Preziosissima strenna, riccamente illustrata da evocative e suggestive fotografie (a firma di Graziano Fantuzzi, Luca Fregoso, Michelangelo Nodolini), il libro (pubblicato da VOS editing con la direzione editoriale di Michelangelo Nodolini, in lingua italiana e inglese) racconta elegantemente, con una qualità estetica ed una cura particolare, l’avventura di uno tra i più bei e storici teatri di tradizione.

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Si apre con un intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione delle celebrazioni per l’inaugurazione di “Parma Capitale Italiana della Cultura 2020” per proseguire con testi di Federico Pizzarotti (Sindaco di Parma), Michele Guerra (Assessore alla Cultura del Comune di Parma), Anna Maria Meo (Direttore generale del Teatro Regio di Parma), Carlo Mambriani, Alessandro Malinverni, per chiudersi con una esaustiva bibliografia essenziale, l’elenco delle immagini e le didascalie ad esse correlate.

Già dalla sovraccoperta e dai risguardi si nota la “bellezza” simbolica che avvolge tale istituzione, sottolineata da un particolare del manto di Maria Luigia d’Asburgo (conservato al Museo Glauco Lombardi di Parma) e da un particolare della tappezzeria del Palco d’Onore in damasco di seta.

Pagina dopo pagina, tutto ci racconta e ci affascina nell’incanto del Teatro Regio, in origine Nuovo Teatro Ducale, nato per volontà della duchessa Maria Luigia d’Asburgo-Lorena, moglie di Napoleone, inviata a reggere il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla dopo il Congresso di Vienna. Dalle notizie storiche riportate sul sito internet ufficiale, i lavori furono iniziati nel 1821 su progetto dell’Architetto di Corte Nicola Bettoli.

Il Teatro inaugura  il 16 maggio 1829. In stile neoclassico, la facciata è caratterizzata da un colonnato di ordine ionico e da un’ampia finestra termale che si apre nella parte alta. Superato l’atrio, si accede alla Sala del Foyer, scandita da due file di quattro colonne. Una scalinata porta alla Sala del Ridotto, dov’era il trono di Maria Luigia, che poteva accedervi direttamente dalle stanze del Palazzo Ducale.

Dalla volta dipinta scendono due lampadari a goccia in vetro soffiato e dall’alto si affacciano i matronei che ospitavano le orchestre da ballo. Tornando nel foyer, attraversato il portale d’onore, si entra nel cuore dell’edificio: la sala, con la platea, quattro ordini di palco e il loggione, è sovrastata dal soffitto dipinto da Giovan Battista Borghesi nel quale, disposti in cerchio intorno all’“astrolampo”, il grande lampadario in bronzo dorato forgiato dalle officine Lacarrière di Parigi, stanno poeti e drammaturghi.

Il sipario dipinto, uno dei pochi esempi giunti fino a noi, è anch’esso opera del Borghesi: una popolata allegoria della Sapienza, con Minerva assisa in trono circondata da dèi, ninfe, poeti e muse mostra, nelle sembianze della dea, il ritratto di Maria Luigia. In alto, un orologio “a luce” è posto al centro dell’architrave del proscenio, arricchito dai busti dorati di poeti e compositori.

L’aspetto della sala oggi è molto diverso dall’originale: nel 1853 il décor in stile neoclassico, progettato da Paolo Toschi è ricoperto dagli stucchi e dalle dorature di Girolamo Magnani che, su incarico di Carlo III di Borbone, rinnova la veste dell’ormai Teatro Regio secondo lo stile neo-rinascimentale. Nello stesso anno il nuovo lampadario, ridimensionato nel 1913 per migliorare la visibilità dal loggione, inaugura l’impianto di illuminazione a gas che sostituisce il vecchio sistema con candele e lampade a olio, mentre l’illuminazione elettrica arriverà nel 1890.

La camera acustica dipinta da Giuseppe Carmignani, uno fra i rari esempi sopravvissuti all’uso e al tempo, riprende le decorazioni dei palchi e si compone di pannelli di canapa montanti su cornici lignee, componibili telescopicamente per servire le più diverse formazioni orchestrali.

In origine il Teatro era destinato ad accogliere i più vari generi di spettacolo, dall’opera alla danza, dalla declamazione poetica alle forme di “arte varia” più diverse (funambolismo e prove ginniche, numeri con animali ammaestrati, dimostrazioni scientifiche, illusionismo, esposizione di “curiosità”).

Dalla sua inaugurazione il Teatro Regio di Parma è stato protagonista di stagioni straordinarie che lo hanno reso un tempio incontrastato per autorevolezza e prestigio, ed ancora oggi, come lo testimonia il presente libro “Regio Parma Teatro del Mondo” nulla ha scalfito tale conforto e fascino, a beneficio della cultura, del piano intellettuale e della consapevolezza che gli compete nella società odierna.

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