Ha 35 anni ed è uno degli attori del momento, Sebastiano Gavasso, fino al 15 Maggio al Teatro Eliseo nei panni di uno dei drughi di Arancia Meccanica (un’imperdibile riproposizione del libro di Burgess che vanta le musiche di Morgan). E non solo, al cinema potete ammirarlo proprio in questi giorni nel film Zeta di Cosimo Alemà, il rap movie che farà impazzire gli amanti di Fedez, J-Ax e co.

Con lui, che ha fatto una gavetta decennale nel circuito off, sia teatrale che cinematografico, italiano, oltre ad esperienze molto significative in Australia e a New York, parliamo del panorama culturale italiano oggi oltre che dei suoi prossimi progetti.

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Lavorando in Australia e negli USA ho avuto modo di constatare come lì effettivamente viga la meritocrazia. Ma non perché loro sono migliori di noi. Semplicemente perché, senza romanticismi, se sei bravo, se sei in grado di far fronte ai loro “problemi” di carattere artistico,  tu sei qualcuno che può produrre guadagno, un anello dell’industria dello spettacolo. Non è che ti stanno facendo un favore, altrimenti non ci chiameremmo professionisti.

Sebastiano ha riscosso molti successi nel corso della sua carriera italiana, ma questi successi sono arrivati con molta fatica lavorando nello spettacolo indipendente (è vincitore del Roma Fringe Festival 2012 con Horse Head e protagonista del film di Michele Diomà L’ultimo sogno di Howard Costello, molto apprezzato dalla critica, nonostante le difficoltà di distribuzione).
Gli chiediamo se si sia fatto un’idea del perché a livello statale l’investimento in cultura è sempre minore, mentre sempre maggiore è la diffusione che il concetto di lavoratore culturale coincida con quello di volontario, e ci risponde con chiarezza: «Se lo Stato oggi investe meno, è perché per molti anni i soldi nell’ambito della cultura sono stati spesi male e anche gonfiati. E’ per questo che spesso si tende ad inserire all’interno dello spettacolo dei nomi che possano attirare pubblico e sponsor, pur sacrificando un po’ l’idea iniziale di un format o di uno spettacolo».

Ma attenzione, con questo non vogliamo dire che in Italia il talento non esista, Sebastiano è riuscito a farsi strada da solo anche senza partecipare a reality o talent show: «La gavetta serve per acquisire consapevolezza nel momento in cui arriva l’occasione giusta, consapevolezza che non stai rubando lavoro a nessuno, che quello che hai te lo sei guadagnato. E credo che questo sia un valore umano aggiunto non indifferente».

Sebastiano, tra le altre cose, sta lavorando insieme ad Alessandro Lui ad uno spettacolo-biografia su Marco Pantani (titolo provvisorio Fuori dal giro), in collaborazione con la famiglia del ciclista scomparso nel 2014. Lo spettacolo debutterà il prossimo 5 Giugno, e si sta lavorando affinché venga messo in scena per la prima volta allo Spazio Pantani di Cesenatico.

Vogliamo restituire a Marco la sua dignità di uomo e di sportivo. La dignità di uomo è in assoluto quella più importante, ma siccome la vita di Marco ruotava intorno allo sport le due cose finiscono per coincidere

L’attore, che ha promosso una petizione su change.org affinché il caso di Marco Pantani non venga archiviato, afferma con forza le sue perplessità e quelle della famiglia del grande campione: «Marco muore due volte, la prima il 5 giugno del ‘99 a Madonna di Campiglio dove, secondo le ultime intercettazioni, i controlli antidoping sono stati manomessi dalla camorra. La seconda il 14 febbraio dl 2004, quando viene trovato morto in un residence di Rimini. Ci sono ancora tante cose che non tornano, la versione ufficiale non ci convince. Ecco perché la petizione, non vogliamo che il caso venga chiuso come suicidio senza prima aver cercato bene la verità».
E noi siamo con lui, affinché la giustizia non venga mai archiviata

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