Sembra il titolo di un romanzo fantascientifico contemporaneo, invece è la descrizione di un meraviglioso incontro di artisti che ha dato corpo e voce al capolavoro di Carlo Emilio Gadda.
Il Pasticciaccio è una ardita riduzione dal celeberrimo Pasticciaccio de via Merulana che apparve prima a puntate su Letteratura e poi in volume per l’editore Garzanti. In poco tempo se ne è appropriato il cinema con Germi, la tv con Bucci, ma anche il teatro: prima con Ronconi e, ora, con Jacopo Bezzi che di questo caleidoscopico monologo è il drammaturgo e il regista. Un’operazione più che riuscita: il racconto così ricostruito non mostra crepe, né titubanze, ma anzi vola dritto e sicuro verso il finale, attraversando una galleria di tipi ameni e inquietanti.
Fedele quanto più possibile alla scrittura originale, questo Pasticciaccio allestito nel nuovo Spazio 18/B è realmente unico nel suo genere. Unico nella concezione, unico nello svolgimento, unico ancora nella sua dimensione spaziale. Si ha l’impressione infatti, fin dall’ingresso in sala, di non ricoprire il ruolo di semplici spettatori, ma già di essere invece parte del complesso meccanismo drammaturgico ideato da Gadda: i famosi astanti, la folla muta e attenta che osserva i fatti.
La vicinanza con gli oggetti e con lo stesso Giuseppe Pestillo, che incarna in maniera mirabolante, divertente e crudelmente cinica la lunga e variegata schiera dei personaggi, è un dono per chi osserva, per non perdere una espressione, un solo gesto, neppure un respiro di questo noir all’italiana. Fra tutti i caratteri spiccano il parroco dei Quattro Santi, il commissario Ingravallo e l’incantevole Menegazzi, tratteggiati tutti con pochi dettagli, ma sottili differenze.
Si ride, si riflette, ci si domanda quanto poco, in verità, sia cambiato oggi lo spirito dei testimoni e delle persone coinvolte nei pasticciacci: le bugie, le espressioni buffe, ma anche le paure e le meschinità umane restano sempre le stesse.
Parte della rassegna Rewind, Il Pasticciaccio apre, insieme a La Morsa, una stagione di grande spessore e di ricerca allo Spazio 18/b, curata da Massimo Roberto Beato e Jacopo Bezzi insieme alla supervisione artistica di Lorenzo Salveti: dal II capitolo di Max&Max, una esilarante commedia sul tema dell’identità (sessuale e non), al Mistero della camera gialla tratto da Gaston Leroux, dal D’Annunzio mondano al Deserto dei Tartari di Dino Buzzati.
Tanta letteratura per accompagnarci oltre il presente, verso un teatro che sappia parlare al pubblico di oggi senza dimenticare la storia culturale che ha alle spalle, divertendo con intelligenza, con impegno, con arguzia, con capacità. Non mancano le rassegne come I segreti della camera rosa, sul tema della coppia nella drammaturgia Otto-Novecentesca, e la seconda edizione di Sostantivo Gender, dedicata a La Karl du Pigné in collaborazione con il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, in cui si riflette sul “genere” dando voce ad autori e attori giovanissimi.
Degni di nota anche Chet! Di Laura Tornabene, uno spettacolo dedicato al mitico jazzista Chet Baker, La cena di Giovanni Greco, in cui lo Spazio 18B si trasforma per accogliere i commensali e raccontare loro le violenze della dittatura, e infine Pagine strappate di Aldo Cirri, che apre uno spiraglio sui temi della comunicazione fra i malati e le famiglie che li accompagnano.
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