RI-VOGLIO LE MIE OSSA … la danza di Cosimi / Lattanzi

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La Compagnia di Enzo Cosimi, travolge, con la riuscita creazione “Sopra di me il Diluvio”, prodotto con MIBACT, in collaborazione con la Biennale di Venezia, e le sinergie con il video artist Stefano Galanti, il disegno luci di Giovanni Starapoli e le musiche originali di C.Watson, P.Loa, J.Wheeler.

Incorniciano l’esito nel 2014, con il Premio Danza&Danza per la miglior Produzione Italiana dell’anno.

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sopra di me il diluvioNell’ambito del cartellone di Teatro Danza, curato da Roberto De Lellis, presso il teatro Comunale dei Filodrammatici a Piacenza, in collaborazione con ATER, organizzata dal Teatro Gioco Vita, per la rassegna “TRE per TE”, prende forma il solo di Paola Lattanzi, interprete unica, di mirabile impatto fisico.

Nell’ambito del programma inFormazione teatrale, l’iniziativa di approfondimento dopo lo spettacolo, prevede un dibattito interscambio tra l’autore, l’interprete, il pubblico, e di volta in volta, l’intervento di esperti, come lo psichiatra, Corrado Cappa, che si confrontano con gli artisti sul tema dello spettacolo.

Qui non più l’equazione, artista-palco-spettatore, ma interprete-spettator/attore. Un filo conduttore che scivola, corre, s’intreccia nel racconto sul palcoscenico, come nel teatro della vita reale di ogni uno di noi. Una visione di teatro politico e sociale, in cui la disumanizzazione dell’uomo, è al centro dell’Argomento.

SINOSSI

Dalle parole dell’autore…

Esaurito il paradigma della postmodernità, si ipotizza l’apparire di un Nuovo Uomo che si affaccia ad un paesaggio arcaico, tribale di cui il continente nero , l’Africa ne rappresenta l’emblema. Un’Africa violata, urlata, che nonostante i massacri senza fine a cui è sottoposta, riesce a restituirci una visione di speranza

ANAMNESI

premesso che, partendo dal punto di vista di un’analisi critica, frutto, non del focus psichiatrico, ma del terapeuta della danza ad indirizzo junghiano e dell’esperienza in campo artistico, nel portare e tradurre il pensiero in movimento e viceversa, il coreografo Enzo Cosimi, fedele a se stesso, ad un filo conduttore trasparente, lontano dall’ipocrisia dei concetti intellettuali, a volte inutili, ci aiuta, con questa creazione a prendere coscienza della re-lazione tra l’uomo e il suo habitat, nel suo mondo interiore, e all’importanza indivisibile del movimento dal pensiero dell’uomo, dal suo nucleo primordiale, da dove tutto nacque.

Mette in scena, il the day after, di una ipotetica apocalisse, “Sopra di me il Diluvio”, il titolo del progetto coreografico, riassunto in un tempo concentrato di cinquanta minuti.

Un assolo struggente, dentro e sotto pelle, nella carne e nelle ossa della sua interprete,

Paola Lattanzi, musa ispiratrice e collaboratrice da circa quindici anni di Cosimi, per cui le è valso il Premio Tersicore nel 2015, per la danza contemporanea femminile.

La bellezza iconoplastica del corpo della Lattanzi, dalle movenze feline, fisicità androgena ed atletica al con tempo, nel mostrare la nudità integrale, senza alcuna pruderie .

Ipnotica nello sguardo, sostiene nella performance, un’incredibile sforzo di contrattura muscolare, sovrapponibile alle elucubrazioni nel processo dello sviluppo mentale, cercando di scarnificare l’essenza del nucleo da cui trae le origini.

Direbbe Laban, “l’effort shape”, la relazione del movimento del sentimento interiore più profondo, con i fattori di spazio-tempo-peso-e flow, flusso di tensione del movimento, sua progressione e continuità.

Una lettura nata dalla profonda riflessione del coreografo Cosimi dal suo precedente lavoro, “welcome to my world”, proietta lo spettatore, con uno schiaffo morale, a prendersi la responsabilità, e rendersi parte attiva dello scempio perpetuato sulla terra, a partire dalla culla della civiltà umana, la mater Africa.

In un clima metafisico e surreale, costruisce lo spazio d’azione scenografico, nel quale pone la matrice stilistica coreografica, resa all’osso, senza alcuna stesura di movenze e passi, riconducibili ai dogmi della Danza.

La non danza, pone le radici nel teatro di danza, e qui, nell’assoluta vicinanza al teatro orientale del Butoh, nel raccontarsi nella difficoltà di sapersi reggere in piedi, nel cadere, rotolare, saltare, o semplicemente deambulare, in modo estremamente viscerale ed istintuale, da animale primordiale, con tensione muscolare, fino ad esplodere, per liberare la voce, per far nascere un nuovo individuo.

INTERVISTA

A Enzo Cosimi

Cosa sarebbe cambiato, se l’interprete fosse stato un ballerino/uomo?

Non ho mai pensato realmente al sesso dell’interprete di questo solo, piuttosto, all’impatto emotivo forte che avrebbe suscitato. Il corpo prestato al concetto da esprimere è prevalso nella scelta di Paola con la quale collaboro da anni. La sua fisicità androgena dalle sembianze asessuate, era perfetta per questo scopo.

A Paola Lattanzi

Come ti sei sentita maTer , ad affrontare con tanta fisicità , questo ruolo?

Con un filo di voce, sfumata al servizio della rappresentazione, affondo le mie sensazioni nella percezione fisica e muscolare, la stessa che analogamente ho provato nel concepire i miei due figli. Il mio corpo è sicuramente fuori dagli schemi seducenti femminili, in cui la donna ricopre i ruoli più eterogenei fin dagli albori dei tempi.

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