Cosa non si è ancora raccontato dell’Olocausto? Cosa ancora non sappiamo? Quali le verità ancora non dette e quali le vere conseguenze di un evento che, ancora oggi, è oggetto di film, libri e documentari?
L’intento del regista e autore Harris Freedman non è dare delle risposte, ma provocare delle riflessioni con il suo “Ella’s secret”.
A quasi un anno dal debutto italiano, torna in scena al teatro Millelire di Roma riscuotendo nel pubblico le stesse reazioni che ha suscitato nelle numerose repliche statunitensi, britanniche e italiane (Festival dei Due Mondi di Spoleto 2012): la voglia di raccontare la propria esperienza.
Un Ufficiale nazista delle SS unisce il destino di due donne.
In una piovosa domenica londinese degli anni ‘80, Ella (Lydia Biondi) riceve la visita inaspettata, e probabilmente meditata da anni, di Helga (Michetta Farinelli) che cerca una vendetta per tutte le sofferenze inflittele dall’Ufficiale Eric durante i loro quarant’anni di matrimonio.
Grazie ad Eric, Ella, tedesca di origine ebrea, giovanissima riesce a fuggire dalle persecuzioni che avvengono a Colonia trovando terreno fertile per una vita apparentemente serena a Londra.
Nasconde, infatti, alla famiglia la vera paternità del primogenito che scopriamo essere di Eric, all’epoca, e per tutta la vita, innamorato di lei.
Tra le due, un dialogo serrato e denso di tensione che vede Ella irrimediabilmente interrogata sulle ragioni di un’ingiustificabile strage ed Helga giustificante, ingabbiata come tanti tedeschi ancora oggi nel fingere di non sapere cosa stesse accadendo all’epoca che non ha altra risposta se non: “Erano gli ordini!”.
La sensibilità del pubblico viene messa a dura prova dal testo che porta ora a schierarsi dalla parte di una, ora dell’altra. Nonostante ciò, la superlativa interpretazione e presenza scenica della Biondi dà del filo da torcere alla Farinelli, aiutata dal phisique du rôle e dal carattere rigido e austero tipico di un personaggio tedesco.
Poco chiari ma suggestivi i numerosi cambiamenti degli oggetti scenici, ad opera di due serve di scena, che lasciano il tempo di capire e metabolizzare il testo pungente, acuto ed emotivamente provocante con il quale Freedman ha saputo portare alla luce nuovi punti di vista e riflessioni sulla questione Olocausto.
In scena fino al10 febbraio 2013
Teatro Millelire, via Ruggero de Lauria,22 – Roma
UN PO’ DI PIU’
L’AUTORE E REGISTA
Harris Freedman è autore e regista teatrale e cinematografico. Nato a New York, la sua vita privata e professionale si è svolta sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna, ed i suoi testi sono stati rappresentati in ambedue i paesi.
Da qualche anno vive e lavora in Italia, dove oggi viene presentato in prima nazionale Ella’s Secret, già sul palcoscenico di Seattle, Washington (USA), presso l’Ethnic Cultural Centre Theatre.
Autore conosciuto in tutto il panorama anglosassone, le sue opere hanno circolato in importanti teatri statunitensi e britannici.
Nel 1999 il suo testo Something in Common è stato invitato al Festival di Edinburgo e in seguito ripresentato a Londra al Warehouse Theatre; Selling Off ha debuttato a NYC, Off-Broadway al John Houseman Theatre; a Londra sono stati presentati anche Moscow Shadows (New End Theatre), A Minute of Silence (Gatehouse Theatre) e il suo Tchaikovsky al Tristan Bates Theatre del Covent Garden.
Uno dei suoi più recenti lavori, The Thieves Road, ha vinto il prestigioso Moondance International Film Festival 2011 e una sua sceneggiatura, Broken Thread, è diventata un film prodotto nel 2007 da Deepak Nayar (produttore di Bend it like Beckham, Buenavista Social Club, Bride and Prejudice, Mistress of Spices (le riprese hanno avuto luogo in India e in Inghliterra).
Nel 2011 è stato pubblicato il suo primo romanzo, Irina’s Eye. Diversi altri lavori di Freedman sono stati premiati in importanti competizioni e concorsi teatrali.
Freedman è inoltre membro del Dramatists Guild (NYC), English PEN (UK), Society of Authors (UK) e membro associato dell’International Playwrights Forum (IPF).
Tra i suoi testi si ricordano inoltre: Peanut Butter & Jelly, There Aren’t Any, The Sacred Thread, Whisper of Wings, A Death in Brooklyn, Tchaikovsky, Lunch With Sandy, The Family Jewels, Southern Justice, My Name Isn’t Judit, The Post Office, Irina’s Eye.
IN MERITO A… (tratto da: L’Olocausto di Martin Gilbert, Giustizia non vendetta di Simon Weisenthal)
Gli eventi narrati in Ella’s Secret sono inquadrati nella storia della comunità ebraica di Colonia, comune a quella di molte altre città tedesche. La zona dell’attuale area urbana già nel 50 a.C. era conosciuta dai Romani, che cento anni dopo ci stabilirono un avamposto romano fondando la città Colonia Claudia Ara Agrippinensis.
Dal 321 d.C. con l’Editto di Costantino, per una serie di motivazioni concomitanti ebbero inizio le persecuzioni nei confronti della comunità ebraica. La prima Sinagoga fu distrutta per ben tre volte fino all’epoca dell’espulsione del 1424 e anche la prima Crociata portò morte e distruzione. Le mura del ghetto furono erette nel 1106 e nei centoventi anni successivi gli ebrei furono protetti da apposite leggi solo a fronte di gravose tasse imperiali. Nei secoli successivi furono sempre più discriminati ed emarginati, fino all’espulsione Solo nel ‘700, con l’annessione della Renania alla Francia, gli ebrei possono rientrare previa richiesta di permessi di residenza.
Quando, nel 1815, la regione viene incorporata alla Prussia, circa mille ebrei vivono a Colonia, ma otterranno l’uguaglianza dei diritti civili solo quarant’anni dopo.
All’avvento del Nazismo, i 20.000 ebrei residenti a Colonia rappresentano il 2,5% della popolazione: il vento nero che nella primavera del 1933 si abbatte sulla Germania non risparmia questa grande comunità, ebrei e oppositori politici sono torturati e uccisi, i libri ebraici vengono bruciati sulla Piazza della Università.
Gli ebrei polacchi ivi residenti vengono deportati nel 1938 e la terribile “Notte dei cristalli”, nel novembre dello stesso anno, distrugge libri, sinagoghe e negozi e all’inizio della seconda guerra mondiale; il 1°settembre 1939, più del 40% della popolazione ebrea della città è emigrato. Chi rimane viene costretto a sottostare a coprifuoco, razionamento di cibo e discriminazioni varie.
Due anni dopo gli ultimi residenti nel ghetto vengono deportati a Est, inclusi gli ariani sposati con un ebreo.
Destinazione: Theresienstadt, Lodz, Rega, Lublin (Majdenak), Minsk, Auschwitz.
Al termine della guerra, nel ’46, solo 600 ebrei faranno ritorno in città.