Perfect Days è il nuovo film del regista tedesco Wim Wenders, uscito nelle nostre sale il 4 Gennaio 2024. La pellicola ha ricevuto una candidatura come miglior film in lingua straniera ai recenti premi Oscar 2024.   

Il regista Wim Wenders, conosciuto per il successo internazionale di film come Paris, Texas e Il cielo sopra Berlino, torna nelle sale con una nuova pellicola ambientata in Giappone.

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La trama in breve

Hirayama conduce una vita semplice scandita da una routine perfetta. Si dedica con cura e passione a tutte le attività della sua giornata, dal lavoro come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo, all’amore per i libri, per le piante, per la fotografia analogica e per la musica rock anni 60’ 70’ che ascolta con le sue audiocassette nell’autoradio guidando verso il lavoro. Impariamo a conoscerlo meglio anche attraverso una serie di una incontri che un po’ alla volta riveleranno qualcosa di più sul suo passato.

Da documentario a film

È curioso notare che l’idea di partenza era quella di girare un documentario sulle toilette pubbliche della città di Tokyo, in Giappone. Durante le riprese però il regista Wim Wenders ha deciso di dare al film un taglio maggiormente narrativo, raccontando le vicende della vita di Hirayama tramite il suo lavoro come addetto alle pulizie delle toilette pubbliche di Shibuya. Regalandoci così un film di cui avevamo estremamente bisogno senza però esserne consapevoli.

Un film sulla semplicità delle piccole cose

Audiocassette, vecchi libri, piante, sono gli oggetti che riempiono di vita la casa altrimenti spoglia del protagonista Hirayama.

Per tutto il film seguiamo Hirayama in una sua tipica giornata e lo vediamo ripetere gli stessi gesti ancora e ancora e ancora. Entriamo con lui in una routine precisa, scandita ogni giorno dalle stesse abitudini: Hirayama si sveglia il mattino presto, va in bagno, si lava, indossa gli abiti da lavoro, innaffia le sue piante, prende le chiavi dalla mensola ed esce di casa. Prima di andare al lavoro prende sempre il caffè al distributore automatico (in Giappone ce n’è uno ad ogni angolo); poi sale sul furgone della ditta di pulizie per la quale lavora e si avvia per le strade della città. Hirayama compie il suo lavoro con diligenza e passione, si occupa di pulire le avveniristiche toilette di Tokyo, a volte vere e proprie innovazioni architettoniche. Dedica il tempo libero agli hobby: la fotografia analogica, i libri, le piante.

Questo potrebbe essere un riassunto accurato di ciò che succede in Perfect Days, un film che non punta sull’azione o sui colpi di scena, ma che anzi si dispiega in modo estremamente statico, per alcuni forse con una lentezza eccessiva. La lentezza delle azioni e la loro reiterazione è il mezzo scelto dal regista per farci entrare in profondità nella vita del protagonista. L’esistenza semplice, analogica e frugale di Hirayama, infatti, nasconde dentro di sé tutta la potenza e l’importanza delle piccole cose, dei singoli momenti che rendono la vita degna di essere vissuta.

Hirayama non si trascina nella sua quotidianità in modo automatico e superficiale, ma compie ogni gesto con estrema consapevolezza, manifestando una forte sintonia ed empatia verso gli altri, e in generale verso tutto ciò che lo circonda. Rivolge spesso lo sguardo verso il cielo, verso le fronde degli alberi, osservando il movimento delle foglie. Nel corso del film ci viene spiegato che in giapponese questo è il komorebi: il luccichio creato dalle foglie che ondeggiano al vento, qualcosa che può esistere una volta sola, in quel preciso momento presente, mai più uguale a sé stesso.

Nel concetto di Komorebi è racchiuso tutto il senso di Perfect Days: ogni giorno è diverso dall’altro, ed è in nostro potere renderlo un giorno perfetto. Le giornate di Hirayama all’apparenza tutte uguali regalano ogni volta qualcosa di diverso: il sorriso di un passante, la compagnia silenziosa di una donna che pranza al parco assieme a lui, le chiacchiere con il collega, la visita speciale e inaspettata di sua nipote.

Perché vedere Perfect Days

Con la sua placida lentezza la vita di Hirayama ci risulta così diversa dalle nostre, fatte di continue corse con la costante ansia di essere in ritardo. La vita di Hirayama ci crea un senso di nostalgia, complice anche la dimensione analogica che caratterizza fortemente il protagonista, che in macchina ascolta ancora le musicassette e si rifiuta di passare ai CD, ben che meno al digitale.

Il film fa immergere lo spettatore nella quotidianità di una vita di una persona come tante, riuscendo a farlo emozionare. La pellicola ha sicuramente un ritmo che può mettere alla prova l’attenzione dello spettatore abituato a continui colpi di scena, ma se si riesce a farsi trasportare il film è in grado di portarci in posti, fuori e dentro di noi, che meritano di essere visitati.

Dopo la visione ci sembra di voler cogliere, almeno in parte, l’invito a prestare più attenzione a ciò che ci circonda, e ad essere sempre gentili. Perché è prendendoci cura delle cose, delle persone, e di noi stessi, che possiamo fare di ogni giorno un giorno perfetto.

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