Due giorni intensi quelli di venerdì e sabato scorsi, quando si è svolta la quarta edizione del Festival Parole O_stili.
Giorni di riflessione su innovazione tecnologica, ritorno a scuola (quando succederà), cambiamento, utilizzo dei social media e fede e comunicazione della Chiesa.
La scuola che verrà
La scuola ad oggi sembra uno degli ultimi luoghi chiamati a riaprire. Un luogo di crescita, riflessione ma soprattutto di relazione.
Ed è proprio la relazione l’elemento centrale emerso sin dall’inizio di questa edizione di Parole O_stili.
A partire dall’invito, rivolto ai ragazzi, da parte di Malika Ayane, a cercare di creare un rapporto con gli insegnanti.
Da due mesi gli studenti sono chiamati a interfacciarsi con i professori (e viceversa) attraverso la didattica a distanza.
Una modalità che porta con sé alti e bassi ma che ha sicuramente portato in alcuni casi a un intensificazione del contatto tra alunni e professori, anche al di fuori dell’orario scolastico.
Dalle riflessioni di Daniele Barca, preside, e Daniela Lucangeli, ordinaria dell’università di Padova, si possono rilevare due caratteristiche principali dell’educazione del futuro. Della scuola che verrà.
In primo luogo una maggiore integrazione della tecnologia e dell’informatica che finora è stata considerata ‘una cosa da nerd’.
In quest’ottica bisognerebbe lavorare in parallelo sui due aspetti: relazione e apprendimento in autonomia quindi anche a distanza.
In secondo luogo è auspicabile una didattica della vicinanza, termine più volte ribadito dalla professoressa Lucangeli.
Una didattica in cui insegnanti e studenti siano alleati e non in cui i primi siano esclusivamente giudici dei secondi. Perché i ragazzi vengono resi partecipi di una narrazione ma ci sono anche alcuni di loro che stanno vivendo l’emergenza per esperienza diretta (con familiari).
La tecnologia ci curerà?
Tra i primi panel quello moderato da Barbara Carfagna dedicato alla tecnologia, che comprende le tante discusse applicazioni che dovrebbero monitorare i contatti alla ricerca del contenimento della pandemia.
Da quanto è emerso dalla discussione i relatori si rilevano vari ambiti entro cui la nuova era in cui siamo entrati si muove: il riordino di priorità a livello di società e nazione, la cybersicurezza e la questione al momenti controversa tra privacy/sicurezza/ e sorveglianza , gli utilizzi dell’intelligenza artificiale
Un argomento molto complesso che mette infine di fronte alla questione se esista una tecnologia umanistica.
dietro le parole che si usano ci sono persone che le recepiscono e che attraverso queste parole creano il proprio immaginario
Pandemia: cosa la stampa ha deciso di raccontare e di non raccontare
Un argomento di cui si potrebbe discutere a lungo è la comunicazione giornalistica e online avvenuta nel corso di questa emergenza.
Non a caso negli ultimi tempi si è coniato il termine infodemia.
All’interno di questo flusso incontrollato di notizie e articoli particolare attenzione è necessaria riguardo alla fake news o le cosiddette bufale che spesso nascondono forme di propaganda politica.
Se le redazioni di servizio pubblico hanno svolto un lavoro nella prima fase di trasmissione del bollettino dei dati giornalieri e in questa seconda fase di condivisione riguardo problematiche e/o opportunità della ripartenza.
Diversa è la comunicazione attraverso i social, che ha un equilibrio dato dalla reazione spontanea ed immediata del pubblico.
Ciò che accomuna entrambi i canali è una speranza nel futuro di minore confusione e maggiore coscienza, di un linguaggio che possa andare bene a tutti, che eviti ad esempio la metafora bellica straabusata in questo periodo.
Un giornalismo e un’informazione del senso della misura e dell’aspettare, delle parole super pesate e calibrate.
Abbiamo bisogno di una narrazione che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri” (Messaggio del Papa per la 54ma Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali)
La comunicazione della Chiesa ai tempi del Covid-19
Emblematica di questo periodo è stata l’immagine di Papa Francesco e della sua preghiera solitaria in Piazza San Pietro il 27 Marzo.
Un’immagine che ha scosso e ha colpito trasversalmente la popolazione, sia i credenti che i non credenti.
Si è reso necessario quindi anche un focus di approfondimento sulla comunicazione della Chiesa in tempi di pandemia.
Uno dei principi del Manifesto della comunicazione non ostile è anche il silenzio comunica.
Ecco quindi che nella riflessione sull’azione della Chiesa in questo momento ci si è focalizzati sul silenzio ed i gesti più che le parole.
Silenzi significativi, silenzio come luogo in cui si può ascoltare, una riflessione questa a cui tutti siamo chiamati.
Questo è un tempo duro ma propizio, anche per chi comunica per mestiere (Marco Tarquinio)
#iorestoacasa: storie e personaggi che hanno fatto la differenza online
Come si sono comportati i social e le community in questi mesi?
Nel panel moderato da Selvaggia Lucarelli sabato mattina si è fornito un ulteriore spunto di riflessione sulla satira e del’ironia in tempi di pandemia.
Sono intervenuti infatti all’incontro, Andrea Sesta e Germano Lonzoni, responsabili dei canali/ pagine, “Lercio” e “Il milanese imbruttito”.
Se da una parte Lercio ha espresso satira e giudizi su comportamenti sbagliati, Il Milanese imbruttito,data la propria zona d’azione si è fatto cassa di risonanza di raccolte fondi che potessero andare ad aiutare le zone e le categorie più colpite.
Zone e categorie più colpite sono anche al centro dell’impegno concreto, lontano dai riflettori sotto cui si sono posti altri colleghi sui social, degli attori Davide Devenuto e Serena Rossi, testimonial di un progetto di “spesa sospesa” che aiuti sì le persone che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese ma anche i commercianti e le aziende che al momento si trovano in difficoltà.
Spazio poi ad esempi di comunicazione virtuosa come quella raccontata da Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino o di Paolo Spada, medico di Humanitas appassionato di algoritmi che ha proposto un’analisi dei dati quotidiana sul proprio canale Facebook.
Esperienza da cui è nato un blog che attualmente conta 300.000 visualizzazioni.
Spazio infine a un report di We are social, rappresentato da Ottavio Nava sui social e i brand che si sono meglio comunicati e comportati sul web in questo periodo.