Raccontare uno spettacolo di Stand Up Comedy non è mai una cosa molto facile : nessuna regia, nessuna scenografia, nessuna musica, solo un attore illuminato da una luce fissa e con un microfono in mano ed un’asta per posarlo di tanto in tanto.
L’attore in questione è Giorgio Montanini, uno dei grandi talenti della stand up, conosciuto fuori dal cerchio degli amanti del genere anche perché in passato si è trovato talvolta a sostituire Maurizio Crozza nella copertina di Ballarò, la trasmissione che fu di Giovanni Floris, ma soprattutto perché è stato l’anima ed il volto di Nemico Pubblico oltre ad essere stato protagonista in prima serata di Nemo-Nessuno escluso, il programma dell’ex Iena Enrico Lucci.
E per la prima volta Giorgio Montanini porta il suo spettacolo, Per quel che vale, nell’estremo Nord Est salendo sul palco del Teatro Miela di Trieste.
Ad anticiparlo sul palco aprendo la serata il bravo comico Francesco Capodaglio, che con il suo monologo prepara il terreno alla star della serata facendo alzare di parecchi gradi la temperatura in sala ed il pubblico sembra apprezzare non facendogli mai mancare applausi spontanei.
Re Giorgio
Giorgio Montanini sale sul palco che la tavola è apparecchiata e la butta giù dura, al suo solito, non risparmiando nessuno e tanto meno gli spettatori presenti in sala con il suo linguaggio dissacrante ed irriverente.
Ha voluto che le prime file fossero illuminate per guardarli negli occhi mentre li provoca ad arte. Ma il pubblico triestino incassa bene, ride senza scandalizzarsi, ed allora Montanini aumenta i toni in una sfida continua e senza soluzione di continuità.
Lo spettacolo è un insieme dei suoi cavalli di battaglia ed inizia con il racconto della sua recente paternità con conseguente aumento di peso … suo, non della compagna.
Ma si parla anche di politica con un “occhio di riguardo” per la Lega ed i suoi slogan da “ce l’ho duro” al “Padroni a casa nostra” rivisti e corretti senza alcuna pietà.
Poi è il turno delle donne che “oggettivamente non contano un cazzo”. Questo monologo all’inizio ha fatto rizzare i capelli alle tante donne presenti in sala ma Montanini è talmente bravo che quel sentimento di disappunto, o talvolta odio nei suoi confronti, si è trasformato in una pioggia di applausi convinti, soprattutto da parte del gentil sesso.
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Il pippone sulla comicità
Lo spettacolo si è concluso con il “pippone sulla comicità” in cui Montanini ci racconta la sua visione del mestiere di comico ed il ruolo della satira:
Per la prima volta ho fatto un titolo che non riguarda il contenuto ma è una sorta di vademecum per il pubblico.
Passa il tempo più conosco la satira, amo fare spettacoli satirici e più mi rendo conto che in Italia la satira è considerata il contrario di quello che dovrebbe essere. I comici satirici sono una specie di francescani laici che fanno penitenza e vivono insegnando all’altro qual’ è la verità.
Invece è l’assoluto contrario, la satira è solamente un punto di vita personale e così va presa, non come verità assoluta e un comico non deve essere preso come riferimento sociale, ma deve esserlo il politico se no, in Italia, va a finire che prendiamo sul serio i comici e i politici a barzelletta.
Che succede a quel punto? Che alla fine ti confondi ed un comico fonda un partito politico.
Quello che pensiamo e che poi diventa monologo, assume proporzioni d’importanza imbarazzante; si diventa punto di riferimento politico sociale ed economico.
Questa deriva populista non solo è profondamente sbagliata nell’essenza, è anche pericolosa. Il contenuto di uno spettacolo satirico è solo il nostro personalissimo punto di vista e, in quanto tale, totalmente opinabile.
La satira in più di duemilacinquecento anni, non ha rovesciato un governo, cambiato una legge, modificato un comma. I cambiamenti li fa la classe politica che è eletta dai cittadini, ossia dal pubblico.
Quindi, quando mi scrivono complimentandosi per lo spettacolo e perché a loro avviso dico la verità, rispondo: aggiungi per quello che vale. Ed ecco il titolo.
E se qualcuno pensa che sono buoni tutti a far ridere urlando una parolaccia si ricreda, qui il turpiloquio non è usato come espediente per far ridere ma per far riflettere.
Le chiavi del successo
Il successo di Giorgio Montanini affonda le sue profonde radici in anni di gavetta, in sagre di paese, in discussioni anche accese nel mondo della stand up italiana; di suo ci mette inoltre la capacità di essere la classica “bestia da palcoscenico” che tra una risata (spesso amara) ed una disapprovazione per il tono usato ti tiene incollato due ore a fissare e prenderti insulti.
Esci nero di lividi e con l’anima corrosa dall’acido di Montanini ma lunga vita alla Stand Up !