Ha debuttato a Milano – e per la prima volta in una lingua diversa dalla versione originale inglese – Potted Potter, l’unica esperienza potteriana non autorizzata.
L’intera saga letteraria di Harry Potter, inclusa un’autentica partita di Quidditch sala (con l’intervento di un boccino d’oro come non lo si era mai visto prima!, ndr), condensata in soli 70 minuti di puro divertimento.
Il team creativo è quello della versione originale: i due autori, Dan Clarkson e Jeff Turner, insieme al regista Richard Hurst Ai produttori internazionali – Glynis Henderson Productions e Potter Productions – si aggiunge Show Bees per la versione italiana.
Sotto lo sguardo di approvazione di Dan e Jeff, gli autori e attori originali dello spettacolo, presenti in teatro, siamo riusciti a intervistare – poco prima del “chi è di scena” – Davide Nebbia e Mario Finulli, i due giovani talenti protagonisti dell’ allestimento italiano, firmato dalla regia associata di Simone Leonardi.
Davide, come nasce questa “esperienza potteriana non autorizzata”?
DN: Potted Potter nasce nel 2005 come spettacolo di teatro di strada, commissionato ai due autori e interpreti, Dan e Jeff, per intrattenere il pubblico che attendeva fuori dalle librerie l’uscita del sesto capitolo della saga firmata da J.K. Rowling, Harry Potter e il principe mezzosangue. Ne viene fuori una sorta di “bignami” dei primi cinque libri in 5 minuti. La performance ha successo e il plot degli ultimi due libri viene inserito nel testo. Una produzione interessata al progetto lo sviluppa in uno spettacolo vero e proprio, che è quello che noi portiamo in scena da questa sera, dopo uno specifico lavoro di adattamento realizzato per adeguare la performance al nostro humour, che è completamente diverso da quello inglese.
Chi sono i vostri personaggi?
DN: In scena ci chiamiamo con i nostri nomi, Davide e Mario. Io interpreto l’esperto di Harry Potter e voglio portare assolutamente in scena questo grande spettacolo, anche perché sono amico di J.K. Rowling in persona… ma in realtà è Mario quello che, nella vita di tutti i giorni, sa tutto sul maghetto!
MF: E invece mi tocca essere quello che non sa nulla dei sette libri e devo mandare all’aria i precisi piani di grande teatro orchestrati da Davide…sono un torturatore torturato! Lui vuole essere il protagonista e lascia a me il compito di interpretare tutti gli altri personaggi… e io creo disastri!
Mario, come stai vivendo questo debutto e quale è stato il tuo percorso formativo?
MF: Ho saputo di questo spettacolo, portato coraggiosamente in Italia da Show Bees e mi sono presentato ai provini. Da grande fan di Harry Potter ero già preparato sulla materia; ho passato le varie audizioni e quando ho incontrato Davide sul palcoscenico ho percepito subito una sinergia speciale tra di noi. Io in sala prove ero quello con meno esperienza, però tutto il team mi aiutato molto e io mi sono praticamente affidato a loro.
Il mio percorso formativo e iniziato recitando al liceo e ho studiato presso il Lab121 di Milano. Poi sono entrato in compagnia con Mario Zucca e abbiamo portato in giro un allestimento dell’Odissea per due anni. Contemporaneamente, mi sono laureato in Giurisprudenza e ho frequentato SDM, la scuola del musical fondata da Saverio Marconi e diretta da Alice Mistroni… e ora eccomi qui!
Dopo aver salutato Mario, rimane ancora tempo per parlare con Davide del prossimo progetto che lo vedrà impegnato, questa volta come regista: il musical La piccola bottega degli orrori, annunciato per i primi mesi del 2019 al Teatro Brancaccio di Roma.
: Portare uno spettacolo come Piccola bottega in un teatro capiente come il Brancaccio è un’operazione insolita, sia per il tipo di adattamento alle esigenze del mercato e ai gusti del pubblico, per il momento solo quello romano. Sto cercando di sviluppare il concetto della pianta come specchio del lato oscuro di Seymour.
Per il momento, immergersi nel mondo (non autorizzato) di Potted Potter è stato strepitoso. Lo spettacolo è in scena al Teatro Leonardo di Milano fino al 4 novembre e, nel nuovo anno, effettuerà un breve tour in giro per l’Italia. La speranza è che, gradualmente, siano molti i teatri ad accogliere questo progetto, perché ne vale davvero la pena.