ONC, Melozzi e Sollima: A Clandestine Night a Palazzo Venezia

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Giovanni Sollima e l’Orchestra Notturna Clandestina diretta da Enrico Melozzi si sono esibiti in A Clandestine Night, un concerto a cavallo fra i generi, nei giardini di Palazzo Venezia, nell’ambito della rassegna “Il giardino ritrovato” domenica 3 settembre.

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L’Orchestra Notturna Clandestina vuole rompere gli schemi.

È una dichiarazione di intenti che questi eccellenti musicisti e il loro direttore – il talentuoso e dinamico Enrico Melozzi – esprimono con chiarezza dalla prima all’ultima nota. Innanzitutto c’è il cuore, l’anima, lo spirito vitale nella loro musica. Non sono dei semplici esecutori, non si limitano a entrare a tempo o a eseguire le dinamiche accordate. Sono il tempo. Incarnano le dinamiche, che passano in tal modo dalla carta dello spartito alle dita, alle bocche, alle braccia, ai piedi e infine a noi che li ascoltiamo pieni di ammirazione.

Hanno percorsi differenti, ma una preparazione eccellente e mettono tutto in comune per dare vita ad un organismo eclettico, multiforme, poliglotta coniugando l’impegno artistico e musicale con quello sociale e politico. Enrico Melozzi, l’animatore del gruppo e di altre realtà musicali come il fu Valle Occupato e i 100 cellos, è poi un antidivo, un “antidirettored’orchestra” (se volessimo coniare un nuovo termine) che presenta i brani, ironizza, duetta, suona e si mostra per quello che è, non per quello che dovrebbe essere.

Così la musica vola alta, anche grazie alla presenza di Giovanni Sollima, il cui violoncello non è un semplice strumento, ma quasi un organo vitale senza il quale                                              non si sopravvive.

Apre il programma Enrico Melozzi in veste di autore con la sua Marcia di Kalibani, tratta dal film “Il viaggio di Kalibani”: il suono generato è un mix di suggestioni cinematografiche e quasi fumettistiche, un brano di grande effetto. Il pezzo forte però è Haydn e il Concerto n. 1 in do maggiore per violoncello e orchestra che offre a Sollima un paio di opportunità per esprimere il suo talento, lontano dalla etichetta delle sale da concerto. Una prima cadenza, quasi percussiva, e una seconda che va ad interpolare un Sirtaki al classicismo viennese ci danno la misura della lucida follia musicale della serata.

Il pubblico è invitato a ballare e tenere il tempo con il battito delle mani: sulle prime la risposta è timida, poi la sala si anima. Nel secondo Sirtaki della serata nessuno è più sulla sedia. Non c’è ordine da riportare, tutti sono infervorati e le note corrono ovunque, da quelle splendidamente legate di “Igiul”,  uno struggente omaggio lirico a Luigi Boccherini, scritto da Sollima nel 2005 per il Festival di Kronberg, alla divertente trasposizione di un’aria del Barbiere rossiniano, fino all’intenso “Gelido in ogni vena” dal Farnace di Vivaldi. La serata si chiude con l’ultimo bis, un brano dei Nirvana, e il pubblico, affannato e plaudente, si accalca sotto il palco per accaparrarsi il prezioso cd live.

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