Rock Of Ages – Il Musical sullo schermo

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di Carla Torriani

 Un anno e mezzo fa vidi a Broadway un musical da noi sconosciuto, già in scena a New York da un paio di  anni.  Vidi le prime immagini dello spettacolo su YouTube e mi domandai “perché da noi no?”.

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Il musical in questione era ROCK OF AGES, arrivato sugli schermi italiano da qualche giorno, praticamente quasi in contemporanea con il lancio europeo fattoi una decina di giorni fa a Londra.

Con un passato nella musica rock alle spalle, lo spettacolo mi piacque fin dall’ambientazione stessa. Il teatro,  BrookAtkinsonTheatre,  era allestito come se fosse un locale, lo Strip, locale rock di Hollywood dove si svolge l’intera vicenda.  Se non ci fossero state le poltrone in platea poteva essere davvero un locale data la vicinanza delle prime file con il palco e la band messa in bella mostra sullo stesso.

E per rendere l’atmosfera ancora più verosimile tra il pubblico passavano camerieri e cameriere pronte a servire fiumi di birra (ovviamente). Ebbi la fortuna di trovare posto quasi a buon mercato in ottava fila di platea per cui, essendo anche di corridoio centrale,  ero completamente immersa nell’atmosfera circondata spesso dalle splendide forme delle ballerine del cast (bellissime e spiritosissime…).

Rock of Ages è quello che viene definito un juke box musical, uno spettacolo costruito appositamente su canzoni note (come Mamma mia! Per fare un esempio). Qui le canzoni, trentuno in totale, sono tutte rigorosamente rock, quel rock (prevalentemente americano) molto easy, molto popolare e di successo del periodo fine anni ’70 inizio anni ’80 come  “Anywayyouwantit” e  “Don’t stop Believin” (Journey)“The final countdown” (Europe) ,  “Heat of the moment” (Asia),  “Wanted dead or alive “ (Bon Jovi),  “Nothingbut a good time” (Poison),  “I Wanna Rock” (TwistedSister) solo per citarne alcuni.

A unirle una storia d’amore forse un po’ banale, due giovani che sognano di sfondare come artisti rock: lui,  Drew, barista tuttofare del  locale con la grande voglia di salire sul palco dello stesso, lei,  Sherrie,  biondina ingenua appassionata di rock che arriva dritta dritta dal classico paesino sperduto della provincia americana con l’intenzione di sfondare. Si incontrano per caso: lei appena arrivata viene derubata della sua valigia e lui, corso in suo aiuto e ammaliato dai suoi occhioni e dalla sua disperazione, la propone al suo capo, vecchio rocker frichettone,  Dennis, e al suo aiutante Lonny, spiritoso, volgare, molto simile ai personaggi di Belushi, per un lavoro allo Strip. Ma il  locale non sta godendo di un buon periodo. Gli viene infatti intimato lo sfratto perché al suo posto deve nascere l’ennesimo mall.  Mentre fuori una giovane e un po’ frichettona simpatizzante del locale inizia la protesta contro lo sfratto,  si sta preparando il concerto di una decadente star del rock, StaceeJaxx.  Star con tanto di groupie, boccoli biondi, finto pellicciotto, stivali e cappello da cowboy d’ordinanza.

La dolce Sherrie ha un rapporto con lui, ma lui, visto comunque la sua unione con Drew, la fa licenziare dal locale proprio quando Drew inizia a cantare. Le strade e i sogni dei due ragazzi qui si dividono e si trasformano:  Drew viene notato dal manager di StaceeJaxx che lo trasforma però in un cantante rap, mentre Sherrie, senza un dollaro in tasca, viene notata dalla tenutaria di un locale per soli uomini che le offre una spalla su cui piangere e un palo con esibirsi.

I ragazzi si incontreranno e ritroveranno se stessi durante il concerto finale di StaceeJaxx che, grazie comunque ad un ripensamento dei nuovi padroni dello stabile, continuerà a vivere come luogo deputato al rock.

Storia quindi banale, ma resa molto divertente e trascinante sia dalla musica che dall’umorismo  (anche pesante) reso dal copione nonché dalla bravura del cast (qui chi scenicamente deve suonare la chitarra, come Drew, suona la chitarra, non fa finta…) che, al suo debutto, annoverava la presenza di Constatine Maroulis (che per questo ruolo ha ottenuto una nomination al Tony Award come miglior cantante di musical), conosciuto al pubblico italiano per essere stato nel cast di Beautiful.

 Un successo a Broadway, in tour poi per gli States, Canada, approdato da qualche mese a Londra e spunto per un film. Film che, pur essendo scritto dallo stesso autore del musical, Chris D’Arienzo, è fedele solo in parte al musical. Non solo nel racconto ma anche nello spirito. Viene fatto un grande lavoro sul personaggio di StaceeJaxx qui magistralmente interpretato da Tom Cruise che impersona una rock star dannata, ubriacona, sesso dipendente, dall’ipertrofico ego e dalla proverbiale solitudine (insomma, piuttosto sterotipata), un misto tra Iggy Pop e Axl Rose.  Stacee non è sul viale del tramonto ma corre in aiuto dell’amico Dennis ridotto sul lastrico e su cui incombe la protesta della moglie del sindaco (interpretata da Catherine Zeta Jones) che si è messa in testa di ripulire le strade di Los Angeles partendo proprio da quel locale in Sunset Boulevard. In realtà la donna vuole solo vendicarsi con Stacee  reo di averla abbandonata anni prima in un hotel  dopo una notte di sesso estremo.

Stecee, attraverso le dure parole di una giornalista di Rolling Stone (di cui si innamorerà), ritroverà se stesso,  riprendendosi la propria vita lasciata per lungo tempo in mano al suo scaltro (e ladro) manager.

 Il resto della storia è abbastanza simile al musical, abbastanza…ma non del tutto. Tra gli interpreti anche Mary J Blige, forse poco sfruttata,  che interpreta la tenutaria del locale di lap dance, e Alec Baldwin che interpreta Dennis, proprietario del locale meno brillante però rispetto alla stessa figura del musical. Menzione per lo scimpanzé “Che Bello”, una sorta di fedele segretario personale di StaceeJaxx

Questo  è quello che manca al film: la freschezza, lo spirito, l’ilarità rock che invece è caratteristica del musical.   Speriamo qualcuno osi portarlo in Italia o farne una versione italiana (per carità niente traduzioni di canzoni però!). Potrebbe coinvolgere quel pubblico, numeroso, di appassionati del rock magari poco propensi ad entrare in teatro perché non ci sono proposte adatte a loro.

 

 

 

 

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