Ha debuttato mercoledì 13 novembre al Teatro Testaccio in Roma “Schegge di Shakespeare” scritto e diretto da Stefano Mondini. Un omaggio scanzonato, ma non troppo, al genio assoluto del teatro da parte di una delle voci più calde e apprezzate del mondo del doppiaggio Italiano. Stefano Mondini si cala nei panni di un istrionico conduttore e ci guida in maniera divertente e divertita alla scoperta di brani più intensi e famosi dell’opera omnia del teatro shakespeariano, Romeo e Giulietta, Otello, La Bisbetica domata ed altri ancora.
Sul palco una scenografia scarna ed essenziale, sei sedie, un leggio centrale, una chitarra. Qui sono le parole che contano. I giovanissimi attori vengono “convocati” in scena da Mondini. Si gioca a fare i grandi attori, tra pretese e battibecchi, ovviamente in maniera del tutto divertita e quasi sorniona, quasi a sdrammatizzare la liricità dei testi che andranno a seguire. I sei giovani attori sono bravi, forse un po’ troppo impostati nel recitato, ma bravi e ci mettono tutta la passione e l’entusiasmo consoni alla loro giovane età e alla fine è proprio questo che conta, giocare, recitare, trasmettere. Particolarmente intenso sia per recitazione sia per bravura dei due attori il “duetto” tra Otello e Desdemona, uno dei momenti più intensi e lirici e toccanti dello spettacolo.
Mondini fa da filo conduttore, il suo ruolo è quello di fare da ponte, tra gli attori, il palco e il pubblico. Lo strumento scelto è quello dell’ironia, con qualche giusta concessione alla battuta, quasi un voler trascendere, attualizzare i testi e i personaggi a portarli ai giorni nostri a renderli “moderni”.
L’intento di Mondini è infatti quello di avvicinare sempre di più gli spettatori al testo, farli sentire partecipi, fargli vivere la verità e l’intensità di quelle parole, conosciute, spesso odiate, amate banalizzate e bistrattate ma che a distanza di secoli continuano ancora a vivere e a ispirare registi, attori, autori e addetti ai lavori.
Uno spettacolo che vale la pena vedere per conoscere, arricchirsi e perché no divertirsi.