Dopo l’inizio stagione in cui ha vestito i panni del Che e una nuova esperienza all’estero, con la produzione svizzera di Saturday Night Fever in cui ha interpretato Tony Manero è ora, per Filippo Strocchi, di calcare il palco viennese con Tanz der Vampire.
Strocchi dal 30 settembre sarà il Conte Von Krolock nell’allestimento per festeggiare il ventennale dello spettacolo al Ronacher Theater. Lo abbiamo raggiunto durante le prove di Tanz appunto, per farci raccontare qualcosa dell’esperienza svizzera e farci anticipare qualcosa del nuovo spettacolo.
Tu non sei nuovo ad esperienze all’estero (ricordiamo l’esperienza in Germania con Wicked e quella di Cats in tour con la produzione inglese).
Che differenze, se ci sono, hai notato in questa produzione Svizzera?
Poche differenze, ho invece sempre e solo notato una grande professionalità e un grande rispetto per gli artisti. Ma se dovessi sbilanciarmi un po’ ho una leggera preferenza per questa produzione svizzera che ha mostrato un lato più umano e ci ha fatti sentire più all’interno di una famiglia
Dal ruolo di Dj Monty nella produzione italiana di qualche anno fa al ruolo di Tony Manero. Sensazioni?
Due ruoli completamente diversi. Con il Dj Monty del Teatro Nazionale mi sono divertito come in poche occasioni nella mia carriera. Con questo Tony invece ho avuto quelle responsabilità di cui sento continuo bisogno.
Come ha arricchito il tuo bagaglio emozionale da questa nuova avventura teatrale svizzera?
Ho lavorato con un bellissimo gruppo, sul palco e fuori, ma la soddisfazione più grande è sentire il continuo supporto di un cast per un ruolo come Tony (che in questa produzione ricordiamo non esce mai di scena) e lo scambio di energie durante lo spettacolo era pura magia.
Dal ruolo del Che in Evita a inizio della scorsa stagione a Tony, quanto c’è di Filippo nei due personaggi?
Sia nel Che, sia in Tony e in tutti gli altri ruoli della mia carriera c’è tutto di me ma con diversi colori. Non ho mai interpretato personaggi simili (ad eccezione di Danny Zuko e Tony Manero) eppure a fine spettacolo il commento che mi arriva ogni volta è sempre lo stesso: “Sembra scritto su di te“. Sono stato un liceale, un principe, un gatto, un pervertito, un drogato, un rivoluzionario… tra poco sarò pure un vampiro quindi, occhio!
Recentemente sei stato in Colombia con “MADE IN ITALY”, un viaggio nella storia della musica italiana dagli anni ’60 ad oggi. Ci puoi raccontare qualcosa di questa esperienza?
In Colombia ho riscontrato una grande ospitalità e devo dire che mi sono sentito spesso a casa. Il paese è bellissimo, le persone di grande umanità. Più che il concerto la vera sfida è stata fare il discorso di apertura in spagnolo all’ambasciata Italiana in occasione della festa della Repubblica davanti alle maggiori autorità di stato!
Sappiamo che finita questa avventura ne inizierà a breve un’altra a Vienna, con Tanz der Vampire, nell’allestimento che festeggia i 20 anni in scena dello spettacolo… Aspettative?
Questo spettacolo è bellissimo. Ci saranno i sovratitoli che permetteranno agli spettatori che non parlano tedesco di cogliere la poesia che c’è dietro a queste magnifiche liriche, un vero capolavoro.
I biglietti non sono economici, ma ci sono dei cambi scena che mi hanno lasciato a bocca aperta, per non parlare dei costumi, l’orchestra dal vivo di 30 elementi, ecc… insomma, soldi spesi bene.
Vi aspetto!