Quattro anni, più di 400 repliche e numerose richieste di bis in molte città.
Ritorna a Trieste, questa volta al Teatro La Contrada, dove si conferma per l’ennesima volta il successo di Penso che un sogno così, portato in scena da Giuseppe Fiorello. Un successo che non è difficile spiegarsi.
Volare e l’incontro mancato più fortunato
L’attore narra la genesi di Volare, nata da un incontro mancato tra Domenico Modugno e il suo collaboratore e autore Franco Migliaccio, da cui nacque uno dei simboli italiani nel mondo con quel cielo trapunto di stelle
Ma non solo, il destino dei grandi incontri, con quel primo 45 giri regalatogli da cui uscì la voce di Modugno.
Le tappe salienti della vita familiare si intrecciano con la storia d’Italia: il boom economico, la nascita dell’Ilva (il più grande stabilimento siderurgico d’Italia).
Ecco, uno degli elementi che spiegano il successo e l’amore verso questo spettacolo è il fatto che esso parli a tutti: persone coetanee di Modugno e che quindi hanno vissuto in pieno tutta la storia sua e del Paese ma anche i più giovani a cui ancora i pezzi di “Mimmo” parlano molto.
In più è anche l’occasione per conoscere un aspetto inedito dell’attore, Beppe Fiorello, di cui tutti bene o male conoscono la carriera, televisiva e non, ma di cui non si sa tanto sul versante personale.
Ora puoi smettere di avere paura. Inizia il viaggio
Un successo facilmente comprensibile
Come dicevo, è un successo che non stupisce quello di “Penso che un sogno così”.
Sì perché racconta pezzi di vita di una qualsiasi famiglia italiana cresciuta con un particolare sottofondo musicale, in questo caso le note di Domenico Modugno.
Ciò che caratterizza questo spettacolo in particolare è la miscela in quantità perfette tra la presenza di Modugno ed episodi di vita dell’attore.
Il più giovane dei Fiorello dialoga, a fasi alterne, con quel picciriddu che non parlava mai ed era pieno di paure e con quello che lui chiama amichevolmente Mimmo.
Si susseguono momenti chiave della sua vita.
I viaggi verso le vacanze dalla nonna con l’immancabile papà Fiorello che canta le canzoni di “Mimmo”, la sorprendente somiglianza tra i due, la storia del grande amore tra i genitori Fiorello, il grande amore tra papà e figlio in cui il primo come a giustificarlo diceva
per lui la parola più importante è quella non detta
Questa non è solo una storia da raccontare, non è solo un personaggio da interpretare. Mi ha dato l’occasione di parlare di mio padre
Ad accompagnare Beppe Fiorello, e riempire la scena di note e melodia, Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma, che saranno con lui sul palco anche stasera (20.30) per la seconda e ultima replica in cartellone.