Revolver, Davide Verazzani porta in scena i Beatles come non li avete mai conosciuti

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Domenica 27 Novembre alle ore 18 al Teatro di Documenti di Roma andrà in scena “Revolver, I Segreti del Disco che ha cambiato la musica Rock”, scritto e interpretato da Davide Verazzani, con Riccardo Russini.

Verazzani non è un nome usuale nel panorama del teatro italiano. Ma è comunque un personaggio, uno scrittore, autore curioso e attento, amante dei Beatles e di tutto quanto  è retroscena nella loro nota storia discografica e personale.

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Conosciamo Davide da tanto, tanto tempo quando, entrambi, ci occupavamo di Fanzine (trent’anni fa andavano molto questi ciclostilati semiclandestini che avevano come soggetto un personaggio della musica o un tema specifico , come cinema o altro), e che veniva distribuito a volte anche nei negozi di dischi. Oggi sarebbe paragonabile ad una pagina fan di qualsiasi social.

Lui ne aveva creata una divertentissima, insieme ad un branco di pazzoidi giovani intellettuali dell’area monzese, “Slang”.  La musica, il cinema e altro venivano recensiti con l’ironia della competenza.

Ma per i lettori di Nouvelle, Verazzani, a parte qualche recensione (poche purtroppo per sua mancanza di tempo) di film, è un nome che può dire poco o nulla.

Chi è Davide Verazzani?

Faccio tante cose. Professionalmente mi occupo di  formazione comportamentale nelle aziende usando tecniche imparate dal teatro che bazzico da 12 anni: non sono un professionista del teatro nel senso che il mio reddito non dipende dal teatro…ma non mi considero neppure un amatoriale che mi sa tanto di gruppo parrocchiale.

Da sempre però scrivo. Quando ero alle elementari scrivevo romanzi horror. Se avessi un figlio preadolescente  che scrive quello che scrivevo io lo porterei in analisi, giusto per far capire il tipo di racconti che sfornavo

Poi ho scritto poesie, racconti, recensioni di film. Ho scritto racconti per lo schermo, racconti da vedere.

E poi il teatro…ecco mi definisco un appassionato saggista, sceneggiatore ed autore teatrale.

Ma anche passione per la musica  quella per i Beatles in particolare. Iniziata a 14 anni e mai più lasciata.

Sono un fan atipico. Non sono collezionista maniacale, mi interessa la loro storia.

E mi interessano le storie dei personaggi che gravitavano attorno a loro.

Revolver è l’ultima tua creazione in tema Beatles…mi racconti questo tuo percorso?

Qualche anno fa ho avuto l’idea di scrivere qualcosa sui Beatles. Un omaggio. Mi hanno dato tanta felicità e vorrei ringraziali. Per anni però non ho saputo come farlo. Sapevo solo che non  volevo mettere in scena loro…loro sono loro, sono irriproducibili.

Poi quattro anni fa ho avuto l’idea di far raccontare i Beatles a chi è stato vicino a loro. E ho pensato chi poteva essere più adatto.

Le prime persone che sono venute in mente sono quelli più noti a tutti come, George Martin o Brian Epstein, ma per diversi motivi non andavano bene.

E allora mi sono venuti in mente i due assistenti, Mal Evans e Neil Aspinal. Ho scelto Aspinal solo per una banale questione di date: lui è venuto prima, è stato l’assistente del gruppo dal 1959.

Fin dall’inizio era la persona che guidava il furgoncino con gli strumenti. Ho fatto ricerche ma non c’è molto, non  un’intervista in 50 anni. Aspinal era una persona riservata.

Solo nel 1995 l’hanno intervistato in occasione dell’uscita di Beatles Antology. Ma anche in questo caso non disse nulla di nuovo.

Ho scoperto alcune cose su Wikipedia e poi ho letto molti libri inglesi sui Beatles che sono una miniera di informazioni. Ma non quelli tradotti e pubblicati in Italia che non sono i migliori.

E ho scoperto, ad esempio che Aspinal è stato l’amante della mamma di Pete Best (primo batterista Beatles)  che era anche il suo miglior amico. Da questo rapporto è nato un figlio che però all’anagrafe si chiama Best perché la mamma non era divorziata. Più avanti prenderà anche il cognome del padre.

Neil poi  è stato il presidente della Apple fino al 2007. Ed è stato lui a fare causa a Jobs per l’uso dello stesso marchio. E riuscì a farsi dare anche parecchi soldi. Morì nel 2008. E dalla sua storia ho scritto e portato in scena “La Versione di Neil”, che è stata proposta con successo lo scorso anno al festival Fringe di Edimburgo. E in primavera uscirà la biografia di Aspinal da me scritta.

Ora Revolver

Con  Riccardo Russino abbiamo voluto omaggiare i 50 anni dell’uscita di un disco che è epocale. E’ il vero disco che ha rivoluzionato i canoni della musica. Qui c’è tutto.

Siamo nel 1966. Con questo disco hanno modificato ad esempio le  di tecniche di registrazione.

Fino a quel momento tutti pensavano a sfornare solo singoli senza curarli più di tanto Il loro primo disco ad esempio uscito nel 1963  fu registrato in presa diretta in un’intera giornata.

Per Revolver ci impiegano quattro mesi quindi una dilatazione dei tempi di registrazione. Poi le modalità. La ricerca dell’effetto che c’entrasse con la canzone. Ad esempio i suoni che si sentono in Tomorrow never knows non esistevano, li hanno inventati.

Lo stesso Lennon chiese che la sua voce fosse come quella del Dalai Lama mentre faceva un sermone sulla montagna

Love you to, per fare un altro  esempio, aveva strumentazione solo indiana.

In Eleanonr Rigby  poi non ci sono strumenti rock, non esistono chitarra basso batteria.

Rivoluzionari i testi.  Normalmente i gruppi rock da classifica fino a quel momento non toccavano  temi sociali anche perché erano scritte da giovanissimi, quindi si parlava principalmente d’amore.

In Revolver si inizia ad andare oltre. Eleanor Rigby è una donna che muore sola accompagnata da un prete che ha perso la fede…In Taxman per la prima volta si tocca l’argomento tasse.

Per questo Revolver è epocale

Lo abbiamo omaggiato scrivendo la genesi e l’aneddotica riguardo ogni canzone del disco. Raccontare da dove arriva Revolver, chi sono i Beatles nel giugno del 1966.

Di questo periodo è anche Rain che non entrò nel disco ma uscì come lato b di un singolo e  fu epocale perché con questo canzone inventarono il videoclip.

Lo fecero solo perché gli annoiava andare in televisione. Così invece della loro presenza mandavo il video. Inoltre il video era girato in modo che fosse inerente alla canzone.

Nello spettacolo  non parliamo di tutte le canzoni perché sarebbe stato lunghissimo, ma di sei canzoni in particolare: Eleanor Rigby, Tomorrow never knows, For no One, Taxman, Here, there and everywhere e Yellow Submarine.

Queste sei vengono sviscerate, abbiamo trovato su ognuna una bella aneddotica. Chiaramente si sentirà la canzone accompagnata di un montaggio particolare di immagini.

Come mai solo a Roma?

Perché me lo hanno richiesto. Ho scritto a tanti teatri e loro sono stati gli unici che hanno risposto. Non è il mio lavoro e la distribuzione impiega molto tempo.

Ci sarà un prossimo?

Certo,  un po’ scontato ma ovvio. Nel 2017 ricorreranno i 50 anni di Stg Peppers lonely hearts club band.

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