Pretty woman, walking down the street, Pretty woman, the kind I like to meet, Pretty woman…

Sfido a trovare qualche persona – perlomeno della mia generazione – che non abbia sentito almeno una volta l’indimenticabile canzone di Roy Orbison.

Scommetto anche che ci sarà più di qualcuno – io sicuramente non mi tiro indietro – che avrà canticchiato questo motivetto, chiudendo gli occhi e sperando, al riaprirli, di ritrovarsi davanti un affascinante Richard Gere, pronto a portarci via con sé.

Il musical, prodotto da Stage Entertainment, per la regia di Carline Brouwer e Chiara Noschese, ripercorre l’intramontabile versione cinematografica di Pretty Woman, arricchita con le travolgenti musiche pop-rock di Bryan Adams e Jym Wallace.

Beatrice Baldaccini e Thomas Santu esaltano a livello canoro e interpretativo i personaggi portati sul grande schermo da due mostri sacri come Julia Roberts, vincitrice del Golden Globe per questo ruolo, e Richard Gere, protagonista di successi indimenticabili. In particolare va segnalato l’esplosivo talento di Beatrice Baldaccini che interpreta Vivian e di Giulia Fabbri nel ruolo di Kit De Luca.

Per quanto preferisca di gran lunga i musical in lingua originale, la traduzione italiana di Franco Travaglio, la direzione musicale di Andrea Calandrini e la supervisione di Simone Manfredini, riescono a regalare una musicalità che ben si sposa con le coreografie di Denise Holland Bethke.

Ma quali sono gli ingredienti che hanno reso questo film del 1990 una bozza privilegiata per costruirci sopra partiture e coreografie travolgenti? Senza dubbio i protagonisti e loro storia di scoperta e accettazione reciproca.

Vivian Ward, giovane prostituta, incontra il ricco uomo d’affari Edward Lewis che la assume come sua compagna per una settimana. Due mondi opposti che, intrecciati da un patto che profuma di soldi, sembrano incompatibili.

Eppure, l’unica cosa che non si può comprare, l’amore, irrompe e scardina qualsiasi tipo di patto formale.

“Pretty Woman” però non è solo una storia sentimentale: Vivian non è una Cenerentola alla ricerca del suo principe azzurro Edward. Vivian non è solo “una pretty woman” ma è una donna coraggiosa alla ricerca della sua identità e della sua rivincita, al di là delle apparenze e dei pregiudizi.

L’amore non discrimina, l’amore non si compra, l’amore demolisce i muri fatti di paure, preconcetti, differenze sociali.

A coronare un’edizione italiana che dal 2021 sforna soddisfazioni e un grande riscontro di pubblico, ci sono le imponenti scene di Carla Janssen Hofelt e gli sgargianti costumi di Ivan Stefanutti.

Due ore e mezza che volano e travolgono, 80000 biglietti già venduti: non sarete proprio voi a rimanerne senza??!!

In replica al Rossetti ancora sabato 18 febbraio e domenica 19!

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