In occasione del centenario dalla nascita di Alice Psacaropulo (1921-2018) è visitabile fino al 23 gennaio 2022, nella sala U. Veruda di Palazzo Costanzi a Trieste, una sua retrospettiva che ripercorre i momenti salienti della vicenda umana e artistica dell’artista triestina di origine greche.
Intervistiamo Michele Casaccia e Enea Chersicola, curatori della mostra assieme a Nathan Marin.
– Alice Psacaropulo, pittrice e collezionista triestina è la protagonista della mostra “Psacaropulo100” organizzata per celebrare il 100simo anniversario dalla sua nascita, con l’intento di ripercorrere la sua vita artistica. Ha avuto la fortuna di vivere una vita intesa, quali sono stati i momenti più importanti?
Michele Casaccia: Alice ha attraversato un secolo denso di avvenimenti senza precedenti. Al liceo ebbe la fortuna di seguire le lezioni di uno dei padri della moderna letteratura triestina, Giani Stuparich, che Alice ritrasse in diverse occasioni.
Dal 1939 al 1943 circa fu a Torino per seguire le lezioni di Felice Casorati e questa fu ovviamente la frequentazione che le cambiò la vita. Della fine del decennio sono infatti i primi successi artistici, dalla Biennale veneziana del ’48 alle Quadriennali romane.
Con gli anni Sessanta, nonostante il trasferimento a Venezia, si apre una fase molto più intimista, anche se scossa dalla terribile alluvione del ’66. Tornata a Trieste vive gli anni della “rivoluzione Basagliana”, ma in una condizione ormai molto intimista.
– Gli incontri con altri artisti – a cominciare da Felice Casorati a Torino – e i luoghi in cui ha vissuto, in che modo l’hanno ispirata o influenzata nei suoi lavori artistici?
MC: Se i pochi frutti dell’acerba stagione pre-casoratiana mostrano una grande vivacità, e penso in particolare alle caricature degli anni Trenta appena riemerse dal suo atelier, le opere degli anni Quaranta risentono del severo apprendistato torinese.
Dopo la guerra, avvicinandosi una prima volta all’ambiente veneziano, quello di Marchiori, Santomaso e del Fronte Nuovo, Alice inizia a interrogarsi (e lo farà fino a tutti gli anni Sessanta) sul dibattito “astratto-concreto”. Il viaggio in Centro America del 1978 la riporta a dipingere en plen air e ad abbandonare definitivamente le tentazioni informali per riavvicinarsi al mitico e poi al sacro.
Ogni periodo della sua lunga produzione artistica è insomma indissolubilmente legato ai fatti della sua vita, in un percorso di sperimentazioni tecniche, ma molto coerente sotto un profilo iconologico.
– Nella mostra, organizzata assieme e grazie a Enea Chersicola e Nathan Marin, c’è solo una selezione di tutta la sua articolata produzione artistica. Con quale criterio avete deciso le opere da esporre?
MC: Per ogni decennio in cui, per comodità, abbiamo diviso una produzione che abbraccia oltre settant’anni, abbiamo portato le opere più rappresentative. Degli esordi: le già citate caricature e le prove casoratiane.
Degli anni Cinquanta: le prove cubiste; degli anni Sessanta: quelle astratte, infine le opere di quello che Sgarbi ha giustamente definito un «realismo provvisorio». In linea generale, abbiamo cercato di portare le opere escluse – per un motivo o per un altro – dall’ultima grande monografica dell’artista, quella del 2001, e di portare un’Alice inedita.
– Nel 2022 è in programma la pubblicazione del suo catalogo, curato proprio da te. Ci daresti qualche anticipazione?
MC: Seguendo la divisione in decenni utilizzata per il percorso espositivo, il catalogo vedrà la partecipazione di Claudia Crosera, che si occuperà degli anni della formazione, Nicoletta Zanni di quelli della consacrazione, Massimo De Grassi del periodo veneziano, Maria Campitelli degli anni Settanta e Massimo Premuda degli ultimi anni.
– Tra le molte opere inedite esposte in questa mostra troviamo “Martirio di San Giusto” del 1946, che è anche la prima opera oggetto di restauro dello Studio Psacaropulo, studio d’artista e abitazione di Alice Psacaropulo che si trova nella Villa Margherita in Via Commerciale. Un’eredità importante: tu stai portando avanti un lavoro di valorizzazione e promozione di questo luogo, organizzando visite guidate ed eventi, quali sono i prossimi programmi?
MC: Studio Psacaropulo nasce per gestire la sua casa-studio di Alice, il che vuol dire anche la sua collezione, una delle collezioni private d’arte moderna più “panoramiche” del contesto triestino, con opere dei pittori dell’Ottocento triestino ma anche di alcuni maestri del Novecento italiano, come De Pisis, Leonor Fini o Santomaso.
Durante il periodo di una mostra che ci piacerebbe esportare fuori Trieste, continueremo ad offrire le visite guidate, grazie anche alla collaborazione con l’Agenzia Mittelnet. Dopodiché, veniamo da due mesi di partnership per il Festival DeSidera, in cui abbiamo ospitato due collettive e testato la tenuta dello Studio per nuovi eventi espositivi.
Ma qui è Enea Chersicola che deve dire se il test è andato a buon fine!
Enea Chersicola: Studio Psacaropulo è un esperimento che fonda il proprio operato su un equivoco temporale. Essere circondati da opere di maestri del primo ‘900 mentre si ascolta un concerto di body percussion è un esempio chiaro di che esperienze offrano questo luogo e questo progetto. L’allestimento di opere di artisti contemporanei, mescolate a quelle degli autori classici, ha prodotto un pastiche che ha fatto di queste mostre le più anomali e stimolanti all’interno del Festival DeSidera.
Su tutte, osservando l’esperienza curatoriale dell’ex direttore della Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone Andrea Bruciati che si è ampiamente dedicato con successo ai giovani artisti italiani e che oggi è direttore dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli, trovo che Studio Psacaropulo abbia l’opportunità di ricoprire un ruolo centrale nelle future proposte culturali della città di Trieste.
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PSACAROPULO100
fino al 23 gennaio 2022
sala U. Veruda di Palazzo Costanzi, Trieste
www.studiopsacaropulo.it