Tradizione Teatro, in collaborazione con il Teatro Marconi, presenta QUINTA ARMATA.
Non si tratta di una rassegna, né di un progetto teatrale, QUINTA ARMATA è il luogo stabile dove le arti si fondono creando linguaggi diversi, un luogo dove lo spettatore vede la trasversale dell’arte under 35 nelle varie forme e sceglie di cosa arricchirsi: musica, nuova drammaturgia, cantautorato, installazioni, performance e tanto altro.
Quattro appuntamenti, uno al mese, in cui i “soldati” di QUINTA ARMATA invaderanno tutti gli spazi del Teatro Marconi. Ogni angolo diventerà il palcoscenico adatto per far vivere la Cultura: il bistrot, il foyer, le sale prova, la platea e, infine, il palco.
Si parte il 10 e l’11 gennaio. Un percorso polivalente che permetterà allo spettatore di assaporare cocktail e monologhi, di diventare protagonista di giochi teatrali, di ascoltare il nuovo cantautorato italiano e infine di assistere a uno spettacolo. Il tutto arricchito da un’atmosfera magica fatta di luci, colore e poesia.
Abbiamo intervistato l’ideatore Davide Sacco.
Cos’è Quinta Armata?
Quinta Armata è la scelta dello spettatore che, protagonista della serata, potrà vivere diverse esperienze artistiche: scultura, pittura, musica, installazioni, performance, prosa o semplicemente gustare un buon bicchiere di vino.
Tutto questo ogni sera, per trasformare il Teatro Marconi nella prima casa dello spettatore.
Non è un locale, non è una sala concerti, non è un museo d’arte contemporanea, non è un teatro di prosa: è tutto questo insieme e molto di più, un’alleanza tra gli artisti che insieme creano un teatro aperto a tutti loro.
A chi si rivolge?
L’offerta culturale che offriamo, proprio per la caratteristica di essere polivalente e poliedrica, è aperta a tutte le fasce d’età e a tutte le economie, si rivolge a chi vuole bere un bicchiere di vino e gustare un monologo, come a chi vuole sapere di più su Shakespeare, a chi vuole conoscere il nuovo cantautorato italiano e, ovviamente, a chi è appassionato di teatro e nuova drammaturgia.
Un progetto facilmente associabile al Teatro Off, come mai avete scelto il Teatro Marconi per realizzarlo?
Perché per noi non esiste né teatro off né teatro on.
Riteniamo che esista il teatro e che il problema della nostra generazione sia proprio questo: essere ancora ghettizzato in categorie inesistenti e inqualificabili.
Come il termine teatro: che cos’è? Un luogo, un pensiero o cosa? Noi stiamo semplicemente allargando la platea – e con essa il rischio – per i nuovi linguaggi che avanzano.
L’idea come è nata?
Dall’esigenza e dal bisogno di stare insieme e per creare non attori, attrici, registi, scultori e autori, ma uomini di pensiero che non creino arte ma emozioni.
Si insiste molto sul concetto di Under 35. Pensi che in Italia venga data poca visibilità ai giovani artisti?
Per la mia esperienza ritengo che venga data poca visibilità agli operatori dello spettacolo in generale.
Una categoria intera di famiglie che resta disoccupata nell’ombra, che manifesta nell’ombra, che ancora nel 2016 non ha raggiunto la dignità lavorativa degli altri settori.
Un settore dove se sei fortunato non lavori sei mesi l’anno, un settore in cui le giovani imprese per chiedere un finanziamento di 10.000 euro devono averne 60.000 di movimentazione economica l’anno, un settore che non viene aiutato né nello sviluppo del nuovo né nel preservare l’antico.
Tante performance, ma ce n’è una che, come direzione artistica, preferisci maggiormente?
Io e Ilaria Ceci, come direttori del progetto, stiamo creando un unico grande momento d’incontro in cui ogni performance o installazione è complementare con le altre.
Per questo riteniamo che il risultato di Quinta Armata non dipenda dalle singole attività ma dall’unione delle stesse e dalla scelta del pubblico che diventa parte integrante della serata.
Avresti voluto inserire qualche altra idea ma per mancanza di tempo o spazio non hai potuto farlo?
No. È che le carte vanno scoperte un poco alla volta.
Perché “Quinta armata”?
Perché è un movimento.