Puntare sul contenuto. La fantascienza di Francesco Verso

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Laureato nel 2001 in economia e commercio, indirizzo ambientale, Francesco Verso inizia il suo percorso professionale all’IBM, nella divisione Personal Computer. Ma la sua vera passione è la scrittura e dal 2008 ha cercato di farne un lavoro a tempo pieno.

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Da allora rende omaggio alla narrativa italiana attraverso i suoi racconti che hanno trovato il giusto riconoscimento vincendo il prestigioso premio Urania Mondadori con “e- Doll” e il premio Odissea con “Livido“, oltre ad altri significativi riconoscimenti.

Parliamo di fantascienza, un genere che affascina lettori di ogni età, che di decennio in decennio ha superato se stesso introducendo sempre nuove ed accattivanti chiavi di lettura per un mondo impossibile nel verosimile. O forse sarebbe meglio affermare il contrario?

Questo interessante incontro con l’autore, si sviluppa su tre livelli.

Perché Francesco Verso oltre ad essere un apprezzato scrittore, ha iniziato recentemente ad esplorare il mondo del teatro e insieme a lui vorremmo lanciare una provocazione ai nostri lettori, indagando sulle varie opinioni rispetto all’editoria cartacea e a quella digitale.

Francesco “ lo scrittore”. A cosa ti stai dedicando ora?

Imminente è l’uscita di Livido, nella versione cartacea, a metà maggio alla Fiera del Libro di Torino.

È il mio primo libro che uscirà in libreria dopo l’esperienza in edicola con Urania  (Mondadori), ed è il terzo romanzo, quello con il quale ho vinto il premio Odissea.

Ne uscirà anche un quarto che si intitola Bloodbusters, molto interessante ed attuale.

Il discorso  legato al teatro rappresenta parallelamente un’ avventura molto particolare.

Come è partita questa avventura?

È iniziata tramite un’amica comune che ha messo in contatto me e Katiuscia Magliarisi che è un’attrice di teatro che stava cercando testi di autori di fantascienza, possibilmente viventi, da adattare e portare in scena.

Lei è un’appassionata di genere, soprattutto di fantascienza declinata al femminile, un caso più unico che raro!

Abbiamo iniziato a lavorare molto seriamente,  e lei aveva già in opera un piccolo spettacolo, una rassegna di testi, che aveva iniziato a proporre questa estate: “ The Milky Way”.

Insieme abbiamo puntato al rinforzamento ed all’aggiunta di nuovi testi alla rassegna, portandola di nuova in scena a gennaio, al teatro Tor di Nona di Roma e lo replicheremo il prossimo 21 febbraio alla Calzoleria, vicino alla Prenestina.

Si tratta di circa 5 o 6 testi intramezzati fra loro. Abbiamo scelto di dare alla rassegna un tono quasi leggero, da commedia.

UraniaPerò ridendo si riflette, perché il tema della rassegna è la diversità, l’altro, come viene declinata dalla fantascienza nel corso del tempo.

Si passa quindi da elementi ottocenteschi tipo il mostro, il golem o il vampiro, per arrivare ad una fantascienza di tipo più classico che interpreta l’altro come l’alieno, quindi troviamo l’invasione degli ultracorpi e i mostri che vengono dallo spazio.

Negli anni ‘60- ‘70  la fantascienza si rivolge alluso delle droghe leggere che “iniettano” il concetto di altro dentro di noi. In realtà l’alieno siamo noi, con le nostre psicologie che esplodono, la schizofrenia, le nevrosi.

Oggi invece la fantascienza moderna tratta l’altro in una maniera ancora diversa: la clonazione umana o le biotecnologie, l’intelligenza artificiale e,  tutto attiene al grande archetipo letterario dell’altro, del diverso.

Con Katiuscia stiamo lavorando anche alla riduzione in monologo di e – Doll, estrapolandone soltanto una linea narrativa.

Nella rassegna presentata ci sono due pezzi miei : Formattazioni celesti e la Morte in diretta di Fernando Morales.

Com’è stato “ascoltarti” interpretato da altri?

È bellissimo vedere che la tua parola scritta diventa una parola narrata, un gesto sulla scena.

La rassegna vuole essere leggera e non drammatica ed è arricchita dall’intervento di un musicista che suona uno strumento molto particolare che si chiama theremin. È uno strumento che si usava negli anni ‘70. Produce sonorità da vera fantascienza e  si suona senza corde o tasti di sorta, la mani stesse modulano le note.

Questo progetto teatrale è una rarità, perché nel panorama artistico italiano non c’è la fantascienza a teatro. Il tema non è ancora esplorato e ci piace l’idea di portare in scena qualcosa che incuriosisce.

Francesco scrittore, sceneggiatore e adesso “opinionista” per noi del La Nouvelle Vague. La prima volta che ci siamo incontrati, mi hai detto che la carta stampata in qualche modo va meritata.

Vorrei riprendere questo discorso insieme a te, per parlare di quella che è oggi l’editoria digitale.

La trasformazione dal libro cartaceo al digitale sta andando avanti molto velocemente. In Italia siamo ancora un po’ indietro però, la crescita del digitale rispetto al declino della carta, rende un po’ il senso della direzione verso la quale stiamo andando. Mettici anche che la crisi economica riduce il potere di acquisto, se mai ce ne fosse uno, dei lettori dei romanzi di carta.

Di fatto oggi ci sono alcune questioni aperte, sui diritti e sul possesso dei file elettronici. Quello che io auspico è una rielaborazione del mercato, dell’offerta. Di tanti libri che si pubblicano su carta la maggior parte non sono propriamente altissima narrativa. Quindi la possibilità che offre il digitale di scaricare e valutare ciò che è offerto  e, vedere se l’acquisto merita, è importante.

Occorre ritornare alla meritocrazia editoriale. Il concetto di meritocrazia si applica a tutto e non vedo perché l’editoria ne debba essere esente.

Stiamo assistendo al fenomeno dell’editoria autoprodotta, di quella che in qualche modo è una trasformazione dell’editoria a pagamento.

Gli editori stessi hanno perso una fonte di reddito e conferma quanto questo sia un periodo di cambiamento ma, fra cento scrittori, forse due o tre sono validi, perché hanno davvero qualcosa da dire.

Uno dei grossi problemi dell’editoria è l’inutilità del libro, si crede che scrivere sia sufficiente a se stesso. In realtà assolutamente no e questo fenomeno va arginato.

Il problema non è saper mettere le parole l’una vicina all’altra  Il problema è che, saper scrivere, non vuol dire saper narrare e, saper narrare non vuol dire saper scrivere qualcosa di interessante. Spesso la gente tende a scrivere senza leggere. La lettura è faticosa ma è indispensabile.

Aiutami a lanciare una domanda per i lettori, a farli esprimere rispetto ad una preferenza per il libro digitale e quello cartaceo.

Semplicemente possiamo chiedere : quanto tempo passate ad annusare i libri e quanto a leggerne i contenuti?”

Quando mi trovo a portare la mia idea in libro cartaceo e in e- book elettronico,in audiolibro mp3, a teatro,  in tv o altro, io mi rendo conto che quella stessa cosa può avere una vita diversa , un’espressività diversa.

Se io mi attaccassi all’idea che il libro deve essere assolutamente di carta, mi precluderei tutte queste forme espressive. Quindi oggi scrivo, domani quello che scrivo potrà essere modellato e adattato a delle forme comunicative nuove.

Puntare sul contenuto rende la vita di quell’idea più longeva. E questo mi sembra un elemento importante da considerare.

Grazie a Francesco Verso.

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