Tra le tante cose, c’è ne è una in particolare dove il Teatro riesce, mentre altre terapie e cure falliscono: far sognare, come non siamo più capaci di fare. Pure quando si tratta di una storia che il pubblico di ogni età s’è vista raccontare in mille modi.
Correva l’anno 1991 quando, al cinema, ci si innamorava di Kevin Costner (pre-tonno) e il suo Robin Hood; prima di lui (1976) ad indossare la calzamaglia Sean Connery ad innamorarsi di MeLady Marion Audry Hepburn; la prima versione cinematografica si fa risalire al ’26 e non può che essere muta; esilarante e dissacrante (e che preferisco) la versione di Mel Brooks che cura la regia di Robin Hood Men in Tights; e visto che, come il nero, sta con tutto lo ritroviamo pure dentro un nostrano Super Fantozzi d’annata 1986. Questi per citarne solo alcuni.
Un tuffo in una delle storie più avvincenti che da sempre si tramanda, quella di Robin Hood, metafora per eccellenza del furfante buono e liberatore degli oppressi.
Le avventure di un eroe e di tutta la sua simpatica cricca, in un tempo in cui la “cricca” rappresentava solo simpatia.
Robin Hood, il valore della Giustizia: un regalo fatto di poco più di un’ora e di tanta magia, che la Compagnia Il Caravaggio fa al pubblico del Teatro Greco fino al 12 Aprile, a Roma.
Riassumerne la trama sottrarrebbe solo tempo e spazio al raccontare, invece, i diversi talenti in scena e dietro le quinte. Per questa ragione cercherò di snocciolare trama e ruoli in un delirio emotivo che tenterò di mettere in ordine.
A dare inizio allo spettacolo è Re Riccardo con un’aria che anticipa e chiarisce il suo ruolo che lo vedrà costretto a partire per la Terra Santa.
Lorenzo Tognocchi Cuor di Leone, non fa in tempo a delegare il trono al fratello minore Giovanni, che si ritrova già tradotto nelle segrete del palazzo per mano di un tranello ordito proprio dal fratello interpretato da Sua Cattiveria Daniele Derogatis, spalleggiato dalla perfida Lady Sibilla aka Mariagrazia Di Valentino e dal fido Bronco al secolo Antonio D’Onofrio.
E già qui ci si rende conto di avere davanti uno spettacolo dove, letteralmente, non si sa dove guardare prima, tanto è coinvolgente, e considerando che la storia la conosciamo già, mi sento di attribuire il merito al talento degli artisti.
Ma andiamo avanti, perché il parterre non è finito.
Mentre il Principe, diventato re, Giovanni si gode il suo momento di gloria con la sua di cricca (e, forse, qui “cricca” assume per la prima volta nella storia l’accezione attuale), il popolo conosce Fame, Miseria e Povertà. A sottolineare questo passaggio dal benessere alla Miseria, un ensemble composto dagli ottimi Claudia Gallo, Danilo Monardi, Massimiliano Lombardi, Arianna Milani, Pierluigi Sorteni, Martin Loberto, Alice Viglioglia.
Il compito di illuminare la scena con un pò di buoni sentimenti e freschezza è affidato a Lady Marian (Sharon Alessandri) e Lady Rose interpretata da Brunella Platania (che fosse brava lo sapevo, ma Teatro vuol dire anche essere pronti al piacere di lasciarsi sorprendere sempre!)
Un quadretto di cotanta beltà non poteva durare troppo, infatti arriva in scena il bello e tenebroso Sceriffo di Nottigham Simone Sibillano, che incarna preciso preciso l’immaginario dello sciupa femmine e crudele (personaggio concepito prima che si conoscesse il fatto che il grigio fosse composto da cinquanta sfumature)
Lo Sceriffo, braccio armato di Giovanni, viene assoldato per catturare un furfante che, con arco, frecce ed onestà, se ne va in giro a rubare ai ricchi per dare ai poveri.
Per la squadra dei buoni: Robin Hood (Michelangelo Nari) Little John (Giuseppe Cartellà) e Fra Tuck (Paolo Gatti), sono loro ad avere la responsabilità di riportare sul trono il legittimo Re.
Quello che succede dopo lo sappiamo tutti, ma come lo abbiamo visto fare alla compagnia Il Caravaggio ci è piaciuto davvero molto.
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E visto che il Teatro non lo si fa solo sulle tavole del palco, ma vi si lavora anche prima e dietro, un grande Grazie va a Simone Martino per le musiche, l’orchestrazione e parte del libretto, altra parte del libretto a Giuseppe Cartellà; la regia di Paolo Gatti; aiuto regia: Serena Mastrosimone; tecnico del suono: Willy Antico; scenografa: Martina Basta Salvetti; direttore di scena: Fabrizio del Prete; coreografie: 2D; coreografa: Claudia Gallo; grafica: Giulia Pagano.
Se non lo avete visto, non sapete cosa vi siete persi…per chi volesse colmare questa lacuna Robin Hood, il valore della Giustizia sarà in scena ancora fino al 12 Aprile al Teatro Greco.