trafitta ed in tavole infitta!”

F.B. Pinkerton: “Un po’ di vero c’è. E lo sai tu perché? Perché non fugga più. Io t’ho ghermita… Ti serro palitante. Sei mia.”

Cio-Cio-San: “Sì, per la vita.”

Una vita breve quella di Cio-Cio-San, Madama Butterfly. Un “monodramma” che vede questa giapponesina sedotta, abbandonata e suicida. Una tragedia che è capace di innescare quel “ricatto dei sentimenti” a cui le platee di oggi, come quelle di ieri, reagiscono commosse in una pioggia di applausi.

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Puccini ci catapulta in una terra delicata e misteriosa: il Giappone. Entriamo così fra le pareti di una casa di Nagasaki e ci entriamo non solo grazie alla minuziosa descrizione ambientale. È la musica a gridare Oriente attraverso temi creati ex-novo e altri che fanno da calco a melodie autentiche. Ma giungono gli Americani e la partitura si tinge di Occidente, culminando in una nota citazione: l’inno della marina americana che diventerà poi quello nazionale degli USA.

Si può definire quest’opera “monodramma” poiché l’intera vicenda ruota attorno a questa Geisha rinnegata, ogni personaggio esiste in sua funzione. Anche fuori scena la sua presenza è preponderante. Lei entra e l’orchestra, limpida e al tempo stesso ricchissima, ne disegna quasi un ritratto musicale.

Al centro abbiamo lei, una quindicenne cresciuta troppo in fretta. Da lei si diramano tutti gli altri: Goro, il sensale di matrimoni, che esaspera la sua giapponesità divenendo quasi una caricatura di se stesso. Pinkerton, giovane ufficiale della marina americana, nonché sposo di Cio-Cio-San. Il Console Sharpless che dedica frasi commosse alla nostra eroina (Di sua voce il mistero l’anima mi colpì). Suzuki, accorata e fedele cameriera, per lei sono le sue preghiere. E insieme a loro tutti i parenti: lo zio Bonzo lancia contro di lei la sua maledizione. Yamadori la brama. E infine Kate, Kate Pinkerton, la quale nutre compassione per lei ma rivendica comunque la prole di suo marito.

Madama Butterfly al Verdi di Trieste

L’allestimento curato da Alberto Triola e Libero Stelluti lascia l’intera gloria alle musiche di Puccini, lavorando su un notevole minimalismo reso possibile anche dalle scenografie ideate da Emanuele Genuizzi e Stefano Zullo. Tutta la vicenda si svolge dietro a un tulle che ahimè spesso non valorizza la vivacità dei colori propri del Giappone ma che fa regnare luci calde (studiate da Stefano Capra) e toni pastello (anche grazie ai sobri costumi di Sara Marcucci) a conferire una realtà intima guarnita da un alone nostalgico.

Encomiabile Nikša Bareza e l’intera orchestra, capace di dilatare ogni turbamento. Meravigliosa l’esecuzione della veglia di Cio-Cio-San, quasi un medley dei temi precedenti che ci raccontano dei sogni e rimpianti di questa ragazza

Madama Butterfly è Liana Aleksanyan, che leggiadra davvero come una farfalla si destreggia abilmente interpretando uno dei ruoli più amati dell’operistica italiana. Pieno di speranza è il suo Un bel dì vedremo e languido ed estatico Dolce notte. Insieme a lei Piero Pretti, Pinkerton. Conquistano la platea e fanno incetta di applausi. In Addio fiorito asil è suggestivo, nobile. Al suo fianco Sharpless, Stefano Meo, amatissimo dal pubblico triestino e con un fraseggio accurato nonché caratterizzante del suo essere cinico e libertino. Bello il Duetto dei fiori, dialogo tra Cio-Cio-San e Suzuki, Laura Verrecchia, una giovane mezzo-soprano dal timbro pieno e caldo. Comico e al limite del ridicolo è Goro, Saverio Pugliese, vocalmente sciolto e con una recitazione a punto. Non da meno sono gli altri interpreti: tuonante e minaccioso Fulvio Valenti (lo zio Bonzo) e convincente Dario Giorgelè (il rifiutato Principe Yamadori). Misurata l’infelice Kate Pinkerton, Silvia Verzier, elegante per quanto imbarazzata dell’intera vicenda. Non ultima Annalisa Asha Esposito, mimo, alter-ego di questa sfortunata farfalla. Meraviglioso  il coro diretto da Francesca Tosi che ancora una volta dà prova di grande professionalità.

Se siete curiosi di scoprire quest’opera timida ed ambiziosa, quella per cui Puccini disse “La Mia Butterfly è l’opera più suggestiva ch’io abbia mai concepito!” sarà in scena al Teatro Verdi di Trieste fino al 20 aprile.

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